E se il dolore è insopportabile?
È forse la paura più frequente quando si pensa al parto. Soprattutto se il bimbo atteso è il primo figlio, il timore di soffrire corrisponde spesso alla paura dell’ignoto. Per questo, per superare il timore la chiave di volta è l’informazione.
Ad esempio, è fondamentale conoscere le caratteristiche del dolore del travaglio, che è diverso da tutti gli altri.
Ad esempio, è fondamentale conoscere le caratteristiche del dolore del travaglio, che è diverso da tutti gli altri.
- Prima di tutto ha uno scopo poiché ci porterà ad abbracciare il nostro bambino.
- La sensazione dolorosa non è continua, ma concede delle pause che garantiscono un po’ di sollievo alla donna.
- Se non si verificano interferenze non necessarie, i meccanismi ormonali che si attivano durante il travaglio alleviano la sofferenza rendendola più sopportabile.
Se conoscere le caratteristiche del dolore del parto è il primo passo per vincere i propri timori, il secondo passo può essere quello di informarsi sui metodi che permettono di ridurlo. Ecco quali.
- Un luogo caldo e accogliente: l’ambiente ha un ruolo fondamentale. Se la donna si trova in un luogo confortevole e intimo, al riparo da commenti e sguardi indiscreti, con il compagno o una persona da lei scelta al suo fianco, si sente più sicura e protetta.
- Metodi di analgesia naturale: la libertà di potersi muovere e assumere posizioni diverse, la possibilità di usufruire degli effetti antalgici dell’acqua calda, il massaggio, l’assistenza discreta e incoraggiante dell’ostetrica possono ridurre, e molto, la percezione del dolore.
- Analgesia farmacologica: per chi lo desidera può essere utile informarsi anche a proposito dei metodi di analgesia farmacologia. Un colloquio con l’anestesista per conoscere vantaggi e limiti della parto-analgesia non implica che poi, al momento della nascita, la donna debba usufruire per forza di questo servizio: deciderà al momento del travaglio.
- La scelta del punto nascita: è opportuno valutare con attenzione il luogo in cui dare alla luce il proprio piccino, per scegliere una struttura che offra un’assistenza che corrisponda alle proprie esigenze.
- Racconti di parto? No grazie: a volte, però, sono i racconti delle altre donne a spaventare la futura mamma. Innanzitutto ogni parto è diverso dall’altro. E poi è necessario tenere presente che il racconto di un parto non è un resoconto oggettivo degli eventi: la donna descrive il suo vissuto, il modo in cui lei ha affrontato quella esperienza. Nel suo racconto subentrano, seppur in modo inconsapevole, ansie, paure, aspettative e speranze disattese. Insomma, la stessa situazione può essere vissuta e quindi rievocata in modo molto differente.
E se perdo il controllo?
Ecco un timore diffuso quando si pensa al momento del parto, l’idea che potremmo avere delle reazioni impreviste a livello emotivo e/o fisico. La gravidanza è spesso vissuta come un evento molto medicalizzato in cui controlli ecografici ed esami alimentano l’illusione di poter avere sempre tutto sotto controllo. Ma il parto non è un evento razionale. Più la donna segue l’istinto e si lascia andare, meglio è. Non si deve pensare alla perdita di controllo come a qualcosa di negativo, bensì come a un passaggio a un altro piano di coscienza, fondamentale per la progressione del travaglio stesso.
Durante il parto la neocorteccia della donna, ovvero la sfera del cervello collegata al pensiero razionale, viene messa a riposo e così entrano in circolo gli ormoni(ossitocina, endorfine, adrenalina) che favoriscono il buon espletamento del parto. Anche in questo caso l’informazione è di grande aiuto: se la futura mamma sa che la cosiddetta perdita di controllo è necessaria ed è il segnale che il parto sta andando bene può superare i suoi timori.
Ad alcune future mamme, però, disturba molto il pensiero che potrebbero urlare, utilizzare espressioni “colorite”, oppure – sul piano fisico – avere perdite di pipì o di feci in sala parto. Ma si tratta di situazioni del tutto normali, cui le ostetriche sono abituate.
E la paura di essere rimproverata? Nessuno può permettersi di mortificare o fare osservazioni a una donna che sta partorendo! In questo caso, il ruolo del compagno è fondamentale. Tocca a lui intervenire e “proteggere” la futura mamma.
Durante il parto la neocorteccia della donna, ovvero la sfera del cervello collegata al pensiero razionale, viene messa a riposo e così entrano in circolo gli ormoni(ossitocina, endorfine, adrenalina) che favoriscono il buon espletamento del parto. Anche in questo caso l’informazione è di grande aiuto: se la futura mamma sa che la cosiddetta perdita di controllo è necessaria ed è il segnale che il parto sta andando bene può superare i suoi timori.
Ad alcune future mamme, però, disturba molto il pensiero che potrebbero urlare, utilizzare espressioni “colorite”, oppure – sul piano fisico – avere perdite di pipì o di feci in sala parto. Ma si tratta di situazioni del tutto normali, cui le ostetriche sono abituate.
E la paura di essere rimproverata? Nessuno può permettersi di mortificare o fare osservazioni a una donna che sta partorendo! In questo caso, il ruolo del compagno è fondamentale. Tocca a lui intervenire e “proteggere” la futura mamma.
E se non riconosco le spinte?
- imporre alla partoriente di spingere quando ancora non ne sente la necessità significa stancarla inutilmente e farle sprecare energie. Ad esempio, può capitare che una volta raggiunta la dilatazione completa la donna non senta il bisogno di spingere. Questo significa che la testolina del bimbo non è ancora nella posizione giusta, meglio aspettare ed eventualmente provare a cambiare posizione. A volte, è sufficiente alzarsi dal lettino e assumere una posizione verticale (in piedi, in piedi con il busto appoggiato al letto, carponi e così via) per aiutare il bimbo a incanalarsi e dare il via alla fase espulsiva.
E se gli operatori che assistono la donna la invitano a spingere comunque? La futura mamma può chiedere di aspettare e il compagno può esercitare il suo ruolo di “difensore”, chiedendo di rispettare le richieste della donna; - trattenere il fiato è dannoso;
- la posizione litotomica, ovvero sdraiata supina sul lettino da parto, è sconsigliata poiché non favorisce la progressione del travaglio e c’è il rischio che venga compressa la vena cava, con conseguenze per la buona ossigenazione del bambino.
E se capita un imprevisto?
Un altro timore piuttosto comune è che possa verificarsi qualche complicazione. L’eccesso di medicalizzazione porta spesso a vivere la gravidanza e il parto come se fossero una malattia da monitorare costantemente. In questo modo si alimenta la paura che qualcosa possa andare storto e che a volte spinge la futura mamma a scegliere un ospedale dotato di unità operative in grado di garantire cure particolari al neonato. In realtà, in Italia gli eventi avversi sono ormai rarissimi. Se la gravidanza è fisiologica e il parto naturale, il rischio di complicazioni è molto remoto.
In ogni caso, se la donna si sente più tranquilla scegliendo una struttura dotata di terapia intensiva è giusto che assecondi questa sua esigenza, purché questo non vada a discapito del tipo di assistenza che le verrà offerta durante il travaglio e il parto.
In ogni caso, se la donna si sente più tranquilla scegliendo una struttura dotata di terapia intensiva è giusto che assecondi questa sua esigenza, purché questo non vada a discapito del tipo di assistenza che le verrà offerta durante il travaglio e il parto.
E se non fosse amore a prima vista?
Può capitare, però, che aspettative eccessive che non trovano riscontro nella realtà facciano sentire la mamma a disagio o addirittura in colpa. Ma questo disagio non ha motivo di essere poiché la relazione tra mamma e bimbo è fatta non di uno, ma di tanti sguardi, oltre che di contatto e di vicinanza. Sicuramente, un ambiente intimo e confortevole dove madre e figlio possono stare insieme in tranquillità facilita l’inizio della relazione ed è importante che la neomamma venga sempre sostenuta, accudita, incoraggiata.
Al corso preparto, un confronto tra donne
Hai paura? Parliamone. Per quanto grandi, una volta espressi i dubbi e le preoccupazioni si ridimensionano notevolmente. Scoprire che certe paure sono normali e sono comuni anche ad altre future mamme può regalare un immediato sollievo. Frequentare un corso di accompagnamento alla nascita è quindi molto utile, sia per ricevere informazioni a proposito della fisiologia e delle dinamiche del parto, sia per confrontarsi con altre donne che stanno vivendo la stessa esperienza e condividere con loro vissuti ed emozioni.
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