lunedì 31 ottobre 2016

Infertilità maschile, ci pensa la microchirurgia


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       Si stima che in almeno due coppie su tre con problemi di infertilità, l’uomo possa essere responsabile o corresponsabile dei fallimenti. Ma i casi più complicati sono le azoospermie, cioè quelli con documentata e costante assenza di spermatozoi nel liquido seminale. «Esse interessano circa il 10% dei maschi infertili, e sono dovute a cause ostruttive o, alquanto più spesso, non ostruttive», precisa Giovanni Maria Colpi, uro-andrologo del Centro di Medicina della Riproduzione ProCrea di Lugano. «Se nelle prime si possono talvolta ricanalizzare i dotti ostruiti recuperando una fertilità spontanea, nelle seconde il problema è molto più complesso per via del grave danno testicolare: in questi casi una eventuale paternità dipende unicamente dalla possibilità di recuperare alcuni spermatozoi dal tessuto testicolare da usare poi per fecondazione in vitro».
       Le tecniche per recuperare questi spermatozoi nel corso degli ultimi anni si sono evolute: si è passati dall’agoaspirato testicolare, che consentiva un recupero positivo solo in circa il 20% dei casi, alla TESE (una sorta di biopsia del testicolo) che recupera in media nel 48% dei casi, alla MicroTESE, accreditata nella letteratura scientifica per un recupero positivo medio nel 64% dei casi. La MicroTESE è una tecnica microchirurgica che, grazie all’uso di un microscopio operatore con cui l’uro-andrologo opera a 15-36 ingrandimenti, va a ricercare dentro il testicolo eventuali brevissimi segmenti più dilatati dei tubuli seminiferi che possono ospitare, anche in testicoli di alquanto ridotte dimensioni, focolai di spermatogenesi residua, ove possono cioè annidarsi gruppetti di spermatozoi.       L’esperienza accumulata in una delle massime casistiche internazionali ha portato ad un innalzamento delle percentuali di estrazione positiva, offrendo possibilità di paternità anche a soggetti azoospermici che erano stati altrove consigliati di rivolgersi direttamente alla adozione o alla inseminazione della partner con sperma di donatore. «I risultati che abbiamo ottenuto nell’ultimo anno vanno oltre quanto mediamente riportato dalla letteratura scientifica. La mia decennale consuetudine ad operare numerosissimi casi con prognosi alquanto sfavorevole pervenutimi da altri Centri mi ha portato a ripetuti e rilevanti affinamenti tecnologici che ci hanno permesso un recupero positivo nel 70% degli operati», afferma Colpi, oggi considerato a livello internazionale uno dei “padri” della MicroTESE. E, con l’uso in fecondazione in vitro degli spermatozoi così estratti, in Procrea si è arrivati ad una gravidanza evolutiva nel 53% dei casi. «Gli spermatozoi recuperati chirurgicamente possono essere congelati e utilizzati in successivi cicli di fecondazione in vitro senza che siano sostanzialmente alterate le possibilità di successo» afferma Marco Dini, biologo e responsabile del laboratorio di andrologia di ProCrea. E, comunque, l’organizzazione interna di ProCrea consente una opzione oggi tecnicamente possibile solo in pochissimi centri, e cioè di procedere spesso a MicroTESE “a fresco”, cioè contemporanea al prelievo degli oociti nella partner: in tal modo possono avere speranza di paternità anche quei pazienti azoospermici in cui il numero degli spermatozoi recuperati risulta così modesto che la loro crioconservazione, per la parziale perdita della vitalità cellulare insita nella metodica, non consentirebbe poi di procedere compiutamente alla fecondazione in vitro.       Continua Colpi: «Contrariamente ai diffusi preconcetti maschili, l’intervento risulta del tutto indolore, viene effettuato in day hospital, e richiede un secondo giorno di riposo al domicilio con ripresa immediatamente successiva dell’attività lavorativa. Gli esiti chirurgici sono assolutamente ottimali, virtualmente privi di complicanze, con una cicatrice pressoché invisibile; a distanza di qualche mese, anche con un’ecografia è spesso impossibile identificare la zona operata».
       Ulteriori e recenti indicazioni a recuperare spermatozoi dai testicoli riguardano anche alcuni casi di criptozoospermia, cioè con presenza di rarissimi spermatozoi nel liquido seminale. Secondo Colpi, troppo spesso si insiste dopo un insuccesso a voler usare gli spermatozoi talvolta reperibili solo dopo centrifugazione del liquido seminale per la fecondazione in vitro. «L’esperienza già accumulata in pochi centri internazionali di avanguardia è stata di recente corroborata da uno studio israeliano: è dimostrato come usando per fecondazione in vitro gli spermatozoi recuperati dai testicoli si ottengono gravidanze a termine tre volte più frequenti che utilizzando quei pochi sparuti spermatozoi reperiti nel liquido seminale».

Fonte http://www.italiasalute.it/copertina.asp?Articolo_id=7313

HCG: gonadotropine corioniche o ormoni della gravidanza

HCG: a cosa servono

        Ma a cosa serve di preciso questo ormone? L’HCG stimola il corpo luteo e aiuta l’organismo a produrre una quantià adeguata di progesterone durante la gravidanza ed è anche il principale responsabile di tutte le modificazioni corporee atte a un buon annidamento dell’embrione e della conseguente crescita del bebè.
        Verificare i livelli di HCG presenti nel tuo organismo nel momento in cui stai affrontando una gravidanza potrà risultarti molto utile se vorrai controllare il livello di crescita del tuo bambino mese dopo mese o per sapere, prima ancora di una ecografia, se dovrai affrontare una gravidanza gemellare.
I valori delle hcg sono:
 beta hcg 1-15 settimane

betahcg_15-28w
beta hcg 1-15 settimanebetahcg_15-28w

Progesterone

ormone gravidanzaProgesterone: cos’è

        Le ovaie secernono piccole quantità diprogesterone nella prima fase del ciclo mestruale, mentre il corpo luteo, un tessuto che si forma dopo l’ovulazione, produce grandi quantità di quest’ormone durante la seconda fase del ciclo. È questo il momento in cui il progesterone svolge la sua funzione primaria, preparando l’organismo alla gravidanza e contribuendo alla creazione delle condizioni migliori per la fecondazione.

Progesterone alto o basso

        Durante la gravidanza, il progesterone viene prodotto anche dalla placenta, oltre che dal corpo luteo, ed ha un ruolo essenziale nel bloccare la risposta immunitaria materna che riconosce l’embrione come corpo estraneo. Il progesterone prodotto in gravidanza, inoltre, contribuisce allo sviluppo della mammella.È molto importante controllare i livelli di progesterone nel corpo poichè il progesterone alto o il progesterone basso comportano squilibri importanti e compromettere quindi la gravidanza.

Valori del progesterone in gravidanza

  • 1 ° trimestre: 11,2-90,0 ng / ml
  • 2 ° trimestre: 25,6-89,4 ng / ml
  • 3 ° trimestre: 48-150 a 300 o più ng / ml

L’infertilità maschile


Картинки по запросу infertilita maschileКартинки по запросу infertilita maschile        In passato si riteneva che la mancanza di concepimento dipendesse soprattutto dalla donna. Gli studi condotti negli ultimi anni hanno invece dimostrato che almeno nel 50% dei casi è l’uomo ad avere una ridotta capacità riproduttiva. Ne è una testimonianza l’incremento esponenziale della richiesta di analisi seminale dalla fine degli anni ’60 ad oggi. Secondo i dati del Laboratorio di Semiologia e Immunologia della Riproduzione dell’Università La Sapienza di Roma sono oggi quasi 5.000 le richieste annuali di analisi seminali, mentre solo alla fine degli anni ’60 non si arrivava nemmeno a 500 richieste l’anno. 
        Si può distinguere tra infertilità maschile primaria, quando l’uomo non ha mai fecondato alcuna donna, e infertilità maschile secondaria, quando l’uomo ha già fecondato una donna (partner attuale o precedente). In questo secondo caso, normalmente le chance di recuperare la fertilità sono maggiori rispetto all’infertilità primaria.


EPIDEMIOLOGIA
        Stimare la percentuale di coppie infertili nel mondo e in Italia risulta particolarmente problematico. 
        Secondo una stima dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, circa il 10-20% delle coppie nei paesi industrializzati soffre di problemi di fertilità.

        Per quanto riguarda in particolare l’infertilità maschile in Italia, un dato certo è che, nonostante negli ultimi anni gli uomini abbiano preso maggior coscienza del loro ruolo primario nelle difficoltà legate al concepimento, la quasi totalità (90%) non fa prevenzione e non consulta l’andrologo preventivamente, dato oltremodo allarmante tenendo conto che la maggior parte dei casi di infertilità maschile hanno origine da patologie uro-genitali, che in diversi casi si possono prevenire o curare. 
        Un secondo dato preoccupante è che ben il 50% degli uomini italiani non si sottopone a visita andrologica nemmeno a seguito di una diagnosi di infertilità. 
        Sebbene l’infertilità maschile diventi oggetto di attenzione da parte degli uomini solo nel momento in cui cercano un figlio, i problemi che potranno portare ad alterazioni riproduttive possono sorgere fin da bambini. Si stima infatti che il 50% dei giovanissimi soffra di affezioni genitali. Durante la visita di leva, si scopre che il 10-20% dei ragazzi soffre di varicocele. Intorno ai 18 anni, 1 ragazzo su 2 è a rischio infertilità. 

FATTORI DI RISCHIO

        Sono numerosi i fattori che possono influenzare negativamente, per tutto l’arco della vita di un uomo, la sua capacità riproduttiva, determinando situazioni di infertilità transitorie o definitive. 
        Segnaliamo di seguito i principali fattori di rischio che possono portare ad infertilità maschile. Alcuni di questi fattori possono essere transitori e pertanto non incidere in maniera definitiva sulla capacità riproduttiva dell’uomo: 


Febbre

Quando la febbre supera i 38,5 °C può alterare la spermatogenesi per un periodo fra i 2 e 6 mesi. 


Terapie (es. antitumorali) 

Alcuni tumori e il loro trattamento possono avere un effetto soppressivo sulla fertilità. L’arresto definitivo della spermatogenesi può essere causato dall’irradiazione in zona genitale o da farmaci antitumorali (es. agenti anchilanti). 


Trattamenti chirurgici

Una depressione temporanea della spermatogenesi può verificarsi a seguito di un intervento chirurgico (sopratutto se effettuato in anestesia generale) e durare 3-6 mesi. Alcuni interventi sull’apparato genito-urinario possono determinare in alcuni casi una riduzione definitiva della fertilità. 


Infezioni urinarie

Episodi ricorrenti e trattamenti inadeguati possono essere associati a danni testicolari e epididimari per reflusso ascendente con conseguente scarsa qualità del liquido seminale. 


Malattie trasmesse sessualmente

Alcune malattie a trasmissione sessuale, quali la sifilide, la gonorrea, le infezioni da Chlamydia trachomatis, Lymphogranuloma venereum e il virus HPV, possono rappresentare fattori di rischio per la fertilità. Occorre indagare durante l’anamnesi del paziente il numero di episodi, il trattamento e i mesi trascorsi dall’ultimo episodio. 


Epididimite

Anche un’infiammazione dell’epididimo rientra tra i fattori di rischio. L’epididimo è una formazione allungata posta lungo il margine posteriore del testicolo, i cui dotti allungati servono per il deposito, il transito e la maturazione degli spermatozoi. Si deve distinguere tra epididimo-orchite (dolore acuto, grave e generalizzato) e epididimite cronica (dolore subdolo, episodico, solo talora ben localizzato e ricorrente). 


Orchite postparotitica

L’orchite è solitamente associata alla parotite (orecchioni), ma può comparire anche in caso di infezioni virali da coxsackie o herpes e più raramente forme batteriche. 

La parotite prima della pubertà, così come la parotite che non determina orchite, non interferiscono con la fertilità e non sono quindi considerati veri fattori di rischio. 


Varicocele

La dilatazione venosa associata al varicocele si associa talora all’infertilità, ma non è ancora noto il rapporto causa/effetto delle due condizioni. Rispetto all’influenza sulla fertilità del varicocele, è necessaria un’anamnesi molto approfondita del paziente. 


Criptorchidismo

La ritenzione testicolare monolaterale o bilaterale influenza in modo variabile la fertilità, a seconda del tipo di patologia, della sua durata nel tempo, del momento e del tipo degli interventi effettuati per correggerla. L’intervento precoce prima dei due anni è oggi ritenuto indispensabile. 


Traumi e torsioni testicolari

Sono fattori di rischio in particolare i casi accompagnati da danno tissutale, come l’ematoma scrotale, emospermia, ematuria, atrofia testicolare conseguente al trauma. Per quanto riguarda i microtraumi, solitamente più comuni, non è nota la loro azione.


        Tra i fattori che incidono sulla difficoltà di un uomo ad avere figli, oltre a quelli fisiologici, ci sono anche lo stress, i fattori ambientali (inquinamento) e gli stili di vita scorretti (abuso di alcool, fumo, uso di droghe, eccesso di caffè).
        Alcuni di questi fattori si presentano più frequentemente in età specifiche. Ad esempio: 


- Prima del concepimento: Uso di farmaci da parte della madre

- Fino ai 10 anni: Criptorchidismo, chirurgia erniaria

- Fino ai 20 anni: Torsioni del funicolo (insieme di vasi e legamenti che sostengono il testicolo nella borsa scrotale), traumi, orchite postparotitica, steroidi anabolizzanti

- Fino ai 30 anni: Infezioni genitali, varicocele, orchiepididimite

- Fino ai 50 anni: Uso di farmaci, patologie professionali, abusi di alcol e fumo

- Dopo i 50 anni: Patologie prostatiche, infezioni urinarie


DIAGNOSI E TERAPIA
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        L’infertilità maschile può avere diverse cause, che a volte risalgono all’età pediatrica (se non addirittura embrionale). Come abbiamo già avuto modo di sottolineare, la diagnosi quasi sempre coincide con la richiesta da parte del paziente di un aiuto per poter concepire un bambino (di fatto in età adulta). Individuare le cause risulta quindi difficile e l’unico elemento diagnostico facilmente riconoscibile rimane l’alterazione del liquido seminale. 
        Per un primo inquadramento dell’infertilità maschile è quindi obbligatorio effettuare almeno due valutazioni del liquido seminale. Questo esame comprende la valutazione delle caratteristiche degli spermatozoi e del plasma seminale. 
        L’interpretazione dei parametri dell’esame del liquido seminale, integrati con i dati clinici, rappresentano ad oggi il principale ed essenziale strumento diagnostico. 
        Per completare la diagnosi può essere opportuno approfondire le indagini attraverso analisi più specifiche sul liquido seminale con tecniche di imaging e biopsia testicolare.

        L’obiettivo del trattamento dell’infertilità maschile è quello di migliorare la qualità del seme del paziente e/o di fare il miglior uso possibile dei suoi spermatozoi. Il trattamento di un fattore causale o della oligozoospermia idiopatica (riduzione della concentrazione degli spermatozoi) può determinare un aumento di probabilità di concepimento naturale. Può inoltre migliorare la probabilità di successo delle tecniche di fecondazione assistita o consentire di utilizzare tecniche meno aggressive, come l’inseminazione artificiale intrauterina. 
        Si stima che un terzo degli uomini infertili, una volta sottoposto alle adeguate cure, riesce ad avere una paternità naturale. Per gli altri, aumentano le possibilità di successo della fecondazione assistita. 
        Attraverso l’approccio di trattamento dell’uomo è possibile ridurre la necessità di trattamento per la partner e i rischi per la prole, diminuire i costi per la coppia e per la società, e aumentare inoltre le reali probabilità di concepimento.


LE DISFUNZIONI SESSUALI
        Le disfunzioni sessuali cui possono associarsi problemi di fertilità sono l’eiaculazione retrograda (che non consente la deposizione del seme in vagina poiché viene eiaculato nella vescica) e la disfunzione erettile (l’incapacità a raggiungere o mantenere un’erezione sufficiente per un rapporto sessuale soddisfacente). 
        E’ frequente che alcuni uomini manifestino disturbi della sessualità di natura psicologica in risposta alla diagnosi e alle procedure terapeutiche per la cura dell’infertilità. Sottoporsi ad un trattamento per aumentare le possibilità di concepire un bambino è un procedimento particolarmente stressante in quanto significa essere continuamente oggetto di esami, oltre che dover programmare i rapporti sessuali con la partner o la raccolta del seme. 
        Le disfunzioni sessuali quindi, se da un lato rappresentano una possibile causa di infertilità, dall’altro possono diventare frequentemente anche una conseguenza dei trattamenti contro l’infertilità. L’importanza di risolvere tali disturbi nasce, quindi, anche dalla necessità di aiutare il paziente a seguire nel miglior modo possibile le cure e i trattamenti contro le problematiche relative alla sua capacità riproduttiva. 
        In questi casi si è rivelato utile associare al trattamento contro l’infertilità la somministrazione di sildenfil citrato (Viagra) o similari. Tutti gli uomini sottoposti a questa terapia hanno riportato un miglioramento della funzione sessuale. 
        Di fatto, introdurre, in unione alle cure contro l’infertilità, un trattamento con sildenafil può aiutare i pazienti a risolvere le loro disfunzioni sessuali legate allo stress delle procedure diagnostiche e terapeutiche; stress che a sua volta rende ancor più complicata la vita sessuale con la partner, andando così ad incidere direttamente sulla capacità riproduttiva stessa.

Problemi di fertilità, interpretare lo spermiogramma

         Lo spermiogramma è la più importante indagine di laboratorio per gli uomini in sede di valutazione della fertilità di coppia. I progressi nelle tecniche di fecondazione in vitro, in particolare intra-citoplasmatica (ICSI), non hanno diminuito il ruolo dello spermiogramma nella diagnostica moderna.
         Dal momento che i medici scelgono opzioni di trattamento appropriato sulla base dei risultati, è fondamentale il contatto con un centro affidabile. L’invio del paziente a un laboratorio con grossa esperienza nell’esecuzione dello spermiogramma garantisce un risultato preciso.         Lo spermiogramma non è una prova diretta della fertilità maschile, ma piuttosto un indicatore di potenziale fertilità probabilmente basata su una grande quantità di dati osservati.         Così, utilizzando i dati provenienti da uomini fertili, i valori di riferimento sono calcolati per parametri quali il conteggio e la motilità degli spermatozoi, e quelli che non rientrano in questi intervalli sono considerati per indicare subfertilità.
Studi di ricerca clinica su coppie con infertilità prolungata hanno dimostrato la presenza di difetti della spermiogenesi malgrado la normalità apparente dell’esame.
         Questo accade spesso nelle coppie etichettate come affette da “infertilità idiopatica”. Al contrario, in uomini con scarsa qualità dello sperma nei test di routine si potrebbe avere un raggiungimento della gravidanza, anche se questo può richiedere molto tempo.         Il riferimento definitivo per la valutazione del seme è il Manuale OMS di laboratorio per l'esame e il trattamento del liquido seminale (2010).         Come minimo, un esame dello sperma per lo studio della sterilità dovrebbe esaminare il volume del liquido seminale, l'aspetto, la viscosità, la concentrazione degli spermatozoi, la motilità degli spermatozoi e la morfologia. I laboratori accreditati devono documentare i requisiti minimi di raccolta per gli utenti al servizio e devono registrare le condizioni di raccolta per ogni campione di sperma ricevuto.

- Volume e aspetto: il volume dovrebbe essere maggiore di 1,5 ml
- PH del seminale: il pH dovrebbe essere maggiore di 7,2
- Concentrazione degli spermatozoi: il limite di riferimento inferiore è di 15 milioni di spermatozoi / ml 
- Motilità degli spermatozoi: la motilità degli spermatozoi diminuisce con il tempo ed è imperativo che la motilità venga valutata entro un'ora di eiaculazione. Gli spermatozoi con motilità progressiva o non progressiva si distinguono da quelli che sono immobili. Il laboratorio dovrebbe riferire la motilità totale (> 40%) e la motilità progressiva (> 32%)
- Morfologia degli spermatozoi: la valutazione microscopica della morfologia degli spermatozoi è soggettiva e difficile da standardizzare tra i laboratori, quindi il manuale OMS raccomanda un "rigoroso approccio morfologico”, in cui spermatozoi marginalmente anormali sono designati anormali. Così, anche gli uomini fertili avranno una bassa percentuale di spermatozoi normali (il limite di riferimento inferiore per forme normali è del 4%)
- Conta dei leucociti: un numero eccessivo di leucociti nel liquido seminale può essere associata a scarsa qualità dello sperma e infezioni. Il valore attuale massimo di riferimento è 1 x 106 leucociti / ml
- Anticorpi antispermatozoo: alti livelli di anticorpi antispermatozoo possono causare infertilità o subfertilità bloccando la penetrazione degli spermatozoi attraverso il muco cervicale o interferendo con il legame, e la penetrazione della zona pellucida dell'ovocita. 
         Questa prova non è parte di una analisi seminale di routine e deve essere richiesta in aggiunta all'analisi del seminale, può essere eseguita sul campione di seme iniziale.
         La raccolta ottimale sul posto, in una camera dedicata, adiacente al laboratorio è fortemente raccomandata.

Fonte http://www.italiasalute.it/copertina.asp?Articolo_id=5601

Halloween in gravidanza. Festeggialo con il pancione

travestimenti-halloween-incinta         Halloween è l’occasione per rimettere un vecchio vestito che adesso ti vastertto, uno di quelli che indossavi prima di passare al guardaroba premaman. Un vestito attillato che evidenzi le tue forme, nella notte di Halloween, non risulterà scandaloso. E se gli abiti stretti in gravidanza non fanno per te e vuoi mantenere l’ abbigliamento premaman, cerca nei negozi di costumi perché troverai di sicuro quello che fa per te.
         Certo, anche ad Halloween niente alcol e fumo, ma potrai passare una divertente notte di Halloween in compagnia anche se hai il pancione. Una festa a casa di amici e a casa tua quando non ce la si fa più. Se la stanchezza prende il sopravvento, sonno e riposo è quello che ci vuole.
halloween-gestazionehalloween-gestazione         Per chi invece sta a organizzando un Baby          Shower, non c’è miglior occasione per organizzare una festa a tema. Tra zucche e pipistrelli, ilBaby Shower di Halloween sarà più divertente. Si può anche pensare a qualcosa da cucinare a base di zucca, elemento molto nutriente per le donne incinte. La zucca al forno ripiena può essere una buona idea.Ecco la ricetta.
         Se invece sei già mamma e vuoi sbizzarirti con il tuo bambino per Halloween, su www.crescebene.com troverai un intero speciale dedicato ad Halloween con fantastiche idee per ricette, lavoretti,disegni, giochi per i piccini nella notte della paura.
Fonte: http://www.the-pregnancy.net/have-you-lost-your-halloween-spirit.html

Ecografie da fare in gravidanza mese per mese

Calendario ecografie mese per mese

/pictures/20161026/ecografie-da-fare-in-gravidanza-mese-per-mese-1209643687[1589]x[661]780x325.jpeg        Innanzitutto, come avviene l'ecografia? La donna viene fatta sdraiare a pancia in su e le viene scoperto solo l’addome. L’esame si esegue grazie a una sonda trans-addominale che, poggiata sulla pancia in corrispondenza dell’utero, permette di visualizzare il feto al suo interno. In casi particolari (ad esempio quando la gravidanza è nelle primissime settimane), può essere necessario fare un’ecografia interna trans-vaginale. La donna viene allora fatta mettere in posizione ginecologica e la sonda viene inserita in vagina.
        L'ecografia in gravidanza non fa male: si tratta di un esame indolore per la mamma e privo di effetti collaterali per il bambino che permette al medico di eseguire indagini prenatali sempre più accurate e precise.
In genere il calendario delle ecografie prevede:
  • prima ecografia a 6-8 settimane;
  • seconda ecografia a 20 settimane;
  • l'ecografia morfologica che si fa intorno alla 21-21esima settimana;
  • l'ultima ecografia che si fa intorno alla trentesima settimana.

Calendario ecografie in gravidanza

        Le ecografie da fare in gravidanza rientrano negli esami indispensabili da effettuare e, in numero di tre, sono "offerte" dal Servizio Sanitario nazionale, ovvero non si pagano se si fanno in strutture pubbliche con la richiesta del proprio medico. Sono tre quindi quelle che il Sistema Sanitario Nazionale (SSN) garantisce in questo periodo: una entro il primo trimestre, una seconda, quella “morfologica”, tra la 20ª-22 settimana e una, tra la 30ª/32ªsettimana, per la valutazione della crescita fetale.
        Vediamo più nel dettaglio a cosa serve l'ecografia effettuata nelle diverse settimane.

Ecografia in gravidanza a 2 settimane

        In genere bisogna aspettare le prime sei-otto settimane per programmare la prima ecografia. Mentre l'embrione si annida all'interno dell'ovulo e il cuoricino si forma e comincia a batter devono passare alcune settimane dal momento del concepimento. Inutile, quindi, fare un'ecografia a 2 settimane perché non si vedrebbe null'altro che una camera gestazionale in formazione, mentre la prima ecografia serve soprattutto a datare la gravidanza, verificare che ci sia il battito e che l'embrione si sia ben impiantato.

Ecografia in gravidanza a 4 settimane

        Anche in questo caso è decisamente tropo presto per fare un'ecografia perché si vedrebbe poco o nulla. L'operatore che effettua l'esame deve poter vedere l'embrione per misurarlo e riuscire a datare la gravidanza, in modo tale da capire quando è stato concepito e in che modo si è impiantato nell'utero.

Ecografia in gravidanza a 6 settimane

        Quando si arriva intorno alla sesta-settima settimana di gravidanza è già più probabile riuscire a vedere il battito del bambino, l'embrione, il sacco vitellino e la camera gestazionale. In alcuni casi i futuri genitori potranno ascoltare il battito del loro piccolo. Tuttavia per essere sicuri di poter vedere davvero qualcosa e affinché la prima ecografia, che è un esame molto importante al fine di capire se la gravidanza è iniziata bene, possa servire davvero sarebbe consigliabile attendere almeno fino all'ottava settimana prima di farla.

Ecografia in gravidanza 12 settimane

        E' certamente questo il termine massimo per fare la prima ecografia che deve essere svolta entro la fine del primo trimestre.
        Entro la 12° settimana di gravidanza ci sono già gli abbozzi di tutti gli organi e delle varie parti del corpo del nascituro. Nel corso di questa ecografia si controlla se la gravidanza è singola o gemellare, la regolarità del battito cardiaco fetale, e si effettuano alcune misurazioni del piccolo in formazione.
        Nelle coppie che lo desiderano, si può procedere grazie all'ecografia, ad un'ulteriore controllo non invasivo, per alcune patologie cromosomiche, principalmente per la sindrome di Down, grazie alla valutazione della traslucenza nucale. Si tratta di una plica di grasso che si trova dietro la testina del bambino, nella regione della nuca, appunto, tra la colonna vertebrale e la cute, di cui si misura lo spessore. La correlazione tra questo e altri parametri, principalmente l’età, permette di calcolare un indice di rischio, con una certezza dell’80% circa, in base al quale si decide se ricorrere all’amniocentesi, un test invasivo che offre però la quasi assoluta certezza del risultato in termine di anomalia cromosomica. Quando lo spessore della plica è maggiore di due millimetri c’è il sospetto di trisomia 21 (Down) o trisomia 18. Allo scopo di aumentare la sensibilità di questa indagine prenatale, si può eseguire un esame ulteriore chiamato bi-test o dual-test, il cui risultato, combinato ai valori ottenuti con la traslucenza nucale, porta a una “sensibilità” del 90%: rileva cioè 9 feti su 10 affetti da sindrome di Down o trisomia 18.
particolari del feto in 3d        L’ecografia del primo trimestre può essere richiesta anche per datare con esattezza la gravidanza. Questo può essere difficile nelle donne che non hanno cicli regolari, esistono infatti tabelle con valori di riferimento che consentono di stabilire, in base alla lunghezza dell’embrione e ad altre misurazioni, la giusta età

Ecografia nel secondo trimestre

        L’ecografia della 20ª settimana o giù di lì, chiamata morfologica, fornisce numerose informazioni: valutare la presenza del battito cardiaco e di movimenti attivi fetali, che rappresentano segni di benessere del bambino. Si osserva inoltre la placenta, in quanto ci possono essere problemi, per esempio, per la sua posizione: se è previa, cioè posta anteriormente davanti all’orifizio uterino, può costituire un motivo di attenzione particolare ed eventualmente una contro-indicazione per il parto naturale, e può causare sanguinamenti in gravidanza. Si controllano inoltre la quantità di liquido amniotico, altro indice di benessere fetale, la posizione podalica o cefalica del bambino, anche se questa avrà più importanza alla 30ª settimana.
        Si prendono poi le “misure” del bebè, valutando la circonferenza della testa e il suo diametro (diametro biparietale), la circonferenza addominale, la lunghezza del femore, e le dimensioni del cervelletto. Il controllo del cuore e dei grossi vasi sanguigni permette inoltre di diagnosticare eventuali malformazioni cardiache. Si studia anche la colonna vertebrale per escludere la presenza di spina bifida, e si osserva la presenza degli arti e il loro normale sviluppo. L’ecografia morfologica consente anche di visualizzare la presenza di problemi a livello cerebrale e la presenza di tutti gli organi visualizzabili in ecografia (per esempio lo stomaco o “bolla gastrica”, i reni e la vescica). Inoltre, alla 20ª settimana, è possibile evidenziare il sesso del nascituro, sempre che questo sia in una posizione che ne permette l’osservazione.

Ecografia nel terzo trimestre

        Nell’ecografia della 30ª settimana circa, oltre ad essere valutata nuovamente la morfologia del bambino, viene controllata, soprattutto, la sua crescita. A tal fine si rapportano a curve di crescita di riferimento i parametri relativi ai singoli bebè, che permettono di valutarne lo sviluppo rispetto ai valori medi (percentile): dire, per esempio, che il feto si colloca nel 25° percentile, significa che è più piccolo del 75% dei suoi coetanei. Altro scopo di questa ecografia è quello di vedere se il bambino si trova con i piedi in giù (posizione podalica), nel qual caso se ne dovrà programmare un’ulteriore a ridosso del parto.
        Questa permetterà di verificare se il nascituro si è girato oppure no e di valutare, in questo caso, la necessità di un taglio cesareo. Non ultimo il controllo del liquido amniotico le cui alterazioni possono far sospettare problemi per il decorso della gravidanza.

Ecografie in gravidanza gratuite

        Come dicevamo il Servizio Sanitario Nazionale offre gratuitamente a tutte le gestanti tre ecografie, da effettuarsi una per ogni trimestre, e offre anche l'ecografia morfologica, un esame strettamente importante che si fa intorno alla 21esima settimana che serve a misurare la lunghezza dei vari organi ed arti e valutare eventuali malformazioni. Se siete intenzionate a fare le ecografie in ospedale o in un centro pubblico prenotate con largo anticipo tutti gli esami perché le liste di attesa potrebbero essere piuttosto lunghe.

Ecografie in gravidanza costi

        Se si prenota un'ecografia in un centro privato il costo per singolo esame può variare da 50 a 100 euro, mentre l'ecografia morfologica, che è molto importante e più dettagliata, può arrivare a costare anche 150 euro. Il referto viene consegnato immediatamente insieme ad alcune immagini ecografiche.

Calendario degli esami da fare in gravidanza

        Quali sono tutti gli esami da fare in gravidanza? Durante i nove mesi di gestazione è necessario effettuare alcune visite mediche per controllare la nostra salute e quella del nostro bambino, per conoscere il sesso del bambino o la data prevista per il parto, etc.
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        Ecco l'elenco degli esami da fare nei tre trimestri di gravidanza, gli esami obbligatori per il nostro Sistema Sanitario Nazionale (SSN), e gli esami facoltativi e/o consigliati. E' necessario comunque rivolgersi sempre ad un ginecologo di fiducia privato o dell'Asl, che lavori possibilmente nella struttura dove volete partorire.
Esami del primo trimestre di gravidanza
  • Esame: Beta Hcg: Dopo il test di gravidanza positivo, o in sostituzione ad esso, l’esame che quasi tutte le donne all’inizio di una gravidanza decidono di fare, o si vedono prescrivere dal ginecologo, è proprio il dosaggio delle beta HCG chiamate comunemente beta.
Quando va fatto: Subito dopo il test di gravidanza
  • Esame: Test di translucenza nucale. Serve a valutare la percentuale di probabilità di eventuali malformazioni del feto.
Quando va fatto: Tra le settimane 10 e 14
  • Esame: Esami delle urine: Un test molto semplice, che può dare informazioni importanti come la presenza di eventuali infezioni delle vie urinarie. Esame del sangue: Se la donna non ha già eseguito l'esame del gruppo sanguigno e fattore RH, è necessario richiederlo all'inizio della gravidanza.
Quando vanno fatti: Uno al trimestre
  • Esame: Il Test di Coombs indiretto se avete fattore RH negativo, e vi verrà richiesto di ripeterlo tutti i mesi per determinare la compatibilità sanguigna tra madre e figlio. Se il figlio è fattore positivo si dovrà fare un immunizzazione dopo il parto.
Quando va fatto: Tutti i mesi
  • Esame: Controllo del peso. Durante la gravidanza è fondamentale controllare il peso corporeo. Un aumento o una diminuzione eccessiva può influenzare negativamente la salute del tuo bebè.
Quando va fatto: In tutte le visite dal ginecologo
  • Esame: Esplorazione ed ecografia transvaginale. Tra i primi controlli eseguiti, questo esame ginecologo consiste in un'esplorazione vaginale, grazie ad una sonda ad ultrasuoni inserita nella vagina, nonché un attento controllo dei seni.
Quando va fatto: Nella prima visita dal ginecologo
  • Esame: Controllo della pressione. Durante la gravidanza è fondamentale controllare la pressione arteriosa perché, nelle donne incinte, la circolazione sanguigna è spesso soggetta ad alterazioni dovute ai cambiamenti dell’organismo.
Quando va fatto: In tutte le visite dal ginecologo
  • Esame: Prima ecografia. La prima ecografia permette di vedere per la prima volta il cuoricino che batte.
Quando va fatto: Tra le settimane 6 e 11
  • Esame: Ecografia morfologica ed ecodoppler. La morfologica è uno degli esami più importanti da fare durante la gravidanza. Permette di controllare con accuratezza a che punto della gestazione ci si trova e di verificare la morfologia del feto ed escludere eventuali malformazioni.
Quando va fatto: Una per trimestre se c’è rischio

Esami del secondo trimestre di gravidanza

  • EsameBi-test e Tri-test. Sono due tipi di prelievi di sangue materno e danno risultati statistici sulla probabilità di avere bambini con malformazioni e anomalie cromosomiche.
Quando va fatto: Dalla 15° alla 17° settimana di gestazione
  • Esame: Ecografia ad alta risoluzione: L'ecografia fetale ad alta risoluzione (detta anche ecografia di II livello) si serve di onde sonore prodotte da un apparecchio ad ultrasuoni per creare un'immagine del feto.
Quando va fatto: Settimana 20
  • Esame: Controllo dell’alfafetoproteina. L’esame di controllo per l’alfafetoproteina nella madre è un tipo di esame del sangue che si consiglia di eseguire per evidenziare una eventuale quantità di AFP insolitamente alta e che potrebbe essere sintomo di malformazioni del tubo neurale o della sindrome di Down in tuo figlio.
Quando va fatto: Tra le settimane 14 e 16
  • Esame: Esame delle urine e esame del sangue
Quando va fatto: Uno al trimestre
  • Esame: Controllo del peso
Quando va fatto: In tutte le visite dal ginecologo
  • Esame: Test di O’Sullivan o curva e minicurva glicemica. La curva e minicurva glicemica è una esame diagnostico detto anche Test di O Sullivan, che valuta lo stato di un eventuale diabete gestazionale
Quando va fatto: Tra le settimane 24 e 28
  • Esame: Controllo della pressione
Quando va fatto: In tutte le visite dal ginecologo
  • Esame: Cordocentosi: consiste in un prelievo del sangue fetale per diagnosticare infezioni fetali e verificare eventuali anomalie cromosomiche riscontrate all’amniocentesi oppure in caso di malformazione fetale evidenziata con l’ecografia a gravidanza inoltrata.
Quando va fatto: Dalla 18-20 settimana
  • Esame: Amniocentesi e Villocentesi . Si tratta di due esami di diagnosi prenatale invasivi ed entrambi servono a diagnosticare in tempi brevi eventuali anomalie cromosomiche del feto.
Quando va fatto: Tra le settimane 15 e 18
  • Esame: Ecografia morfologica ed ecodoppler
Quando va fatto: Una per trimestre se c’è rischio

Ecografia 6 settimana di gravidanzaEsami da fare nel terzo trimestre

  • Esame: Ecografia    
Quando va fattoTra le settimane 28 e 37
  • EsameTampone vagino-rettale
Quando va fatto:  A partire dalla settimana 35
  • EsameControllo del peso
Quando va fatto: In tutte le visite dal ginecologo
  • Esame: Ecografia morfologica ed ecodoppler
Quando va fatto: Una per trimestre se c’è rischio
  • Esame: Esame delle urine e esame del sangue
Quando va fatto: Uno al trimestre
  • Esame: Controllo della pressione
Quando va fatto: In tutte le visite dal ginecologo
  • Esame: Monitoraggio del battito cardiaco fetale
Quando va fatto: A partire dalla settimana 40

Esami in gravidanza per malformazioni

Riassumendo possiamo dire che gli esami che si possono fare per individuare eventuali malformazioni del bambino sono:
  • translucenza nucale e Bi-Test: servono ad offrire un risultato in probabilità che il bambino possa avere malformazioni e la sindrome di Down: in caso di risultato positivo la donna verrà invitata a fare l'amniocentesi;
  • amniocentesi e villocentesi: esami invasivi che stabiliscono con la massima accuratezza l'esistenza di anomalie cromosomiche congenite;
  • ecografia morfologica: che esamina l'intero corpo del bambino, lo misura e analizza ogni singolo dettaglio alla ricerca di eventuali malformazioni.

Esami in gravidanza gratuiti

Il Servizio Sanitario nazionale offre gratuitamente alle gestanti tre ecografie, una per ogni trimestre, l'ecografia morfologica e l'amniocentesi per tutte le donne che hanno più di 35 anni. E' bene rivolgersi al proprio medico per avere indicazioni su come prenotare per tempo questi esami nelle strutture pubbliche.