La depressione post-partum è un disturbo che colpisce un discreto numero di donne dopo la nascita del bambino.
Si caratterizza per la presenza di crisi di pianto o cambiamenti dell’umore e per un generale disinteresse verso le attività quotidiane ed a volte anche nei confronti del bambino stesso.
La percentuale di donne che soffre di questo disturbo si aggira intorno al 10-20% ma si tratta di percentuali in costante aumento.
Il costo sociale della depressione post-partum stimola la ricerca verso l’individuazione dei meccanismi chimici alla base del suo scatenarsi.
Un recente studio ha fatto un’interessante scoperta: l’Istituto Max Planck a Lipsia (Germania) grazie alla ricercatrice Julia Sacher, ha ricondotto la depressione post-partum ad una particolare molecola, il Monoammina ossidasi A.
Secondo quanto riportato sulla rivista Neuropsychopharmacology, si tratta nello specifico di un enzima definito “forbice” che va a tagliare molecole importanti per il benessere del cervello, quali la serotonina e la dopamina.
Lo studio, infatti, ha dimostrato come nelle neomamme nelle quali i sintomi di depressione post-partum erano acclarati, nel cervello era presente una quantità decisamente elevata del suddetto enzima.
Questa scoperta risulta essere particolarmente importante per l’elaborazione di terapie mirate per la cura e la prevenzione della malattia.
La depressione post-partum non va però confusa con il baby blues, un leggero e transitorio disturbo che colpisce la neomamma nei primissimi giorni.
Anche questo è caratterizzato da variazioni dell’umore, nervosismo ed irritabilità, ma tende a scomparire molto presto.
Questo fenomeno è in parte riconducibile al radicale abbassamento del livello di ormoni estrogeni che si realizza al momento del parto.
Alcune neomamme, invece, subiscono degli episodi depressivi molto più gravi e duraturi e in questo caso si tratta di vera e propria patologia.
Quando i livelli di Momoammina ossidasi A sono molto elevati, i classici anti-depressivi non hanno riscontri positivi, come si è visto in moltissimi casi.
Questo si spiega in maniera molto semplice: l’anti-depressivo tradizionale va ad innalzare i livelli di serotonina, ma dato che l’enzima va a tagliare questa molecola, il farmaco non ottiene l’effetto sperato.
Al giorno d’oggi esistono già farmaci specifici che vanno ad inibire i livelli di Monoammina ossidasi A e, a seguito dei risvolti della ricerca, si potrebbe pensare di utilizzarli nella sperimentazione clinica per la cura della depressione post-partum.
Purtroppo, non è ancora possibile effettuare test chimici di diagnosi.
Fonte
Relationship of Monoamine Oxidase-A Distribution Volume to Postpartum Depression and Postpartum Crying
Si caratterizza per la presenza di crisi di pianto o cambiamenti dell’umore e per un generale disinteresse verso le attività quotidiane ed a volte anche nei confronti del bambino stesso.
La percentuale di donne che soffre di questo disturbo si aggira intorno al 10-20% ma si tratta di percentuali in costante aumento.
Il costo sociale della depressione post-partum stimola la ricerca verso l’individuazione dei meccanismi chimici alla base del suo scatenarsi.
Un recente studio ha fatto un’interessante scoperta: l’Istituto Max Planck a Lipsia (Germania) grazie alla ricercatrice Julia Sacher, ha ricondotto la depressione post-partum ad una particolare molecola, il Monoammina ossidasi A.
Secondo quanto riportato sulla rivista Neuropsychopharmacology, si tratta nello specifico di un enzima definito “forbice” che va a tagliare molecole importanti per il benessere del cervello, quali la serotonina e la dopamina.
Lo studio, infatti, ha dimostrato come nelle neomamme nelle quali i sintomi di depressione post-partum erano acclarati, nel cervello era presente una quantità decisamente elevata del suddetto enzima.
Questa scoperta risulta essere particolarmente importante per l’elaborazione di terapie mirate per la cura e la prevenzione della malattia.
La depressione post-partum non va però confusa con il baby blues, un leggero e transitorio disturbo che colpisce la neomamma nei primissimi giorni.
Anche questo è caratterizzato da variazioni dell’umore, nervosismo ed irritabilità, ma tende a scomparire molto presto.
Questo fenomeno è in parte riconducibile al radicale abbassamento del livello di ormoni estrogeni che si realizza al momento del parto.
Alcune neomamme, invece, subiscono degli episodi depressivi molto più gravi e duraturi e in questo caso si tratta di vera e propria patologia.
Quando i livelli di Momoammina ossidasi A sono molto elevati, i classici anti-depressivi non hanno riscontri positivi, come si è visto in moltissimi casi.
Questo si spiega in maniera molto semplice: l’anti-depressivo tradizionale va ad innalzare i livelli di serotonina, ma dato che l’enzima va a tagliare questa molecola, il farmaco non ottiene l’effetto sperato.
Al giorno d’oggi esistono già farmaci specifici che vanno ad inibire i livelli di Monoammina ossidasi A e, a seguito dei risvolti della ricerca, si potrebbe pensare di utilizzarli nella sperimentazione clinica per la cura della depressione post-partum.
Purtroppo, non è ancora possibile effettuare test chimici di diagnosi.
Fonte
Relationship of Monoamine Oxidase-A Distribution Volume to Postpartum Depression and Postpartum Crying
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