In un’analisi dei dati su oltre mezzo milione di bambini nati in Svezia, un gruppo di ricercatori ha scoperto che l’anemia nella madre prima della 30a settimana di gravidanza era collegata a un aumentato rischio di disturbi tra cui autismo, l’ADHD e la disabilità intellettiva.
Lo studio non dimostra che l’anemia causa questi problemi; mette solo in luce un’associazione. Tuttavia, Renee Gardner, coautore dello studio, ha precisato che sulla base di questi risultati “potrebbe essere ancora più importante di quanto pensassimo aumentare i bassi livelli di ferro tra le donne che stanno pensando di rimanere incinte o che sono alle prime settimane di gravidanza”.
Le donne però non devono andare nel panico, ha aggiunto Gardner, ricercatrice presso l’Istituto Karolinska di Stoccolma. “È importante ricordare che anche se è comune soffrire di anemia durante la gravidanza, è relativamente raro che le donne altrimenti sane ricevano questa diagnosi prima della 30a settimana”, momento in cui aumentano le richieste di ferro del feto. E l’anemia dopo le 30 settimane, non è associata ad un aumentato rischio di disturbi dello sviluppo neurologico.
Il ferro svolge un ruolo nello sviluppo del sistema nervoso, ha affermato Gardner. “Sappiamo che esso contribuisce alla formazione di nuove connessioni tra neuroni e alla costruzione del rivestimento protettivo all’esterno delle cellule nervose, il quale serve a migliorare la trasmissione del segnale nervoso”.
Al di là dell’aspetto neurale, ci sono altri modi in cui un basso livello di ferro nelle prime fasi della gravidanza potrebbe portare a problemi di sviluppo. “I bambini nati da madri a cui era stata diagnosticata anemia in precedenza tendevano a essere più piccoli e avevano maggiori probabilità di nascere pretermine”, ha aggiunto Gardner. “Le madri avevano anche maggiori probabilità di andare incontro a complicazioni della gravidanza”.
Lo studio
Per ottenere questi risultati, Gardner e i colleghi hanno analizzato i dati della Stockholm Youth Cohort, un registro di persone nate dal 1984 al 2011 che risiedevano nella Contea di Stoccolma in qualsiasi momento dal 2001 al 2011. I tassi di disturbi dello sviluppo neurologico erano relativamente bassi sia nelle donne con anemia che in quelle con livelli normali di ferro. Ad esempio, l’autismo è stato diagnosticato nel 4,9% dei bambini nati da donne con anemia all’inizio della gravidanza, nel 3,8% di quelli con madri con diagnosi di anemia in seguito, e nel 3,5% dei bambini le cui madri erano libere da anemia durante la gravidanza.
Allo stesso modo, l’ADHD è stato diagnosticato nel 9,3% dei bambini con mamme con anemia all’inizio della gravidanza, nel 7,2% di quelli con mamme con anemia diagnosticata in seguito e nel 7,1% di quelli con mamme libere da anemia. La disabilità intellettiva è stata diagnosticata nel 3,1% dei bambini con madri che hanno avuto anemia all’inizio della gravidanza contro l’1,1% di quelli le cui madri hanno sviluppato anemia in seguito e l’1,3% dei bambini nati da madri senza anemia.
In sintesi, i bambini nati da donne che presentavano anemia all’inizio della gravidanza avevano una probabilità di 1,44 volte maggiore di sviluppare l’autismo di 1,37 volte maggiore di sviluppare ADHD e di 2,2 volte maggiore di soffrire di disabilità intellettiva rispetto ai bambini con mamme che hanno sviluppato anemia più tardi durante la gravidanza.
Nevert Badreldin, della Feinberg School of Medicine della Northwestern University ha commentato: “È difficile valutare, sulla base di queste informazioni, se l’anemia sia effettivamente alla base dell’associazione o se i tassi più elevati di disturbi dello sviluppo neurologico siano correlati a qualcos’altro che le donne con anemia all’inizio della gravidanza hanno in comune”. Le donne comunque dovrebbero essere rassicurate sul fatto che le attuali linee guida raccomandano lo screening per l’anemia alla prima visita prenatale.
Fonte: JAMA Psychiatry 2019
Lo studio non dimostra che l’anemia causa questi problemi; mette solo in luce un’associazione. Tuttavia, Renee Gardner, coautore dello studio, ha precisato che sulla base di questi risultati “potrebbe essere ancora più importante di quanto pensassimo aumentare i bassi livelli di ferro tra le donne che stanno pensando di rimanere incinte o che sono alle prime settimane di gravidanza”.
Le donne però non devono andare nel panico, ha aggiunto Gardner, ricercatrice presso l’Istituto Karolinska di Stoccolma. “È importante ricordare che anche se è comune soffrire di anemia durante la gravidanza, è relativamente raro che le donne altrimenti sane ricevano questa diagnosi prima della 30a settimana”, momento in cui aumentano le richieste di ferro del feto. E l’anemia dopo le 30 settimane, non è associata ad un aumentato rischio di disturbi dello sviluppo neurologico.
Il ferro svolge un ruolo nello sviluppo del sistema nervoso, ha affermato Gardner. “Sappiamo che esso contribuisce alla formazione di nuove connessioni tra neuroni e alla costruzione del rivestimento protettivo all’esterno delle cellule nervose, il quale serve a migliorare la trasmissione del segnale nervoso”.
Al di là dell’aspetto neurale, ci sono altri modi in cui un basso livello di ferro nelle prime fasi della gravidanza potrebbe portare a problemi di sviluppo. “I bambini nati da madri a cui era stata diagnosticata anemia in precedenza tendevano a essere più piccoli e avevano maggiori probabilità di nascere pretermine”, ha aggiunto Gardner. “Le madri avevano anche maggiori probabilità di andare incontro a complicazioni della gravidanza”.
Lo studio
Per ottenere questi risultati, Gardner e i colleghi hanno analizzato i dati della Stockholm Youth Cohort, un registro di persone nate dal 1984 al 2011 che risiedevano nella Contea di Stoccolma in qualsiasi momento dal 2001 al 2011. I tassi di disturbi dello sviluppo neurologico erano relativamente bassi sia nelle donne con anemia che in quelle con livelli normali di ferro. Ad esempio, l’autismo è stato diagnosticato nel 4,9% dei bambini nati da donne con anemia all’inizio della gravidanza, nel 3,8% di quelli con madri con diagnosi di anemia in seguito, e nel 3,5% dei bambini le cui madri erano libere da anemia durante la gravidanza.
Allo stesso modo, l’ADHD è stato diagnosticato nel 9,3% dei bambini con mamme con anemia all’inizio della gravidanza, nel 7,2% di quelli con mamme con anemia diagnosticata in seguito e nel 7,1% di quelli con mamme libere da anemia. La disabilità intellettiva è stata diagnosticata nel 3,1% dei bambini con madri che hanno avuto anemia all’inizio della gravidanza contro l’1,1% di quelli le cui madri hanno sviluppato anemia in seguito e l’1,3% dei bambini nati da madri senza anemia.
In sintesi, i bambini nati da donne che presentavano anemia all’inizio della gravidanza avevano una probabilità di 1,44 volte maggiore di sviluppare l’autismo di 1,37 volte maggiore di sviluppare ADHD e di 2,2 volte maggiore di soffrire di disabilità intellettiva rispetto ai bambini con mamme che hanno sviluppato anemia più tardi durante la gravidanza.
Nevert Badreldin, della Feinberg School of Medicine della Northwestern University ha commentato: “È difficile valutare, sulla base di queste informazioni, se l’anemia sia effettivamente alla base dell’associazione o se i tassi più elevati di disturbi dello sviluppo neurologico siano correlati a qualcos’altro che le donne con anemia all’inizio della gravidanza hanno in comune”. Le donne comunque dovrebbero essere rassicurate sul fatto che le attuali linee guida raccomandano lo screening per l’anemia alla prima visita prenatale.
Fonte: JAMA Psychiatry 2019
Nessun commento:
Posta un commento