La ricerca di una gravidanza può essere complessa se si soffre di endometriosi. Ma di cosa si tratta, come rendersene conto e quanto sono collegate infertilità ed endometriosi? Lo abbiamo chiesto alla Dottoressa Manuela Crivelli, Specialista in Ostetricia e Ginecologia, Dirigente Medico ASST Valle Olona – Presidio di Busto Arsizio.
CHE COS’È L’ENDOMETRIOSI?
L’utero è rivestito internamente da un tessuto chiamato endometrio. Quando l’endometrio si sviluppa anche in altre parti del corpo e non solo all’interno dell’utero, si parla di endometriosi. L’endometriosi rappresenta quindi la localizzazione anomala di epitelio ghiandolare e stroma endometriale al di fuori della cavità uterina. È una patologia infiammatoria cronica che colpisce il 10%-17% delle donne in età fertile e che per via della sintomatologia dolorosa associata e della cronicità della patologia, che tende a recidivare, è una condizione che coinvolge globalmente la salute della donna, da un punto di vista non solo fisico ma anche psicologico. Inoltre, il tempo medio per una diagnosi corretta è di 7-8 anni, durante i quali molto spesso la sintomatologia dolorosa non è adeguatamente trattata.
I sintomi dell’endometriosi possono essere, a seconda della localizzazione:
Infertilità
Il dolore pelvico è sicuramente il sintomo principe: la valutazione dell’intensità del dolore viene eseguita utilizzando un punteggio da 0 a 10. Tuttavia, nel 20%-25% dei casi l’endometriosi è asintomatica e la diagnosi viene posta come riscontro incidentale durante un intervento chirurgico eseguito per altre indicazioni.
Infatti lo stadio della malattia non sempre correla in modo consistente con la frequenza e la severità dei sintomi. Piccole lesioni possono produrre dolori notevoli, al contrario lesioni estese possono dare minimi segni della loro presenza.
Il dolore inizia solitamente prima delle mestruazioni, cresce gradualmente con l’inizio del flusso e tende a decrescere con l’esaurirsi dello stesso, ma può essere anche cronico e può associarsi a dolore lombare e sciatalgia. Circa il 20% delle pazienti presenta dolori pelvici di grado variabile che possono comparire in qualsiasi momento del ciclo. La dispareunia, se presente, è dovuta al movimento del collo uterino durante l’attività sessuale che può provocare intenso dolore (dispareunia profonda) al punto tale da rendere impossibile la completezza del rapporto.
In corrispondenza del periodo mestruale, altri sintomi possibili sono disuria ed ematuria in caso di localizzazione vescicale dell’endometriosi; mentre in caso di localizzazioni intestinali il sanguinamento è raro, perché la lesione infiltra la parete intestinale dall’esterno all’interno e la mucosa non è quasi mai interessata. La defecazione può essere particolarmente dolorosa (dischezia) in caso di presenza di lesioni endometriosiche della parte più caudale del retto e del setto retto-vaginale.
DIAGNOSI ENDOMETRIOSI: QUALI ESAMI PER DIAGNOSTICARLA?
Il primo approccio diagnostico nelle donne con sospetto di endometriosi pelvica è quindi rappresentato da un’anamnesi accurata, volta ad evidenziare gli elementi clinici utili per indirizzare la successiva fase diagnostica laboratoristico / strumentale e la terapia. Si tratta di un momento fondamentale dove viene valutata la presenza, la qualità e l’intensità della sintomatologia delle pazienti.
Uno degli esami di laboratorio utili nell’approccio diagnostico di questa patologia è il determinante antigenico Ca125. Questo marker è associato alla presenza di una glicoproteina transmembranaria espressa su alcuni tessuti che originano dall’epitelio celomatico e mülleriano. È utile ma non specifico per la diagnosi di endometriosi e può costituire un presidio diagnostico di ausilio nel follow-up delle recidive di endometriosi severa.
La cosa più importante da fare per la diagnosi di endometriosi rimane la visualizzazione della cavità peritoneale tramite laparoscopia, confermata dall’esame istologico. Tuttavia, ad oggi l’uso dell’Ecografia Transvaginale (TVS)2D/3D ha permesso di migliorare la qualità della diagnosi non invasiva di patologie della pelvi femminile
L’ecografia rappresenta attualmente uno strumento estremamente accurato per porre diagnosi di endometriosi, sia per la forma ovarica della malattia che per le altre localizzazioni intrapelviche, superiore alla sola esplorazione bimanuale, che tuttavia può rappresentare il primo approccio diagnostico e porre il sospetto di malattia. L’ecografia transvaginale è sicuramente una metodica non invasiva, ben tollerata e a basso costo.
Altre tecniche radiologiche ed endoscopiche, come ad esempio la Risonanza Magnetica Nucleare (RMN), il Clisma opaco a doppio contrasto e l’Urografia endovenosa o UroTC – UroRMN, possono rappresentare valide metodiche di ausilio. La RMN può essere considerata però come esame di secondo livello nella valutazione dell’endometriosi profonda, soprattutto quando siano sospettate lesioni dell’alto addome non valutabili con il solo approccio ecografico.
Il clisma opaco a doppio contrasto e la colonscopia vengono utilizzati nel sospetto di localizzazioni endometriosiche intestinali. Il clisma opaco, pur mostrando una buona accuratezza rispetto alla presenza di lesioni stenosanti, non ha mostrato accuratezza maggiore rispetto all’ecografia trans vaginale, in quanto non consente di valutare con esattezza la profondità di infiltrazione. Per quanto concerne la colonscopia, questa non rappresenta una metodica utile perché la maggior parte delle lesioni non infiltrano la mucosa intestinale. Pertanto l’utilizzo di tale metodica nella diagnosi di endometriosi intestinale è limitata solo a quei casi dubbi in cui debba essere posta una diagnosi differenziale con patologie gastrointestinali maligne. In caso di endometriosi del compartimento posteriore con sospetto coinvolgimento ureterale ed eventuale idroureteronefrosi, l’urografia endovenosa e l’uro TC con mezzo di contrasto, possono rappresentare una valida tecnica di supporto in fase preoperatoria.
Fonte https://www.mammeacrobate.com/endometriosi-gravidanza-cause-conseguenze-fertilita/
CHE COS’È L’ENDOMETRIOSI?
L’utero è rivestito internamente da un tessuto chiamato endometrio. Quando l’endometrio si sviluppa anche in altre parti del corpo e non solo all’interno dell’utero, si parla di endometriosi. L’endometriosi rappresenta quindi la localizzazione anomala di epitelio ghiandolare e stroma endometriale al di fuori della cavità uterina. È una patologia infiammatoria cronica che colpisce il 10%-17% delle donne in età fertile e che per via della sintomatologia dolorosa associata e della cronicità della patologia, che tende a recidivare, è una condizione che coinvolge globalmente la salute della donna, da un punto di vista non solo fisico ma anche psicologico. Inoltre, il tempo medio per una diagnosi corretta è di 7-8 anni, durante i quali molto spesso la sintomatologia dolorosa non è adeguatamente trattata.
I sintomi dell’endometriosi possono essere, a seconda della localizzazione:
- Dismenorrea (dolore durante il flusso mestruale)
- Dispaurenia (dolore profondo durante i rapporti sessuali)
- Dischezia (dolore durante la defecazione)
- Disuria (dolore durante la minzione)
- Ematochezia (sangue nelle feci)
- Ematuria (sangue nelle urine)
- Mucorragia (muco nelle feci)
- Irregolarità mestruali
Infertilità
Il dolore pelvico è sicuramente il sintomo principe: la valutazione dell’intensità del dolore viene eseguita utilizzando un punteggio da 0 a 10. Tuttavia, nel 20%-25% dei casi l’endometriosi è asintomatica e la diagnosi viene posta come riscontro incidentale durante un intervento chirurgico eseguito per altre indicazioni.
Infatti lo stadio della malattia non sempre correla in modo consistente con la frequenza e la severità dei sintomi. Piccole lesioni possono produrre dolori notevoli, al contrario lesioni estese possono dare minimi segni della loro presenza.
Il dolore inizia solitamente prima delle mestruazioni, cresce gradualmente con l’inizio del flusso e tende a decrescere con l’esaurirsi dello stesso, ma può essere anche cronico e può associarsi a dolore lombare e sciatalgia. Circa il 20% delle pazienti presenta dolori pelvici di grado variabile che possono comparire in qualsiasi momento del ciclo. La dispareunia, se presente, è dovuta al movimento del collo uterino durante l’attività sessuale che può provocare intenso dolore (dispareunia profonda) al punto tale da rendere impossibile la completezza del rapporto.
In corrispondenza del periodo mestruale, altri sintomi possibili sono disuria ed ematuria in caso di localizzazione vescicale dell’endometriosi; mentre in caso di localizzazioni intestinali il sanguinamento è raro, perché la lesione infiltra la parete intestinale dall’esterno all’interno e la mucosa non è quasi mai interessata. La defecazione può essere particolarmente dolorosa (dischezia) in caso di presenza di lesioni endometriosiche della parte più caudale del retto e del setto retto-vaginale.
DIAGNOSI ENDOMETRIOSI: QUALI ESAMI PER DIAGNOSTICARLA?
Il primo approccio diagnostico nelle donne con sospetto di endometriosi pelvica è quindi rappresentato da un’anamnesi accurata, volta ad evidenziare gli elementi clinici utili per indirizzare la successiva fase diagnostica laboratoristico / strumentale e la terapia. Si tratta di un momento fondamentale dove viene valutata la presenza, la qualità e l’intensità della sintomatologia delle pazienti.
Uno degli esami di laboratorio utili nell’approccio diagnostico di questa patologia è il determinante antigenico Ca125. Questo marker è associato alla presenza di una glicoproteina transmembranaria espressa su alcuni tessuti che originano dall’epitelio celomatico e mülleriano. È utile ma non specifico per la diagnosi di endometriosi e può costituire un presidio diagnostico di ausilio nel follow-up delle recidive di endometriosi severa.
La cosa più importante da fare per la diagnosi di endometriosi rimane la visualizzazione della cavità peritoneale tramite laparoscopia, confermata dall’esame istologico. Tuttavia, ad oggi l’uso dell’Ecografia Transvaginale (TVS)2D/3D ha permesso di migliorare la qualità della diagnosi non invasiva di patologie della pelvi femminile
L’ecografia rappresenta attualmente uno strumento estremamente accurato per porre diagnosi di endometriosi, sia per la forma ovarica della malattia che per le altre localizzazioni intrapelviche, superiore alla sola esplorazione bimanuale, che tuttavia può rappresentare il primo approccio diagnostico e porre il sospetto di malattia. L’ecografia transvaginale è sicuramente una metodica non invasiva, ben tollerata e a basso costo.
Altre tecniche radiologiche ed endoscopiche, come ad esempio la Risonanza Magnetica Nucleare (RMN), il Clisma opaco a doppio contrasto e l’Urografia endovenosa o UroTC – UroRMN, possono rappresentare valide metodiche di ausilio. La RMN può essere considerata però come esame di secondo livello nella valutazione dell’endometriosi profonda, soprattutto quando siano sospettate lesioni dell’alto addome non valutabili con il solo approccio ecografico.
Il clisma opaco a doppio contrasto e la colonscopia vengono utilizzati nel sospetto di localizzazioni endometriosiche intestinali. Il clisma opaco, pur mostrando una buona accuratezza rispetto alla presenza di lesioni stenosanti, non ha mostrato accuratezza maggiore rispetto all’ecografia trans vaginale, in quanto non consente di valutare con esattezza la profondità di infiltrazione. Per quanto concerne la colonscopia, questa non rappresenta una metodica utile perché la maggior parte delle lesioni non infiltrano la mucosa intestinale. Pertanto l’utilizzo di tale metodica nella diagnosi di endometriosi intestinale è limitata solo a quei casi dubbi in cui debba essere posta una diagnosi differenziale con patologie gastrointestinali maligne. In caso di endometriosi del compartimento posteriore con sospetto coinvolgimento ureterale ed eventuale idroureteronefrosi, l’urografia endovenosa e l’uro TC con mezzo di contrasto, possono rappresentare una valida tecnica di supporto in fase preoperatoria.
Fonte https://www.mammeacrobate.com/endometriosi-gravidanza-cause-conseguenze-fertilita/
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