Come funziona la riproduzione assistita in Italia? Quali sono le differenze di trattamento tra le regioni del nostro paese?
Purtroppo, le differenze di trattamento sono sostanziali: chi abita in alcune regioni non paga, mentre chi abita in altre regioni d’Italia è costretto a sborsare ingenti somme di denaro per poter accedere alla fecondazione eterologa. E allora, cosa è cambiato rispetto a quando per sottoporsi a questo tipo di fecondazione assistita ci si doveva recare all’estero, con un importante dispendio economico e difficoltà materiali oltre che psicologiche?
Tra le regioni d’Italia che attualmente non hanno le possibilità di offrire il trattamento della riproduzione assistita vi sono la Puglia, la Calabria e la Campania. Ma anche altre regioni, come il Trentino Alto Adige e il Lazio sembrano vacillare. Il motivo? Non vi sono abbastanza fondi per rimborsare la fecondazione eterologa, e per questo motivo le tariffe per le coppie diventano sempre più elevate: si parla di circa 1.600 euro in Puglia (per le strutture pubbliche), tariffa destinata a salire se si decide di accedere ai centri privati.
Discriminazione economica tra le coppie? Pare proprio di sì. Stando ad alcune stime, chi vuole accedere alla fecondazione eterologa al Sud deve far fronte ad ingenti spese perché “l’offerta al Sud è quasi tutta privata”, e d’altro canto anche le regioni tendenzialmente più aperte come la Toscana hanno detto stop alle prestazioni gratuite per le coppie provenienti da regioni inadempienti.
Attualmente, quindi, la riproduzione assistita (o meglio, la pma) non è stata ancora inserita nei Livelli Essenziali di Assistenza; e questo rischia di essere un problema sempre più importante, assieme a quello della mancanza di donazioni sufficienti a ricoprire il fabbisogno di richieste delle coppie in difficoltà.
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