Tornare a casa con il bebè è senza dubbio un’emozione intensissima, destinata a diventare un ricordo che non scolora mai. Questo non toglie però che la neomamma possa sentirsi affaticata, intimorita dall’impegno che la attende e magari meno felice di quanto prima aveva immaginato.
Si tratta di uno stato d’animo comune praticamente a tutte, oggi chiamato con la locuzione inglese “baby blues” e un tempo detto “lacrime del puerperio”, per via della facilità al pianto tipica dei primi 40 giorni dopo la nascita del bambino, di cui sono in parte responsabili le modificazioni ormonali del post parto.
Delegare il più possibile ad altri quello che non è necessario fare in prima persona (per esempio, pulizie della casa, lavatrici, spesa e così via); dormire ogni volta che è possibile, anche di giorno, approfittando delle ore di sonno del bambino; prendersi cura della propria persona per recuperare in fretta una buona forma fisica e sentirsi di nuovo attraenti è quanto di meglio si possa fare per superare ogni malinconia e cominciare finalmente a godere appieno di quanto di straordinario è accaduto.
Allattare: tutto quello che devi sapere
Il latte materno è l’alimento migliore per il bambino sia perché i principi attivi che lo costituiscono sono per loro intrinseca natura i più adatti alle esigenze nutrizionali del bebè, sia perché è igienicamente perfetto, nonché sempre disponibile oltretutto alla giusta temperatura. Ma non solo: non ci sono limiti per quanto riguarda la quantità da somministrare, per cui gli allattati al seno possono inghiottire dosi di latte che i piccoli nutriti artificialmente non possono certo ottenere.
Questa opportunità in genere rende il bambino più tranquillo, meno irritabile e con una maggiore tendenza a dormire senza troppe interruzioni durante la notte, anche se le eccezioni esistono. Allattare è dunque un bel dono da fare a un figlio e un gesto assolutamente naturale. Posto questo ci sono informazioni che possono rivelarsi più che utili per affrontare l’allattamento con serenità, evitando qualsiasi fastidioso inconveniente.
- Insegnargli ad attaccarsi bene: il grande segreto di un buon avvio dell’allattamento consiste nel fare in modo che il bambino fin da subito si attacchi alla mammella correttamente, cioè afferrando non solo il capezzolo, ma l’intera areola. Solo così la suzione diventa efficace, ovvero da un lato assicura al bebè un afflusso di latte costante e abbondante, dall’altro stimola una produzione continua e cospicua di nuovo latte. In più, in questo modo si evita il rischio di andare incontro alle ragadi del capezzolo, non significative dal punto di vista strettamente medico ma di fatto temibili per il dolore intenso che provocano.
- Nei primi tempi assecondare la richiesta: nelle prime sei settimane di vita il bambino dovrebbe essere attaccato al seno almeno otto volte nell’arco delle 24 ore, cioè almeno una volta ogni tre ore. La Comunità pediatrica internazionale ritiene che sia opportuno optare per l’allattamento a richiesta, che consiste nell’assecondare il bambino anche nel caso in cui reclami il latte più spesso del previsto, ovvero anche 12 volte al giorno. Si è osservato che i bambini allattati a richiesta tendono prima degli altri sia a rinunciare alla poppata notturna sia ad assestarsi, con il passare dei giorni, intono alle sei poppate nelle 24 ore.
- Adottare posizioni confortevoli: durante la poppata al seno si rinforza anche il legame affettivo tra mamma e bambino, per via dello stretto contatto fisico. E’ dunque importante non sciupare questi momenti assumendo posture che possono provocare la comparsa di doloretti o, comunque, che non assicurano la possibilità di godere appieno della vicinanza del bambino.
Riuscire a rilassarsi mentre il piccolo succhia favorisce anche il flusso del latte. Per quanto riguarda la durata, il bambino inghiotte quantità di latte adeguate in genere nell’arco di massimo 20 minuti che possono essere distribuiti tra le due mammelle. Ma può essere addirittura meglio attaccare il bambino a una sola mammella per pasto, perché si è osservato che in questo modo il latte che proviene dai dotti galattofori profondi è più saziante in quanto più ricco in grassi.
Se il bambino si addormenta prima che siano trascorsi 20 minuti è opportuno cercare di svegliarlo, dopo averlo fatto riposare per 10-15 minuti, per fargli completare la poppata. Se però si rifiuta di collaborare in questo senso non conviene insistere, anche se poi ci si deve aspettare che reclami la poppata successiva prima delle canoniche tre ore.
Se non si può allattare ... le regole del latte artificiale
Se per qualsiasi motivo è necessario rinunciare all’allattamento al seno conviene consultare il pediatra per quanto riguarda la scelta del latte artificiale, che assicura comunque una crescita soddisfacente.
A volte, il pediatra a fronte di un alto rischio di allergia, dovuto per esempio a una forte familiarità (entrambi i genitori allergici) potrebbe prescrivere un tipo di latte speciale, poco allergenico. In generale, gli accorgimenti da seguire riguardano soprattutto la preparazione, che deve essere scrupolosa soprattutto sul piano dell’igiene. Ecco le regole a cui è opportuno attenersi senza deroghe:
- se si sceglie il latte in polvere (più economico) per la preparazione del biberon si deve usare acqua oligominerale in bottiglia;
- l’acqua per la preparazione va portata almeno a 70 gradi dopodiché vi si aggiunge il latte in polvere;
- il biberon può poi essere intiepidito mediante il contatto con acqua corrente fredda;
- biberon e tettarelle vanno sterilizzati prima dell’uso successivo. Il metodo più economico è la bollitura in acqua per 20 minuti circa;
- il latte artificiale non può essere somministrato in quantità libera, ma secondo le dosi indicate dal pediatra. Se al bambino non dovesse bastare la quantità prevista dalla tabella si può parlare con il pediatra dell’opportunità di aumentarla.
La cura del cordone ombelicale
Il bambino viene dimesso dall’ospedale con un residuo di cordone (o funicolo) che sporge di qualche centimetro dall’ombelico. Questo moncone è destinato a staccarsi spontaneamente nell’arco di circa 8-15 giorni: nel frattempo richiede qualche attenzione. Due-tre volte al giorno, durante il cambio del pannolino, va pulito con una garzina sterile inumidita con alcol da medicazione. Dopo questa prima operazione, il moncone va fasciato (senza stringere troppo) con un’altra garzina sterile asciutta.
Con un’apposita retina ombelicale da porre attorno all’addome a mo’ di cintura si deve poi fermare il tutto. Il bambino può fare il bagnetto anche nel periodo in cui il moncone è ancora attaccato all’ombelico, contrariamente a quello che si pensava un tempo. Dopo il bagnetto la parte, prima di essere medicata con l’alcol, va asciugata con estrema cura ma mano leggera, aiutandosi con una pezzuola di spugna morbida.
Facciamo il bagnetto
Il bagnetto può essere fatto tutti i giorni se il bambino si rilassa. Ma è sufficiente anche due-tre volte alla settimana. Le regole da tenere in mente: acqua tiepida (ideale tra i 32° e i 35° C), agire abbastanza rapidamente per non farlo raffreddare, immergerlo in poca acqua, tenendolo semisdraiato lungo il braccio sinistro e fermo con la mano sinistra, mentre per lavarlo si usa la mano destra. Per sciacquare la testina dopo averla insaponata conviene utilizzare una brocca precedentemente riempita d'acqua.
DA SAPERE: IL PIANTO
Il pianto è sempre una richiesta d’aiuto che va accolta senza tentennamenti. L’idea che accorrere quando il bambino piange equivalga a farlo crescere “viziato” è retaggio di un’epoca ormai lontanissima segnata da una dannosa indifferenza nei confronti del benessere emotivo dei neonati.
Nei primi mesi di vita il bebè piange per quattro principali ragioni: ha fame; ha un ruttino che lo infastidisce; ha il pannolino sporco; ha le cosiddette coliche dei tre mesi, oggi chiamate “crisi di pianto inconsolabile”.
Può però anche accadere che pianga perché si sente solo (anche senza averne consapevolezza) e avverte il bisogno di essere preso in braccio. In breve, i neogenitori imparano a comprendere dal tipo di pianto di che cosa il piccolo ha bisogno. Fino a quando non si acquisisce l’esperienza necessaria per capire al volo le necessità del bambino si deve procedere per esclusione.
Vale la pena di sottolineare che se il bambino comincia a piangere prima che siano passate almeno due ore dall’ultima poppata, prima di offrirgli il seno è consigliabile provare a consolarlo toccandolo, carezzandolo e cullandolo, oppure cambiandogli il pannolino. Così, secondo gli studi più recenti, si evita di indurre il bambino a considerare il latte (cioè il cibo) lo strumento di consolazione per eccellenza: un simile messaggio, se così venisse recepito, potrebbe in futuro favorire lo sviluppo di un disturbo del comportamento alimentare
PUO’ ACCADERE
Sul pannolino c’è una goccia di sangue
La presenza di una lieve traccia di sangue sul pannolino è un’eventualità che riguarda le bambine. Se si può escludere che dipenda da un’abrasione della pelle in quanto il sederino non ha problemi di arrossamento, si può pensare alla cosiddetta “pseudo mestruazione”, dovuta all’azione degli ormoni materni ancora circolanti nell’organismo della neonata.
Cosa fare: Non è necessario prendere alcun provvedimento, perché si tratta di un fenomeno fisiologico. Solo nel caso in cui l’episodio dovesse ripetersi più volte è consigliabile consultare il pediatra.
Comparsa di brufoletti sul viso
Detta “acne neonatale”, la comparsa di puntini bianchi di grasso sul viso e sulla fronte è un’eventualità comune nelle prime settimane di vita sia nei maschi sia nelle bambine. Questa manifestazione, che non ha significato dal punto di vista medico, è causata da una particolare sensibilità della pelle all’azione degli ormoni materni che ancora circolano nel sangue del bebè.
Cosa fare: la situazione si risolve in modo spontaneo con il passare dei giorni. Non è consigliabile spremere i brufoletti né cercare di asportarli strofinando la pelle. Anche nei giorni dell’acne il viso del bambino va lavato con lo stesso detergente che si usa per il bagno.
COSA SI’
L’alimentazione durante l'allattamento
In linea di massima, la donna che allatta può mangiare tutto quello che vuole. Aglio, cipolle, cavoli e peperoni possono però rendere il sapore del latte poco gradevole per il bambino, quindi se si osserva che dopo averli consumati il piccolo succhia meno volentieri è meglio escluderli dalla propria dieta.
Più in generale, è ovvio che è più che consigliabile seguire una dieta sana (povera di grassi animali, fritture, salse, intingoli e ricca di frutta e verdura) perché nutrirsi correttamente favorisce il benessere psicofisico e una più rapida ripresa delle energie investite durante la gravidanza e il parto.
E’ inoltre opportuno bere molto, soprattutto prima e dopo la poppata, per ripristinare in fretta la quantità di liquidi spesa per l’allattamento. Sono invece vietati alcol e sigarette perché le sostanze tossiche in esse contenute attraverso il latte raggiungerebbero il bambino.
COSA NO
Evitare la doppia pesata
Se si allatta al seno non conviene assolutamente attuare il metodo della doppia pesata, che consiste nel mettere il bambino sulla bilancia prima e dopo il pasto per vedere quanto ha mangiato. Per appurare se mangia abbastanza si deve invece valutare la crescita settimanale che deve essere di almeno 125-150 grammi alla settimana.
Può comunque accadere che ci sia una settimana in cui il bambino cresce meno rispetto all’auspicabile: di solito comunque la settimana successiva si assiste a un recupero, tant’è che i pediatri tendono a valutare l’andamento mensile della crescita, che se tutto va bene deve corrispondere a un aumento di almeno 600-700 grammi al mese, nei primi 3 mesi.
Fonte http://www.nostrofiglio.it/neonato/agenda-del-neonato/neonato-primo-mese
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