Sta cambiando la cosa più «naturale» che ci sia: il modo in cui nascono i bambini. O meglio: come vengono concepiti. L’ente tedesco per la ricerca demografica (il «Bundesinstitut für Bevölkerungsforschung») ha reso note le cifre ieri: tra il 1997 e il 2014 ben 225 mila bimbi sono nati con la fecondazione in vitro. Uno su 40. E i numeri sono in crescita: erano 12.456 nel 2001, sono diventati 17.075 nel 2013. Erano solo l’1,7% dei nati vivi nel 2001, sono saliti al 2,5% nel 2013. Percentuali ancora basse, ma indicano un trend. Che c’è anche in Italia, dove la fecondazione assistita è regolamentata dal 2004 e l’eterologa è legale dal 2014.
Se la diffusione della pillola a partire dagli anni 60 ha reso la sessualità indipendente dalla procreazione, adesso con il concepimento in provetta, «extracorporeo», la procreazione sta diventando indipendente dalla sessualità. È un cambiamento la cui portata a livello dei costumi capiremo probabilmente solo nei prossimi decenni. Ed è un cambiamento che può piacere oppure no: di certo piace alle centinaia di migliaia di persone che, in Germania come in Italia, sono diventati genitori grazie a tecniche un tempo inimmaginabili. Ma nell’immediato ha conseguenze molto concrete.
Più grandi e spesso single
In Germania, per esempio, l’età media delle madri che hanno usufruito della fecondazioni in vitro è salita: nel 1996 solo un terzo delle donne che sono diventate mamme con la fecondazione in provetta aveva più di 35 anni. Ora sono più della metà. Sempre più donne e uomini sanno che la «tecnica» permette loro di arrivare dove la «natura» non arriva e allunga l’età della maternità. Non solo: fecondazione assistita in alcuni casi significa anche donazione dei gameti. In Danimarca, il Paese al mondo con il più ampio ricorso alle tecniche di riproduzione artificiale e dove l’eterologa è aperta alle donne single dal 2007, l’anno scorso un bambino su dieci concepito grazie alla donazione del seme era figlio di una madre single. «Circa la metà dei nostri clienti sono single — ha raccontato al Guardian Ole Schou, direttore di Cryos International, la più grande banca del seme del mondo, che si trova a Aarhus, nello Jutland —. Stiamo vedendo arrivare una valanga di donne più mature e istruite (l’85% ha tra i 31 e i 45 anni e la metà sono almeno laureate). Sono sempre di più quelle che lo fanno da sole e stimiamo che entro il 2020 il 70% delle nostre clienti saranno single».
Nuovi genitori
Per le donne quindi è diventato più facile decidere consapevolmente di diventare madri senza un partner accanto. E in paesi come la Danimarca questa scelta è sempre più socialmente accettata. Non solo, la donazione di gameti, quando c’è, ci costringe a non dare per scontata un’identificazione che tradizionalmente non mettiamo in discussione: il genitore non è più soltanto chi concepisce, ma chi cresce il bambino e lo ha voluto e desiderato. Il donatore (o più raramente la donatrice) è una figura fondamentale, ma diversa.
Sono questioni su cui spesso l’opinione pubblica si divide, segno che ancora facciamo fatica a pensarli e dargli un posto nel nostro ordine del mondo. È tanto più necessario farlo: la capacità tecnica senza la presa di responsabilità di una riflessione etica e culturale rischia di far male. In molti Paesi questo confronto ha significato anche cambiamenti legislativi concreti: negli anni 60 e 70, quando si è diffusa la donazione del seme, si pensava che mantenere l’anonimato del donatore tutelasse i bambini. Col tempo si è visto che non è così e oggi Paesi come l’Olanda impongono di permettere l’accesso ai dati dei loro donatori ai bambini, una volta raggiunti i 16 anni. In Italia invece un dibattito serio e pacato su questi temi ancora manca.
Sono questioni su cui spesso l’opinione pubblica si divide, segno che ancora facciamo fatica a pensarli e dargli un posto nel nostro ordine del mondo. È tanto più necessario farlo: la capacità tecnica senza la presa di responsabilità di una riflessione etica e culturale rischia di far male. In molti Paesi questo confronto ha significato anche cambiamenti legislativi concreti: negli anni 60 e 70, quando si è diffusa la donazione del seme, si pensava che mantenere l’anonimato del donatore tutelasse i bambini. Col tempo si è visto che non è così e oggi Paesi come l’Olanda impongono di permettere l’accesso ai dati dei loro donatori ai bambini, una volta raggiunti i 16 anni. In Italia invece un dibattito serio e pacato su questi temi ancora manca.
Fonte http://www.corriere.it/cronache/16_agosto_18/bimbo-40-nato-provetta-cosa-significa-concepire-senza-sesso-23d2855e-6533-11e6-98cd-57efaec1056d.shtml
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