Nelle prime settimane successive alla nascita mamma e bebè prendono confidenza con le poppate e il seno “impara” quanto latte deve produrre per soddisfare le esigenze del bambino. In questa fase di “rodaggio” può capitare che la mamma debba fare i conti con un ingorgo mammario o con una mastite. Vediamo insieme di cosa si tratta e come risolvere queste situazioni.
Ingorgo: cosa fare?
“La produzione di latte si basa su un meccanismo di domanda e offerta: più il bimbo succhia e più latte viene prodotto” spiega Martina Carabetta, consulente professionale IBCLC e presidente dell’associazione Latte&Coccole di Roma. “In questa fase però può accadere che il seno, se non viene drenato, cioè svuotato, adeguatamente e con una certa frequenza si ingorghi”. Quando si verifica un ingorgo mammario il seno appare gonfio, arrossato e duro. La mamma prova dolore e il bimbo può faticare ad attaccarsi.
“Per risolvere la situazione è indispensabile allattare spesso per drenare il seno”, spiega l’esperta. “Per alleviare il disagio e favorire il rilascio di ossitocina, prima della poppata la mamma potrà fare degli impacchi caldo-umidi e massaggiare delicatamente il seno e in particolare la zona dolente. Se il bambino non riesce ad attaccarsi e a succhiare, può essere utile svuotare un poco il seno prima della poppata con la spremitura manuale o con un tiralatte per ammorbidire la zona intorno all’areola, in modo che il bebè riesca ad attaccarsi più facilmente”.
Mastite, così la riconosci
La mastite è un’infiammazione, che può essere anche di origine batterica, e si manifesta con seno duro e dolente, febbre alta e sintomi di tipo influenzale (stanchezza, dolori articolari, ecc.). Il rialzo della temperatura, che supera i 38.5°, è proprio l’elemento che permette di diagnosticare questo disturbo, distinguendolo da un normale ingorgo. Inoltre la mastite riguarda, in genere, un solo seno, dove possono comparire delle striature rosse, e il dolore è molto intenso. Per risolvere la situazione sono validi i suggerimenti dati per l’ingorgo: quindi impacchi caldo-umidi per alleviare il dolore e favorire il riflesso ossitocinico e la discesa del latte, massaggi e poppate frequenti per evitare il ristagno di latte.
Per ridurre l’infiammazione, si possono provare anche gli impacchi freddi, sempre però, lontani dalla poppata. Inoltre, in caso di mastite è fondamentale che la mamma riposi, proprio come se avesse una brutta influenza. Poppate, impacchi e riposo, a volte sono sufficienti per notare un miglioramento e risolvere la situazione in tempi brevi. Se invece i sintomi persistono, è indispensabile contattare il proprio medico per valutare l’opportunità di un trattamento antibiotico. Ricordiamo che un’eventuale terapia antibiotica non rappresenta un ostacolo al normale proseguimento delle poppate dato che, in questi casi, il principio attivo scelto sarà compatibile con l’allattamento al seno.
Prevenire è possibile?
“Il primo suggerimento per evitare che si verifichino ingorghi e mastiti è quello di allattare a richiesta, facendosi guidare dai segnali del bambino (quando volta la testolina come per cercare, apre e chiude le labbra, porta le manine alla bocca, appare inquieto), senza imporre delle pause prestabilite tra un pasto e l’altro” sottolinea l’esperta. “Nel primo periodo dopo la nascita è normale che il bimbo poppi spesso (si parla di 10-12 poppate o più), di giorno e di notte. Tra le cause più comuni di ingorgo c’è infatti il mancato allattamento a richiesta, ad esempio, nel caso in cui la neomamma abbia provato a distanziare le poppate allungando le pause tra un pasto e l’altro o offrendo al bambino un sostituto del seno (ciuccio, acqua, tisane, ecc). A volte, il problema può essere un reggiseno troppo stretto, o il fatto di aver allattato più volte dalla stessa parte”.
Per quanto riguarda la mastite tra i fattori favorenti troviamo un ingorgo trascurato o le ragadi, ovvero quelle lesioni che compaiono sul capezzolo e possono rappresentare una porta d’ingresso per i germi. Dato che spesso all’origine di questi problemi c’è un attacco al seno scorretto conviene ‘rivedere’ la posizione e l’attacco al seno del bebè durante la poppata, rivolgendosi, se necessario, a una figura esperta in allattamento (consulente professionale IBCLC, consulente volontaria de La Leche League, ostetrica formata per sostenere le mamme che allattano) per ricevere dei suggerimenti mirati.
Se il bimbo è grandicello
Il periodo più “a rischio” è quello successivo alla nascita, ma il seno può ingorgarsi anche quando il bimbo è più grandicello e riduce le poppate perché ha iniziato a svegliarsi con minor frequenza durante la notte o, ancora, in occasione dello svezzamento.
“Producendo più latte di quello che viene richiesto il seno può ingorgarsi” considera Martina Carabetta. “In questi casi la mamma potrà drenare il seno con la spremitura manuale o con il tiralatte, stando attenta a estrarre soltanto il latte necessario per attenuare il gonfiore, senza stimolare ulteriormente la produzione. Nel giro di alcuni giorni, l’organismo materno calibra nuovamente la produzione in base alla diminuita richiesta del bimbo”.
Fonte https://www.ioeilmiobambino.it/neonato/ingorgo-mammario-mastite_allattamento/
Ingorgo: cosa fare?
“La produzione di latte si basa su un meccanismo di domanda e offerta: più il bimbo succhia e più latte viene prodotto” spiega Martina Carabetta, consulente professionale IBCLC e presidente dell’associazione Latte&Coccole di Roma. “In questa fase però può accadere che il seno, se non viene drenato, cioè svuotato, adeguatamente e con una certa frequenza si ingorghi”. Quando si verifica un ingorgo mammario il seno appare gonfio, arrossato e duro. La mamma prova dolore e il bimbo può faticare ad attaccarsi.
“Per risolvere la situazione è indispensabile allattare spesso per drenare il seno”, spiega l’esperta. “Per alleviare il disagio e favorire il rilascio di ossitocina, prima della poppata la mamma potrà fare degli impacchi caldo-umidi e massaggiare delicatamente il seno e in particolare la zona dolente. Se il bambino non riesce ad attaccarsi e a succhiare, può essere utile svuotare un poco il seno prima della poppata con la spremitura manuale o con un tiralatte per ammorbidire la zona intorno all’areola, in modo che il bebè riesca ad attaccarsi più facilmente”.
Mastite, così la riconosci
La mastite è un’infiammazione, che può essere anche di origine batterica, e si manifesta con seno duro e dolente, febbre alta e sintomi di tipo influenzale (stanchezza, dolori articolari, ecc.). Il rialzo della temperatura, che supera i 38.5°, è proprio l’elemento che permette di diagnosticare questo disturbo, distinguendolo da un normale ingorgo. Inoltre la mastite riguarda, in genere, un solo seno, dove possono comparire delle striature rosse, e il dolore è molto intenso. Per risolvere la situazione sono validi i suggerimenti dati per l’ingorgo: quindi impacchi caldo-umidi per alleviare il dolore e favorire il riflesso ossitocinico e la discesa del latte, massaggi e poppate frequenti per evitare il ristagno di latte.
Per ridurre l’infiammazione, si possono provare anche gli impacchi freddi, sempre però, lontani dalla poppata. Inoltre, in caso di mastite è fondamentale che la mamma riposi, proprio come se avesse una brutta influenza. Poppate, impacchi e riposo, a volte sono sufficienti per notare un miglioramento e risolvere la situazione in tempi brevi. Se invece i sintomi persistono, è indispensabile contattare il proprio medico per valutare l’opportunità di un trattamento antibiotico. Ricordiamo che un’eventuale terapia antibiotica non rappresenta un ostacolo al normale proseguimento delle poppate dato che, in questi casi, il principio attivo scelto sarà compatibile con l’allattamento al seno.
Prevenire è possibile?
“Il primo suggerimento per evitare che si verifichino ingorghi e mastiti è quello di allattare a richiesta, facendosi guidare dai segnali del bambino (quando volta la testolina come per cercare, apre e chiude le labbra, porta le manine alla bocca, appare inquieto), senza imporre delle pause prestabilite tra un pasto e l’altro” sottolinea l’esperta. “Nel primo periodo dopo la nascita è normale che il bimbo poppi spesso (si parla di 10-12 poppate o più), di giorno e di notte. Tra le cause più comuni di ingorgo c’è infatti il mancato allattamento a richiesta, ad esempio, nel caso in cui la neomamma abbia provato a distanziare le poppate allungando le pause tra un pasto e l’altro o offrendo al bambino un sostituto del seno (ciuccio, acqua, tisane, ecc). A volte, il problema può essere un reggiseno troppo stretto, o il fatto di aver allattato più volte dalla stessa parte”.
Per quanto riguarda la mastite tra i fattori favorenti troviamo un ingorgo trascurato o le ragadi, ovvero quelle lesioni che compaiono sul capezzolo e possono rappresentare una porta d’ingresso per i germi. Dato che spesso all’origine di questi problemi c’è un attacco al seno scorretto conviene ‘rivedere’ la posizione e l’attacco al seno del bebè durante la poppata, rivolgendosi, se necessario, a una figura esperta in allattamento (consulente professionale IBCLC, consulente volontaria de La Leche League, ostetrica formata per sostenere le mamme che allattano) per ricevere dei suggerimenti mirati.
Se il bimbo è grandicello
Il periodo più “a rischio” è quello successivo alla nascita, ma il seno può ingorgarsi anche quando il bimbo è più grandicello e riduce le poppate perché ha iniziato a svegliarsi con minor frequenza durante la notte o, ancora, in occasione dello svezzamento.
“Producendo più latte di quello che viene richiesto il seno può ingorgarsi” considera Martina Carabetta. “In questi casi la mamma potrà drenare il seno con la spremitura manuale o con il tiralatte, stando attenta a estrarre soltanto il latte necessario per attenuare il gonfiore, senza stimolare ulteriormente la produzione. Nel giro di alcuni giorni, l’organismo materno calibra nuovamente la produzione in base alla diminuita richiesta del bimbo”.
Fonte https://www.ioeilmiobambino.it/neonato/ingorgo-mammario-mastite_allattamento/
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