Il trattamento con interferone beta prima e durante la gravidanza nelle donne con sclerosi multipla non ha conseguenze sul peso del nascitura né sulla circonferenza della testa alla nascita.
È il dato che emerge da un grande studio presentato nel corso del 35° Congresso ECTRIMS (European Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis) iniziato oggi a Stoccolma.
Lo studio, condotto da Merck (produttrice di uno degli interferoni beta in commercio) ha preso in considerazione i dati dei registri sanitari finlandesi e svedesi raccolti tra il 1996 e il 2014: in totale sono state esaminate 666 nascite registrate tra pazienti esposte al farmaco e 1.330 nascite tra donne che non avevano preso il medicinale.
«Alla maggior parte delle donne viene diagnosticata la sclerosi multipla in un momento della loro vita in cui potrebbero pensare di costruire o allargare la famiglia, rendendo quindi le loro decisioni terapeutiche più complesse», ha affermato la principale sperimentatrice Kerstin Hellwig, Dipartimento di Neurologia dell'ospedale St. Josef di Bochum, Germania. «Questi dati si aggiungono al nostro patrimonio di conoscenze per comprendere meglio la sicurezza del trattamento con interferone beta durante la gravidanza».
E sono dati rassicuranti: lo studio, infatti, ha mostrato che gli esiti della gravidanza sono sovrapponibili tra le donne in cura con interferone e quelle che non assumevano il farmaco. In particolare la prevalenza di bambini nati piccoli per età gestazionale nel gruppo esposto è stata del 2,1% rispetto al 2,0% di quello non esposto, mentre la prevalenza di grandi per età gestazionale è stata dello 0,8% sia per gli esposti che per i non esposti. La prevalenza di basso peso alla nascita è stata del 3,9% tra gli esposti all’IFN β e del 4,8% tra i non esposti. Tra le 619 gravidanze a termine delle donne esposte a interferone beta e le 1.219 di quelle non esposte, la prevalenza di bassa circonferenza della testa era dell'1,9% tra quelle esposte contro l'1,1% tra quelle non esposte.
«La nostra priorità è assicurarci di soddisfare le esigenze delle persone affette da sclerosi multipla», ha affermato Maria Rivas, chief medical officer di Merck. «Quando una donna riceve la diagnosi di sclerosi multipla, è lecito che si ponga delle domande sul proseguimento del trattamento durante la gravidanza e su come questo potrebbe influenzare il nascituro».
Fonte http://www.healthdesk.it/medicina/sclerosi-multipla-gravidanza-sicura-pazienti-cura-interferone-beta
È il dato che emerge da un grande studio presentato nel corso del 35° Congresso ECTRIMS (European Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis) iniziato oggi a Stoccolma.
Lo studio, condotto da Merck (produttrice di uno degli interferoni beta in commercio) ha preso in considerazione i dati dei registri sanitari finlandesi e svedesi raccolti tra il 1996 e il 2014: in totale sono state esaminate 666 nascite registrate tra pazienti esposte al farmaco e 1.330 nascite tra donne che non avevano preso il medicinale.
«Alla maggior parte delle donne viene diagnosticata la sclerosi multipla in un momento della loro vita in cui potrebbero pensare di costruire o allargare la famiglia, rendendo quindi le loro decisioni terapeutiche più complesse», ha affermato la principale sperimentatrice Kerstin Hellwig, Dipartimento di Neurologia dell'ospedale St. Josef di Bochum, Germania. «Questi dati si aggiungono al nostro patrimonio di conoscenze per comprendere meglio la sicurezza del trattamento con interferone beta durante la gravidanza».
E sono dati rassicuranti: lo studio, infatti, ha mostrato che gli esiti della gravidanza sono sovrapponibili tra le donne in cura con interferone e quelle che non assumevano il farmaco. In particolare la prevalenza di bambini nati piccoli per età gestazionale nel gruppo esposto è stata del 2,1% rispetto al 2,0% di quello non esposto, mentre la prevalenza di grandi per età gestazionale è stata dello 0,8% sia per gli esposti che per i non esposti. La prevalenza di basso peso alla nascita è stata del 3,9% tra gli esposti all’IFN β e del 4,8% tra i non esposti. Tra le 619 gravidanze a termine delle donne esposte a interferone beta e le 1.219 di quelle non esposte, la prevalenza di bassa circonferenza della testa era dell'1,9% tra quelle esposte contro l'1,1% tra quelle non esposte.
«La nostra priorità è assicurarci di soddisfare le esigenze delle persone affette da sclerosi multipla», ha affermato Maria Rivas, chief medical officer di Merck. «Quando una donna riceve la diagnosi di sclerosi multipla, è lecito che si ponga delle domande sul proseguimento del trattamento durante la gravidanza e su come questo potrebbe influenzare il nascituro».
Fonte http://www.healthdesk.it/medicina/sclerosi-multipla-gravidanza-sicura-pazienti-cura-interferone-beta
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