mercoledì 3 maggio 2017

Policlinico in campo per preservare fertilità nelle donne con tumore

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       “Il problema della preservazione della fertilità in questa classe di pazienti nasce dalla correlazione fra danno alle cellule germinali e i trattamenti antitumorali sistemici, quali la chemio/radioterapia che investe gli organi dell’apparato riproduttivo o dell’asse ipotalamo-ipofisi, o i trattamenti chirurgici che comportino l’asportazione o un danno all’apparto riproduttivo maschile o femminile. Per chi si avvicina ad un percorso di preservazione della fertilità è indispensabile garantire un iter privilegiato e rapido per la crioconservazione degli spermatozoi o degli ovociti/tessuto ovarico, stabilendo una rete con centri di Medicina della Riproduzione”, sottolinea Giuseppe De Placido, direttore della UOC di Ostetricia e Ginecologia, Centro di Sterilità dell’AOU Federico II e del Centro di riferimento Regionale per la Procreazione Medicalmente Assistita (P.M.A.).



      Non è un caso che in una giornata di visite gratuite siano stati effettuate più di 40 consulti che hanno avviato percorsi di prevenzione oncologica e percorsi diagnostico-terapeutici finalizzati a garantire il benessere psico-fisico delle pazienti in post-menopausa fisiologica o iatrogena che si trovano a doversi confrontare con i disturbi connessi all’ipoestrogenismo. D’altra parte, dati nazionali indicano che nel 2015 ci sono stati 366.000 nuovi casi di tumore maligno (approssimativamente 1000 al giorno), di cui circa 194.000 (54%) negli uomini e circa 169.000 (46%) nelle donne; tra i giovani (0-49 anni), vengono diagnosticati il 10% del totale dei tumori. Nonostante vi sia stato un incremento dell’incidenza, la buona notizia è che la sopravvivenza a 5 anni è aumentata notevolmente rispetto a quella dei casi diagnosticati nei quinquenni precedenti sia per gli uomini (57% nel 2004-2007 contro il 39% del 1990-1992) che per le donne (rispettivamente 63% vs 53%).


      “L’attenzione alla fertilità va intesa, quindi, come uno dei bisogni essenziali del paziente oncologico e come salvaguardia della qualità della vita, visto l’aumento della sopravvivenza media determinato dalle migliorate strategie diagnostico-terapeutiche in campo oncologico. Il Centro di sterilità ed infertilità di coppia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II è attivo sin dagli inizi degli anni ’80 ed è stato il primo centro pubblico in Campania, tra i primi in Italia, ad offrire le più moderne e sofisticate tecnologie e nel 2005 è stato riconosciuto quale Centro di Riferimento regionale per la Procreazione Medicalmente Assistita”, aggiunge il professore De Placido. L’obiettivo è la preservazione della riproduttività delle donne colpite da neoplasie. Ma vediamo qual è il percorso offerto alle pazienti. “Si inizia con un counseling multidisciplinare a cura di un’equipe medico-biologica altamente specializzata e si prendono in considerazione diverse opportunità terapeutiche- sottolinea il professore De Placido- è possibile utilizzare metodi di protezione ovarica di natura farmacologica, attraverso molecole che inducono una menopausa farmacologica, bloccando temporaneamente la funzione ovarica, oppure procedere con la preservazione della fertilità attraverso procedure di procreazione medicalmente assistita, quali la crioconservazione dei gameti (ovociti e spermatozoi), la crioconservazione di ovociti immaturi (IVM), per le pazienti per le quali non è possibile procrastinare l’inizio della chemio-radioterapia e quindi effettuare una stimolazione ovarica controllata e la crioconservazione del tessuto ovarico nelle pazienti prepubere o in caso di controindicazione all’esecuzione di una stimolazione ovarica controllata”.


      Il Centro di P.M.A. effettua circa 500 cicli di Tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita e prende in carico circa 1000 nuove coppie l’anno con diagnosi di sterilità di coppia. Dal 2014 la regione Campania ha finanziato un progetto di preservazione della fertilità in pazienti affette da patologia neoplastica di cui il Centro rappresenta un polo di eccellenza su tutto il territorio. Quotidianamente il centro effettua counselling multidisciplinari finalizzati ad identificare e mettere in atto la migliore strategia di preservazione della fertilità per la singola paziente in linea con gli standard internazionali ad oggi disponibili. Nello specifico è stata progettata una piattaforma web, in collaborazione con il Dipartimento di Oncologia Medica della Federico II, utilizzata per la gestione e raccolta dei dati clinici. Attraverso questo articolato sistema informatizzato il Centro federiciano è collegato con tutti i centri oncologici di tutto il territorio regionale, i quali hanno la possibilità in tempi brevissimi di prenotare consulenze, discutere di casi clinici e prendere decisioni rapide ai fini della tutela della salute dei pazienti. Il Centro, allo stato attuale, possiede una delle biobanche per gameti, embrioni e tessuto ovarico più grande di tutto il territorio campano. Ma il ripristino della fertilità nelle pazienti oncologiche è subordinato anche al recupero di una sana sessualità. Presso il Centro, è disponibile un programma di trattamento dell’atrofia vulvo-vaginale, attraverso la più moderna procedura Laser CO2 frazionato - Monnalisa Touch. Il Centro federiciano è l’unico centro pubblico in Campania a possedere tale tecnologia.


      Questo trattamento innovativo, commenta il Prof. Giuseppe De Placido, è la tecnica più avanzata di fotoringiovanimento vulvo-vaginale. Esso agisce mediante emissione di impulsi delicati che riattivando la produzione di nuovo collagene e ristabilendo le condizioni naturali dei tessuti caratteristici dell'età fertile, migliorano in tal modo gli effetti negativi del calo estrogenico (secchezza delle mucose, atrofia, dolore durante i rapporti sessuali, ecc), tipici della menopausa indotta dalle terapie che le pazienti affette da patologia neoplastica si trovano a dover sostenere nel loro percorso.

Fonte http://www.ilmattino.it/napoli/citta/napoli_policlinico_federico_ii_fecondazione_assistita-2416057.html

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