1. Come si forma il liquido amniotico durante la gravidanza?
All’inizio della gravidanza il liquido amniotico viene prodotto dall’organismo della futura mamma: è plasma, cioè la parte liquida del sangue materno, che attraverso la placenta si raccoglie nel sacco che contiene l’embrione. In seguito, a partire dal terzo-quarto mese, diventa preponderante la quantità di liquido prodotta dai reni del feto. Da qui in poi, il liquido amniotico sarà costituito per lo più da urina del nascituro, con piccole quantità di meconio, le feci del feto, espulse dal suo intestino. Il piccolo ingerisce continuamente parte del liquido, che viene assorbita dal suo intestino, bilanciando così l’urina prodotta. In questo modo, il nascituro stesso controlla l’equilibrio del liquido nel sacco amniotico e fa sì che non sia mai troppo o troppo poco.
Il liquido amniotico non contiene sostanze nutritive. Quelle giungono al feto solo attraverso il cordone ombelicale. Contiene, però, diversi enzimi che svolgono funzioni importanti per lo sviluppo del nascituro. Alcuni hanno proprietà antisettiche e proteggono il piccolo dal rischio di infezioni, altri favoriscono la maturazione dei suoi polmoni.
2. Nel corso dei 9 mesi il liquido amniotico si rinnova o è sempre lo stesso?
Quello del liquido amniotico e del nascituro è un sistema chiuso: non c’è ricambio dall’esterno né il liquido viene filtrato se non dall’organismo stesso del piccolo. Tuttavia, il liquido non si “sporca”, perché il metabolismo fetale è differente da quello di un neonato o di un adulto e l’urina del nascituro non contiene sostanze di scarto tossiche. La quantità del liquido contenuta nel sacco amniotico aumenta progressivamente nel corso della gravidanza: è pari a circa 30 ml alla 10ma settimana di attesa, circa 350 ml alla 20ma settimana e quasi un litro alla 37ma settimana. Con l’approssimarsi del termine della gravidanza, la quantità del liquido tende a diminuire, perché la placenta invecchia e al feto arrivano meno sostanze nutritive e meno liquidi, quindi cala la sua produzione di urina. È stato ipotizzato che la riduzione della pressione esercitata dal liquido sul corpo del nascituro sia uno dei fattori che innescano l’avvio del travaglio.
3. È necessario che la futura mamma beva molto per conservarne la giusta quantità?
La donna in attesa deve bere più liquidi per sopperire alle necessità del suo metabolismo mutato. Non c’è però un nesso diretto tra la quantità di liquidi che la futura mamma beve e la quantità di liquido amniotico.
4. Quali sono le funzioni del liquido amniotico?
In primo luogo costituisce un’efficace barriera protettiva contro gli urti, come se fosse un air bag naturale, e in più impedisce al feto di schiacciare il cordone ombelicale. Quando il piccolo si muove, infatti, produce delle piccole onde che spingono via il cordone, che è scivoloso perché rivestito da una guaina gelatinosa, e gli impediscono di rimanere intrappolato sotto il corpo.
Il liquido amniotico serve anche a rendere uniforme e a mantenere costante la temperatura del nascituro, oltre a fare da barriera alle infezioni. Inoltre viene inalato dal feto. Durante la gravidanza, il piccolo riceve l’ossigeno di cui necessita attraverso il cordone e non ha bisogno di respirare, tanto che i suoi polmoni sono collassati, come se fossero dei sacchetti vuoti e schiacciati. Di tanto in tanto, però, il nascituro li gonfia improvvisamente riempiendoli di liquido amniotico. La mamma se ne accorge perché avverte una sorta di singhiozzo. Così facendo, il feto si prepara ai movimenti che svolgerà durante la respirazione e, grazie ad alcuni enzimi contenuti nel liquido, favorisce la maturazione dei polmoni stessi.
5. Quali informazioni si possono ottenere analizzando il materiale prelevato attraverso l’amniocentesi?
Il liquido amniotico contiene cellule fetali provenienti dalla pelle del nascituro, dalle sue mucose intestinali, dai reni e dai polmoni. Analizzandone un campione, è possibile effettuare un esame citogenetico e diagnosticare eventuali alterazioni cromosomiche, come la sindrome di Down, o specifiche patologie di origine genetica, come la fibrosi cistica.
6. Che cosa vuol dire quando è troppo o è troppo poco?
La valutazione della quantità di liquido contenuto nel sacco amniotico viene fatta attraverso l’ecografia. L’operatore divide idealmente l’utero materno in quattro quadranti e misura lo spessore delle quattro falde di liquido corrispondenti. Il risultato è un parametro chiamato Amniotic Fluid Index (AFI). Il controllo dell’AFI è particolarmente importante all’avvicinarsi del termine della gravidanza, quando il liquido tende a diminuire a causa dell’invecchiamento della placenta.
Una quantità eccessiva di liquido, il cosiddetto poliamnios, può essere la spia di una malformazione fetale o di una patologia materna. Si verifica, per esempio, in presenza di malformazioni dell’apparato digerente o della bocca, come il labbro leporino, che impediscono al piccolo di ingerire il liquido e bilanciare quello prodotto dai reni. Ma può essere anche un sintomo di diabete gestazionale, che altera il metabolismo fetale e determina una anomala produzione di urina da parte del nascituro. Al contrario, una quantità di liquido inferiore alla norma, il cosiddetto oligoamnios, può essere la spia di una sofferenza fetale cronica, oppure il risultato di una piccola rottura delle membrane.
7. Che cosa accade se il sacco si rompe?
La rottura della parte bassa del sacco amniotico provoca la fuoriuscita improvvisa di una quantità cospicua di liquido. La mamma non può non accorgersene e deve recarsi al più presto in ospedale. Di solito la rottura avviene al termine della gravidanza, e innesca l’avvio del travaglio di parto, oppure si verifica nel corso del travaglio stesso. Durante l’attesa può accadere, però, che si formi una piccola fessura nella parte alta del sacco e il liquido fuoriesca poco a poco. In questi casi è possibile che la donna non se ne avveda subito, perché la perdita è minima. Nel dubbio è sempre meglio rivolgersi al pronto soccorso per una visita di controllo.
Talvolta la fessura nella parte alta del sacco si richiude spontaneamente, il liquido perduto si riforma ed è possibile, con le dovute precauzioni e una terapia farmacologica per prevenire infezioni e contrazioni, portare avanti la gravidanza fino a un’epoca compatibile con un esito positivo.
8. Che cos’è l’amnioinfusione?
È l’inverso dell’amniocentesi: una procedura che consiste nell’immissione di liquido nel sacco amniotico, cui si ricorre nei casi di grave oligoamnios. Il liquido che viene infuso nel sacco è semplice soluzione fisiologica.
9 – Che cosa significa: liquido tinto?
Normalmente, alla rottura delle acque il liquido che fuoriesce è limpido e ha uncolore giallo paglierino. Si parla di liquido tinto quando il colore è opaco, verdastro, e la consistenza melmosa, per la presenza di una significativa quantità di meconio espulso dall’intestino del bambino. Il liquido tinto può essere la spia di una sofferenza fetale acuta, perché in caso di ipossia il nascituro può perdere il controllo degli sfinteri ed espellere tutto il meconio contenuto nell’intestino. La fuoriuscita del meconio, però, può avvenire anche per altre ragioni che non hanno nulla a che vedere con il benessere fetale. In ogni caso, in presenza di liquido tinto è necessario che la donna si rechi immediatamente al pronto soccorso per un approfondimento diagnostico.
10. È vero che il sapore degli alimenti assaggiati dalla futura mamma passa nel liquido e il nascituro lo avverte?
In effetti il feto è in grado di percepire i sapori fin dalle prime settimane di sviluppo, ma non è dimostrato che l’aroma degli alimenti consumati dalla madre influisca in modo significativo sul sapore del liquido amniotico. Su questo fenomeno non abbiamo ancora sufficienti conoscenze.
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