Secondo le comunità scientifiche (rappresentate dai presidenti di SIGO, AOGOI, AGUI, SIFES e MR, CECOS, ESHRE, SIOS, SIAMS, SIERR, SIFR, SISMER, insieme a Mauro Costa, Francesco Fusi, Paolo Emanuele Levi Setti, Guido Ragni e Filippo Maria Ubaldi, componenti del Tavolo tecnico istituito dal ministero della Salute) non serve un decreto legge.
A renderlo noto sono sempre le Società scientifiche, secondo le quali “non esiste vuoto normativo a seguito della sentenza della Corte costituzionale 162/2014 (che ha bocciato il divieto di fecondazione eterologa previsto in Italia dalla legge 40/2004) e, quindi, un improprio appesantimento dell’iter applicativo della sentenza sortirebbe il solo aspetto pratico di impedire ai cittadini italiani di poter usufruire nel nostro paese dell’accesso alle pratiche di donazione di gameti. Questo –proseguono gli esperti – ci pare ancora più ingiusto ed inspiegabile perché, in tal modo, si determinerebbe una condizione che renderebbe più difficile il contrasto alla crescente denatalità in Italia che invece costituisce un obiettivo dichiarato dallo stesso ministro Lorenzin; si perpetuerebbe, con un enorme danno economico e sociale, il cosiddetto ‘turismo procreativo’ che porta fuori dal nostro paese almeno 15 milioni di euro ogni anno per spese sanitarie ed almeno altri 2 milioni e mezzo per spese di trasporti e soggiorni all’estero. In tal modo, inoltre, il nostro sistema sanitario si troverebbe esposto alla necessità di dover rimborsare ai cittadini le prestazioni delle quali hanno beneficiato all’estero, sulla base delle recenti norme della medicina trans-frontaliera con ulteriore danno economico”.
Basterebbe, sempre a detta degli esperti, definire le linee guida.
Di diverso parere il Ministro Lorenzin che ha voluto presentare un Decreto Legge che l’8 agosto 2014 non è passato al vaglio dei Consiglio dei Ministri. Tutto è stato rimandato in Parlamento a settembre.
Il decreto conteneva alcuni punti a mio parere discutibili. Non sarebbe stato possibile ad esempio scegliere la razza (caucasica, asiatica, africana) e di conseguenza, una coppia di colore avrebbe potuto avere un bambino banco e viceversa. La scelta del colore della pelle all’estero è possibile ma il ministro Lorenzin non lo ritiene eticamente accettabile.
All’estero non è possibile invece che il figlio una volta adulto possa conoscere l’identità del donatore. Il Ministro Lorenzin invece ha chiesto che questo fosse uno dei punti del decreto. Una persona nata da una fecondazione eterologa, una volta compiuti i 25 anni di età potrebbe quindi chiedere i dati del proprio padre o della propria madre biologica.
Non tutti i donatori sceglierebbero di diventare tali sapendo che dopo 25 anni potrebbero essere cercati da tutti i figli nati…
Oltre a questi due punti che sicuramente solleveranno discussioni in Parlamento, il decreto contiene alcune linee guida importanti:
- limite di età dei donatori: massimo di 35 anni per le donne e 40 per i maschi
- limite di 10 figli per donatore anche per ridurre al minimo la probabilità che si formino coppie inconsapevoli di fratelli. Si estende il limite a 10 famiglie nel caso in cui la coppia scegliesse lo stesso donatore per un fratellino
- nessun compenso per i donatori (che avranno diritto a permessi lavorativi e non dovranno sostenere spese per la donazione)
- La fecondazione eterologa nei centri accreditati a carico del servizio sanitario nazionale
Ovviamente tutti questi punti saranno discussi in Parlamento il mese prossimo e pertanto al momento sarebbe vietato procedere con la fecondazione eterologa. Alcune Regioni però si stanno muovendo con delle Delibere autonome ( vedi la Toscana) e gli ospedali stanno già facendo le prime prenotazioni. Anche la Sicilia sembra decisa di Partire dal 1° Settembre.
Fonte http://www.periodofertile.it/fertilita/tecniche-di-fecondazione-assisitita/eterologa-che-confusione
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