La soluzione estera
Perché, dunque, si parla ancora di fecondazione eterologa? Semplicemente, perché le coppie che si trovano in una simile situazione non si sono arrese, e continuano a non arrendersi, cercando soluzioni alternative. Soluzioni queste che comportano il recarsi in Paesi esteri: sono molti, infatti, i Paesi che riconoscono la legittimità delle tecniche di fecondazione eterologa, dalla Spagna, alla Svizzera, alla Repubblica Ceca, fino alla Finlandia.
La pratica che si è dunque sviluppata e diffusa è quella del cosiddettoturismo procreativo, che ha portato molte coppie italiane e recarsi presso cliniche private estere per avviare quella procedura che invece in Italia è loro proibita. La fecondazione eterologa, difatti, consente percentuali di successo pari a quelle della fecondazione omologa, se non superiori in quanto favorite dalla fertilità dei gameti del soggetto terzo che interviene nella procedura medica. Ciononostante, in Italia continua a discutersi intorno alla possibilità di una modifica della legge.
Ecco allora che, per citare l’esempio tipico della Spagna, moltissime coppie, italiane e non, si sono recate nella penisola iberica in cerca di una soluzione. Dati non ufficiali parlano di percentuali di successo elevatissime, finanche al 50% o 60%. Il ricorso alla Spagna è avvalorato dal fatto che la legge spagnola permette l’accesso alle tecniche di fecondazione assistita anche a chi sia affatto da sterilità o infertilità totale, assoluta, e dunque necessariamente alle modalità specifiche delle tecniche di procreazione assistita eterologa. Ovviamente in questo caso la coppia si vede costretta a sobbarcarsi anche i costi e le spese del viaggio, del vitto e del soggiorno.
Nessun commento:
Posta un commento