“Mamma! Mi fa male. Punto e basta”: è il titolo del manifesto, volto a sensibilizzare ai rischi dell’assunzione di alcol in gravidanza, presentato stamani dalla Confederazione italiana pediatri (Cipe) del Lazio.
In Italia 25.000 bambini sono colpiti da sindrome Feto-alcolica detta Fas (Fetal alcohol syndrome): si tratta della più grave delle patologie del feto indotte dal consumo di alcol in gravidanza.
“Una sindrome incurabile – avvertono in pediatri – ma prevenibile al cento per cento: una anomalia e, al tempo stesso, una grandissima fortuna per la medicina.
Per questo, la campagna No alcol in gravidanza è quanto mai importante e determinante: con la sensibilizzazione e la prevenzione si può raggiungere l’azzeramento della patologia. Peraltro, non esiste una quantità tossica definita: dunque l’invito è quello di non assumere completamente alcolici in dolce attesa”.
Il feto, infatti, non metabolizza l’alcol: l’esposizione prenatale a questa sostanza può provocare patologie congenite molto gravi, ma anche disfunzioni che si possono manifestare nell’arco di tutta la vita.
In Italia circa il 50% delle donne in gravidanza assume alcol, secondo l’Ona – Osservatorio nazionale alcologico dell’Istituto superiore della Sanità.
In tutto il globo si registrano 119mila nuovi casi ogni anno (secondo The Lancet Global Healt). L’incidenza è più alta in Europa e in Sudafrica.
Si stima che, nel mondo, siano 60 milioni le persone che soffrono delle conseguenze dell’esposizione all’alcol mentre erano nel grembo materno.
Il manifesto, patrocinato dal ministero della Salute e dalla Regione Lazio, è stato presentato in occasione della Giornata internazionale della sindrome Feto – alcolica e disturbi correlati (che si celebra il 9 settembre in tutto il mondo) dal comitato scientifico della Cipe Lazio, dai pediatri della Fondazione IRCCS Agostino Gemelli, dall’università Cattolica e dai medici del Cralr – Centro di riferimento alcologico della Regione Lazio.
La Fas si può manifestare con disfunzioni di tipo morfologico, ad esempio sul volto, in forme più o meno evidenti, ma anche con deficit di attenzione e di apprendimento, iperattività, problemi comportamentali fino a malattie mentali con gravi conseguenze a lungo termine.
“Gli allarmanti dati epidemiologici che abbiamo a disposizione ci obbligano ad un’azione tempestiva e capillare di informazione delle famiglie nonché di formazione rivolta a tutti i medici (tra cui pediatri, ginecologi, medici generici, neuropsichiatri) che hanno un ruolo fondamentale nella prevenzione e nella diagnosi precoce, oltre che per la cura” aggiungono i medici.
“Il nostro obiettivo è quello di non far nascere più un solo bimbo affetto da sindrome Feto-alcolica ma, purtroppo, ci troviamo al cospetto di una patologia poco pubblicizzata: nel Lazio, nel corso del 2018, è stato dedicato a questo tema un solo convegno su 1834 eventi di pediatria accreditati – commenta la dr.ssa Graziani, responsabile del Comitato scientifico di Cipe Lazio – A ciò si aggiunge la sostanziale sottovalutazione dei rischi del consumo di alcol in gravidanza nei cittadini.
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La diffusione di una approfondita conoscenza della sindrome, unita all’esatta integrazione nonché organizzazione delle varie figure specialistiche implicate in questa patologia, sono certamente in grado di modificare in maniera sostanziale i profili della morbilità e delle sue complicanze”.
Alla presentazione del manifesto hanno partecipato Maria Pia Graziani, responsabile del Comitato scientifico di Cipe del Lazio; Mauro Ceccanti, direttore Centro di riferimento Alcologico (CRARL) della Regione Lazio; Lucia Ruggieri, pediatra, Comitato scientifico Cipe Lazio; Piero Valentini, Fondazione Policlinico universitario A. Gemelli, IRCCS; Pietro Ferrara, pediatra, Università Cattolica e presidente della sezione Lazio della Società italiana di Pediatria; Patrizio Veronelli, pediatra, Comitato scientifico Cipe Lazio, vicesegretario Cipe Lazio e vicepresidente Società italiana pediatria (Sip) Lazio; Alberto Villani, presidente Società italiana di Pediatria, responsabile Unità operativa complessa Pediatria generale e malattie infettive presso ospedale pediatrico Bambino Gesù; Maria Grazia Privitera, Direzione generale della prevenzione sanitaria del Ministero della Salute, dirigente medico presso Ufficio 9 – Tutela della salute della donna, dei soggetti vulnerabili e contrasto alle diseguaglianze; Maria Migliore, Direzione generale della prevenzione sanitaria del Ministero della Salute, dirigente medico presso Ufficio 6 – Prevenzione dipendenze, doping e salute mentale; Giacomo Caudo, Presidente nazionale Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale); Teresa Mazzone, Presidente del Sispe, Sindacato italiano specialisti pediatri; Rossella Claudia Cannavò, pediatra presso ACP (Associazione culturale pediatri) del Lazio; Antonietta Spadeo, Asl Roma1; Mario Boscioni, Asl Roma1.
Fonte https://cinquequotidiano.it/2019/09/09/salute-cipe-lazio-al-via-campagna-no-alcol-gravidanza/
In Italia 25.000 bambini sono colpiti da sindrome Feto-alcolica detta Fas (Fetal alcohol syndrome): si tratta della più grave delle patologie del feto indotte dal consumo di alcol in gravidanza.
“Una sindrome incurabile – avvertono in pediatri – ma prevenibile al cento per cento: una anomalia e, al tempo stesso, una grandissima fortuna per la medicina.
Per questo, la campagna No alcol in gravidanza è quanto mai importante e determinante: con la sensibilizzazione e la prevenzione si può raggiungere l’azzeramento della patologia. Peraltro, non esiste una quantità tossica definita: dunque l’invito è quello di non assumere completamente alcolici in dolce attesa”.
Il feto, infatti, non metabolizza l’alcol: l’esposizione prenatale a questa sostanza può provocare patologie congenite molto gravi, ma anche disfunzioni che si possono manifestare nell’arco di tutta la vita.
In Italia circa il 50% delle donne in gravidanza assume alcol, secondo l’Ona – Osservatorio nazionale alcologico dell’Istituto superiore della Sanità.
In tutto il globo si registrano 119mila nuovi casi ogni anno (secondo The Lancet Global Healt). L’incidenza è più alta in Europa e in Sudafrica.
Si stima che, nel mondo, siano 60 milioni le persone che soffrono delle conseguenze dell’esposizione all’alcol mentre erano nel grembo materno.
Il manifesto, patrocinato dal ministero della Salute e dalla Regione Lazio, è stato presentato in occasione della Giornata internazionale della sindrome Feto – alcolica e disturbi correlati (che si celebra il 9 settembre in tutto il mondo) dal comitato scientifico della Cipe Lazio, dai pediatri della Fondazione IRCCS Agostino Gemelli, dall’università Cattolica e dai medici del Cralr – Centro di riferimento alcologico della Regione Lazio.
La Fas si può manifestare con disfunzioni di tipo morfologico, ad esempio sul volto, in forme più o meno evidenti, ma anche con deficit di attenzione e di apprendimento, iperattività, problemi comportamentali fino a malattie mentali con gravi conseguenze a lungo termine.
“Gli allarmanti dati epidemiologici che abbiamo a disposizione ci obbligano ad un’azione tempestiva e capillare di informazione delle famiglie nonché di formazione rivolta a tutti i medici (tra cui pediatri, ginecologi, medici generici, neuropsichiatri) che hanno un ruolo fondamentale nella prevenzione e nella diagnosi precoce, oltre che per la cura” aggiungono i medici.
“Il nostro obiettivo è quello di non far nascere più un solo bimbo affetto da sindrome Feto-alcolica ma, purtroppo, ci troviamo al cospetto di una patologia poco pubblicizzata: nel Lazio, nel corso del 2018, è stato dedicato a questo tema un solo convegno su 1834 eventi di pediatria accreditati – commenta la dr.ssa Graziani, responsabile del Comitato scientifico di Cipe Lazio – A ciò si aggiunge la sostanziale sottovalutazione dei rischi del consumo di alcol in gravidanza nei cittadini.
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La diffusione di una approfondita conoscenza della sindrome, unita all’esatta integrazione nonché organizzazione delle varie figure specialistiche implicate in questa patologia, sono certamente in grado di modificare in maniera sostanziale i profili della morbilità e delle sue complicanze”.
Alla presentazione del manifesto hanno partecipato Maria Pia Graziani, responsabile del Comitato scientifico di Cipe del Lazio; Mauro Ceccanti, direttore Centro di riferimento Alcologico (CRARL) della Regione Lazio; Lucia Ruggieri, pediatra, Comitato scientifico Cipe Lazio; Piero Valentini, Fondazione Policlinico universitario A. Gemelli, IRCCS; Pietro Ferrara, pediatra, Università Cattolica e presidente della sezione Lazio della Società italiana di Pediatria; Patrizio Veronelli, pediatra, Comitato scientifico Cipe Lazio, vicesegretario Cipe Lazio e vicepresidente Società italiana pediatria (Sip) Lazio; Alberto Villani, presidente Società italiana di Pediatria, responsabile Unità operativa complessa Pediatria generale e malattie infettive presso ospedale pediatrico Bambino Gesù; Maria Grazia Privitera, Direzione generale della prevenzione sanitaria del Ministero della Salute, dirigente medico presso Ufficio 9 – Tutela della salute della donna, dei soggetti vulnerabili e contrasto alle diseguaglianze; Maria Migliore, Direzione generale della prevenzione sanitaria del Ministero della Salute, dirigente medico presso Ufficio 6 – Prevenzione dipendenze, doping e salute mentale; Giacomo Caudo, Presidente nazionale Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale); Teresa Mazzone, Presidente del Sispe, Sindacato italiano specialisti pediatri; Rossella Claudia Cannavò, pediatra presso ACP (Associazione culturale pediatri) del Lazio; Antonietta Spadeo, Asl Roma1; Mario Boscioni, Asl Roma1.
Fonte https://cinquequotidiano.it/2019/09/09/salute-cipe-lazio-al-via-campagna-no-alcol-gravidanza/
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