Nuove tecniche di diagnosi genetica degli embrioni ed un miglioramento delle qualità del tessuto uterino(endometrio) consentono di ottenere il 70% di gravidanza trasferendo in utero anche un solo embrione allo stadio di blastocisti,con l’80% delle coppie che rimangono in gravidanza fin dal primo tentativo.
Le tecniche tradizionali di fecondazione assisita (FIVET,ICSI,IMSI) presentano , come evidenziato dai dati riportati nella letteratura scientifica internazionale ancora basse percentuali di successo perché non sono in grado di valutare in maniera completa la reale vitalità degli embrioni ottenuti in vitro e trasferiti poi all’interno della cavità uterina. Recentemente diversi studi scientifici hanno chiarito che la capacità degli embrioni di annidarsi nell’utero non dipende dalla loro qualità morfologica come un tempo si pensava ma piuttosto da due fattori critici:per il 70% dalla loro normalità genetica e per il 30% dalla capacità del tessuto all’interno dell’utero detto endometrio di produrre alcune molecole essenziali per l’impianto. Grazie a queste ricerche si è potuto scoprire che anche nelle pazienti giovani(età<35 anni) il 40-50% degli embrioni prodotti in un trattamento di fecondazione in vitro non è sano geneticamente presenta cioè un alterato del numero dei cromosomi (aneuploidie)indipendentemente dalla qualità morfologica degli stessi e dallo stato genetico dei genitori equini non in grado di dare una gravidanza evolutiva. Se vogliamo pertanto dare ad una coppia le massime possibilità di successo con la fecondazione in vitro dobbiamo agire su entrambe le componenti suddette . Le conseguenze cliniche del trasferimento in utero di un embrione geneticamente malato sono:
a) ripetuti fallimenti della fecondazione in vitro
b) aborto spontaneo
c) aborto terapeutico per patologie cromosomiche fetali accertate mediante diagnosi genetica prenatale (villo centesi,amniocentesi).
L’articolo 14,comma 5,legge 40/2004,consente a tutte le coppie che si sottopongono alla PMA (FIVET,ICSI,IMSI)il diritto di conoscere lo stato di salute dei propri embrioni prima che questi vengano trasferiti all’interno dell’utero materno.
Le tecniche tradizionali di fecondazione assisita (FIVET,ICSI,IMSI) presentano , come evidenziato dai dati riportati nella letteratura scientifica internazionale ancora basse percentuali di successo perché non sono in grado di valutare in maniera completa la reale vitalità degli embrioni ottenuti in vitro e trasferiti poi all’interno della cavità uterina. Recentemente diversi studi scientifici hanno chiarito che la capacità degli embrioni di annidarsi nell’utero non dipende dalla loro qualità morfologica come un tempo si pensava ma piuttosto da due fattori critici:per il 70% dalla loro normalità genetica e per il 30% dalla capacità del tessuto all’interno dell’utero detto endometrio di produrre alcune molecole essenziali per l’impianto. Grazie a queste ricerche si è potuto scoprire che anche nelle pazienti giovani(età<35 anni) il 40-50% degli embrioni prodotti in un trattamento di fecondazione in vitro non è sano geneticamente presenta cioè un alterato del numero dei cromosomi (aneuploidie)indipendentemente dalla qualità morfologica degli stessi e dallo stato genetico dei genitori equini non in grado di dare una gravidanza evolutiva. Se vogliamo pertanto dare ad una coppia le massime possibilità di successo con la fecondazione in vitro dobbiamo agire su entrambe le componenti suddette . Le conseguenze cliniche del trasferimento in utero di un embrione geneticamente malato sono:
a) ripetuti fallimenti della fecondazione in vitro
b) aborto spontaneo
c) aborto terapeutico per patologie cromosomiche fetali accertate mediante diagnosi genetica prenatale (villo centesi,amniocentesi).
L’articolo 14,comma 5,legge 40/2004,consente a tutte le coppie che si sottopongono alla PMA (FIVET,ICSI,IMSI)il diritto di conoscere lo stato di salute dei propri embrioni prima che questi vengano trasferiti all’interno dell’utero materno.
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