Pro e contro della fecondazione in vitro
La FIVET viene spesso perseguita in ipotesi di richiesta di fecondazione assistita perché garantisce una percentuale di positivo annidamento pari al 28%, con successivo parto di circa il 75% delle madri. Inoltre, la stimolazione ovarica permette di ottimizzare il processo di produzione degli ovociti indipendentemente da qualsivoglia eventuale malformazione dell’apparato genitale femminile. Essa viene inoltre molto utilizzata anche all’estero in combinazione con lo sperma di un donatore, e dunque in ipotesi di fecondazione assistita eterologa, essendo pure ottima in vista di una eventuale crioconservazione degli embrioni.
D’altronde, la procedura non elimina tutti i rischi. Bisogna sempre considerare la possibilità nausea, vomito o vertigini, indotte dalla forte stimolazione ovarica necessaria per il successo della procedura e del prelievo in quantità di ovociti. Secondo alcuni dottori, inoltre, essa potrebbe ingenerare, nel lungo periodo, ipotesi di insorgere di menopausa precoce. Rimangono comunque rare le ipotesi di infezioni o di emorragie. Va pure considerato che, nel 28% dei casi, si verificano gravidanze plurime.
Essa si rivela dunque, in sintesi, una procedura adatta a essere utilizzata sia in ipotesi di possibilità di ricorso ai gameti sia del futuro padre che della futura madre, dunque in caso di fecondazione assistita omologa; sia in ipotesi invece di necessario intervento di un terzo, donatore o donatrice di gameti (dunque maschili o femminili che siano), e dunque in caso di fecondazione assistita eterologa. Evidentemente, per quanto riguarda il nostro Paese, il ricorso alla FIVET rimane limitato al primo caso, vista evidente la limitazione contenuta nella legge 40 del 2004.
La seconda possibilità può essere utilizzata solo fuori dai nostri confini nazionali, in Paesi quali, per citare solo alcuni esempi, la Spagna, la Finlandia, la Repubblica Ceca o la Svizzera. È opportuno comunque, nella scelta della tecnica da utilizzare, ascoltare il parere del proprio medico curante, il quale sicuramente può meglio valutare la situazione concreta della coppia e la maggiore o minore opportunità di questa tecnica. Alla stessa potrà farsi ricorso sia in ospedale pubblico che in clinica privata, in dipendenza dalle esigenze tempistiche della coppia e dalle possibilità economiche della stessa, certo non un elemento di secondo piano per tali tecniche mediche.
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