Abbiamo parlato con la Dr.ssa Anna Tortora, di Swiss Stem Cell Bank, del trapianto di cellule staminali emopoietiche, quelle cioè in grado di rigenerare tutti gli elementi del sangue (globuli rossi, globuli bianchi, piastrine), che viene oggi utilizzato in medicina nel trattamento di oltre 80 patologie, tra cui numerose malattie ematologiche anche molto gravi, come alcune forme di leucemia, e nel recupero dopo terapie contro alcuni tipi di tumori. Una volta si utilizzava il midollo osseo come fonte di queste cellule staminali, ora invece, anche per una procedura molto meno invasiva, la preferenza va al sangue contenuto nel cordone ombelicale.
Conservare il sangue del cordone ombelicale è quindi raccomandabile non soltanto in funzione delle terapie già disponibili, ma anche per una ragionevole e ponderata fiducia nella ricerca, che conta a oggi oltre mille studi che sperimentano l’utilizzo del sangue cordonale in terapie sull’uomo.
Conservarlo o donarlo?
Conservare il cordone è un’indicazione unanime della comunità scientifica, la scelta cui bisogna far fronte riguarda la possibilità di donare il sangue cordonale del proprio bambino, donazione che avviene in forma anonima alla rete delle banche pubbliche, oppure conservarlo in una banca privata in previsione di un possibile futuro utilizzo. Le due strade sono purtroppo alternative, poiché la quantità di sangue che è possibile raccogliere dal cordone e dalla placenta non consente di percorrerle entrambe.
Nel primo caso, la donazione alla banca pubblica è gratuita, perché i costi sono sostenuti dal Sistema Sanitario Nazionale. I dati del campione, qualora ritenuto idoneo, parliamo solo del 10% circa delle donazioni, vengono inseriti in un registro internazionale al quale accedono le strutture ospedaliere alla ricerca di un campione compatibile per un trapianto. Le banche pubbliche di donazione sono distribuite su tutto il territorio nazionale e conservano unità di sangue cordonale prelevate negli ospedali. L’elenco aggiornato dei centri di raccolta è consultabile sul sito del Centro Nazionale Sangue.
Se invece si decide di conservare il cordone in una banca privata, i costi sono a carico della famiglia e variano da banca a banca. La Legge italiana proibisce l’attività di banche private del cordone sul territorio nazionale, in caso di scelta a favore della conservazione privata bisogna rivolgersi a una struttura estera ed esportare il sangue del cordone nel rispetto delle procedure stabilite dal Ministero della Salute. Lo Sportello Nascite dell’Ospedale San Giuseppe può fornire informazioni dettagliate sulla procedura amministrativa per ottenere il nullaosta all’esportazione.
Quale banca del cordone ombelicale?
La scelta della banca non è una scelta facile. Le offerte sono molte, ma non tutte le banche garantiscono la qualità dei processi indispensabile affinché il campione conservato sia accettato da un centro trapianti in caso di un’eventuale terapia. È importante scegliere una struttura che sia effettivamente una banca, e non una società di intermediazione, meglio se impegnata nella ricerca e che trasmetta informazioni trasparenti sulle varie fasi della conservazione del sangue cordonale, sulle terapie disponibili e sulle cure sperimentali.
È fondamentale accertarsi che la banca disponga di accrediti e certificazioni e nel caso, quali siano queste certificazioni, chi le abbia rilasciate e se sia sottoposta a controlli pubblici.
Per quanto riguarda la qualità generale del processo, il riferimento mondiale delle banche del cordone ombelicale è FACT-NetCord, un’associazione no profit americana che dal 1997 porta avanti programmi di accredito e di certificazione rivolti alle banche del cordone ombelicale.
Fonte https://www.multimedica.it/news/sangue-cordonale/
Conservare il sangue del cordone ombelicale è quindi raccomandabile non soltanto in funzione delle terapie già disponibili, ma anche per una ragionevole e ponderata fiducia nella ricerca, che conta a oggi oltre mille studi che sperimentano l’utilizzo del sangue cordonale in terapie sull’uomo.
Conservarlo o donarlo?
Conservare il cordone è un’indicazione unanime della comunità scientifica, la scelta cui bisogna far fronte riguarda la possibilità di donare il sangue cordonale del proprio bambino, donazione che avviene in forma anonima alla rete delle banche pubbliche, oppure conservarlo in una banca privata in previsione di un possibile futuro utilizzo. Le due strade sono purtroppo alternative, poiché la quantità di sangue che è possibile raccogliere dal cordone e dalla placenta non consente di percorrerle entrambe.
Nel primo caso, la donazione alla banca pubblica è gratuita, perché i costi sono sostenuti dal Sistema Sanitario Nazionale. I dati del campione, qualora ritenuto idoneo, parliamo solo del 10% circa delle donazioni, vengono inseriti in un registro internazionale al quale accedono le strutture ospedaliere alla ricerca di un campione compatibile per un trapianto. Le banche pubbliche di donazione sono distribuite su tutto il territorio nazionale e conservano unità di sangue cordonale prelevate negli ospedali. L’elenco aggiornato dei centri di raccolta è consultabile sul sito del Centro Nazionale Sangue.
Se invece si decide di conservare il cordone in una banca privata, i costi sono a carico della famiglia e variano da banca a banca. La Legge italiana proibisce l’attività di banche private del cordone sul territorio nazionale, in caso di scelta a favore della conservazione privata bisogna rivolgersi a una struttura estera ed esportare il sangue del cordone nel rispetto delle procedure stabilite dal Ministero della Salute. Lo Sportello Nascite dell’Ospedale San Giuseppe può fornire informazioni dettagliate sulla procedura amministrativa per ottenere il nullaosta all’esportazione.
Quale banca del cordone ombelicale?
La scelta della banca non è una scelta facile. Le offerte sono molte, ma non tutte le banche garantiscono la qualità dei processi indispensabile affinché il campione conservato sia accettato da un centro trapianti in caso di un’eventuale terapia. È importante scegliere una struttura che sia effettivamente una banca, e non una società di intermediazione, meglio se impegnata nella ricerca e che trasmetta informazioni trasparenti sulle varie fasi della conservazione del sangue cordonale, sulle terapie disponibili e sulle cure sperimentali.
È fondamentale accertarsi che la banca disponga di accrediti e certificazioni e nel caso, quali siano queste certificazioni, chi le abbia rilasciate e se sia sottoposta a controlli pubblici.
Per quanto riguarda la qualità generale del processo, il riferimento mondiale delle banche del cordone ombelicale è FACT-NetCord, un’associazione no profit americana che dal 1997 porta avanti programmi di accredito e di certificazione rivolti alle banche del cordone ombelicale.
Fonte https://www.multimedica.it/news/sangue-cordonale/
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