Chiedetelo alle mamme e ai papà che hanno deciso di affidarsi alla procreazione medicalmente assistita (Pma) per mettere al mondo un figlio: la maggior parte di loro vi dirà che si tratta di un percorso lungo e quanto mai costoso. La ricerca Diventare genitori oggi: il punto di vista delle coppie in Pma realizzata dal Censis in collaborazione con la Fondazione Ibsa traccia un quadro della situazione italiana, aggiornando i dati della prima ricerca sul tema avvenuta otto anni fa.
I tempi di attesa per accedere ai trattamenti variano in base alla tipologia del centro scelto. A spiccare sono soprattutto le percentuali riguardanti le coppie che hanno aspettato un anno e oltre prima di iniziare la terapia, cioè il 17% (chi ha scelto una clinica privata) e il 29% (chi si è rivolto a una struttura pubblica). In altri casi le tempistiche sono state più rapide: il 33% delle coppie ha atteso in media meno di 3 mesi, il 26% tra i 3 e i 6 mesi, il 24% ha iniziato i trattamenti dopo 6-11 mesi.
Tempi a parte, anche i costi incidono pesantemente, visto che il 35% di coloro che si sono sottoposti a fecondazione assistita ha dovuto pagare interamente le prestazioni di tasca propria (con una cifra media intorno ai 4000 euro). Il 49% delle coppie ha pagato il ticket e solo il 14% è risultato esente da qualsiasi spesa, sostenuta dal Servizio sanitario regionale.
Chi intraprende la strada della Pma? Da quanto emerge dall’indagine, si tratta dicoppie sempre più mature, istruite e occupate: rispetto al 2008 è aumentata l’età media sia delle donne (da 35,3 a 36,7 anni) sia degli uomini (dai 37,7 ai 39,8 anni). «Le coppie attualmente impegnate in un percorso di Pma cominciano sempre più tardi a cercare una gravidanza» spiega Ketty Vaccaro, responsabile dell’area Welfare e Salute del Censis. «Lo dimostra l’incremento dell’età media dei partner, il che impatta sulle possibilità di successo delle tecniche: la percentuale di gravidanze sulle coppie trattate, considerando tutte le tecniche, è attestata intorno al 22%».
Il ginecologo è il professionista a cui si rivolge la maggioranza delle coppie (72%) e solo al 55% delle coppie è stata riconosciuta una condizione clinica come causa specifica dell’infertilità. Da non sottovalutare sono soprattutto i disagi dei futuri genitori in terapia: molti di loro si sentono frustrati a causa dei tentativi di concepimento falliti (82%), per alcuni (61%) la difficile conciliazione tra le esigenze della terapia e del lavoro costituisce un problema serio, per altri (52%) l’infertilità è diventata un pensiero costante. Il 46% teme gli effetti collaterali delle terapie, per il 41% delle coppie invece il disagio deriva dalla sensazione di essere diversi dagli altri.
Fonte http://www.ok-salute.it/bambini/gravidanza/procreazione-assistita-genitori-sempre-piu-vecchi-percorsi-costosi/
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