E poi, quasi senza accorgersene, si arriva ai fatidici 6 mesi. Il momento in cui il bambino potrebbe essere davvero pronto per nutrirsi con qualcosa di aggiuntivo al latte materno. Comincia a stare seduto, è interessato a quello che mangiano gli altri membri della famiglia… forse ha anche un processo di dentizione in atto. Tutto il suo Essere sta dando chiari segnali: possiamo intraprendere il cammino dell’alimentazione complementare (chiamata così perché il latte rimarrà l’alimento principale per ancora un po’ di tempo).
Sì ma come fare per introdurre i primi cibi solidi? Davanti ai genitori si pone un ventaglio di scelte, alcune delle quali supportate dal pediatra di fiducia. Ci sono schemi da seguire. In alcuni casi un ordine preciso di inserimento degli alimenti. L’industria alimentare investe molto su questa fase della vita e i prodotti per i piccolissimi riempiono gli scaffali dei supermercati: omogenizzati, liofilizzati, polveri, creme… ma si potrà farne a meno?
Certamente: è possibile se scegliamo di praticare l’autosvezzamento. Quando si parla di autosvezzamento ci riferiamo al passaggio naturale – dunque non regolato da tabelle di introduzione degli alimenti e scadenze precise, spesso inutilmente forzate – dell’alimentazione dei bimbi dall’allattamento ai cibi solidi, quelli “da grandi”. Grazie all’autosvezzamento, questo passaggio avviene in maniera graduale e rispettosa della naturale evoluzione dei gusti e del fabbisogno dei piccoli, i quali transitano così senza alcun trauma da un’alimentazione a base di solo latte materno (o, in alternativa, di latte artificiale) a una dieta ricca di cibi solidi quali pasta, riso carne, verdure e quant’altro. Indubbiamente l’autosvezzamento comporta notevoli vantaggi, sia educativi che prettamente pratici. Il bambino, infatti, impara a mangiare serenamente a tavola con “i grandi”, condividendo con il resto della famiglia un rituale quotidiano che è parte integrante della vita in casa. I genitori possono così rilassarsi e soprattutto abituarsi all’idea che ogni cosa avvenga a sua tempo, senza che il loro intervento sia determinante.
Quando è possibile iniziare? -
Prima che il piccolo venga introdotto nel mondo dei cibi solidi, si aspetta quindi che egli perda il cosiddetto riflesso di estrusione (ovvero l’impulso a tirare fuori la lingua quando viene stimolata da bocca, movimento necessario per la suzione al seno), che sia in grado di stare seduto correttamente a tavola e che manifesti un certo interesse nei confronti delle abitudini alimentari dei genitori e dei fratelli più grandi. Solitamente sono questi i segnali rivelatori che il bambino è pronto all’introduzione nei cibi solidi nella sua dieta; tali comportamenti si notano quando il piccolo ha compiuto sei mesi: raramente prima, molto più frequentemente dopo. Ma il fatto che il piccolo sia pronto a provare anche cibi soliti non vuol dire che questi all’improvviso costituiscano tutta la sua alimentazione: l’alimento centrale della dieta, infatti, resta il latte, e proprio per questo motivo nella prima fase di autosvezzamento si è soliti parlare di alimentazione complementare.
Continuando a ricavare dal latte tutti i nutrimenti necessari per una corretta crescita, il bambino comincerà così a esplorare il mondo dei cibi solidi, scoprendo che esso è caratterizzato da un’incredibile varietà di forme, odori, colori, sapori e consistenze. E l’autosvezzamento, oltre a rappresentare un momento di gioiosa condivisione tra genitori e bambini, rispetta le scelte e i tempi di questi ultimi, spingendo al contempo i grandi a cucinare in maniera sana e bilanciata, ma al tempo stesso appetitosa anche per i più piccoli, che pian piano cominceranno a formare i propri gusti. A cura di Angela Lettieri
Fonti e approfondimenti Lucio Piermarini “Io mi svezzo da solo”
Sì ma come fare per introdurre i primi cibi solidi? Davanti ai genitori si pone un ventaglio di scelte, alcune delle quali supportate dal pediatra di fiducia. Ci sono schemi da seguire. In alcuni casi un ordine preciso di inserimento degli alimenti. L’industria alimentare investe molto su questa fase della vita e i prodotti per i piccolissimi riempiono gli scaffali dei supermercati: omogenizzati, liofilizzati, polveri, creme… ma si potrà farne a meno?
Certamente: è possibile se scegliamo di praticare l’autosvezzamento. Quando si parla di autosvezzamento ci riferiamo al passaggio naturale – dunque non regolato da tabelle di introduzione degli alimenti e scadenze precise, spesso inutilmente forzate – dell’alimentazione dei bimbi dall’allattamento ai cibi solidi, quelli “da grandi”. Grazie all’autosvezzamento, questo passaggio avviene in maniera graduale e rispettosa della naturale evoluzione dei gusti e del fabbisogno dei piccoli, i quali transitano così senza alcun trauma da un’alimentazione a base di solo latte materno (o, in alternativa, di latte artificiale) a una dieta ricca di cibi solidi quali pasta, riso carne, verdure e quant’altro. Indubbiamente l’autosvezzamento comporta notevoli vantaggi, sia educativi che prettamente pratici. Il bambino, infatti, impara a mangiare serenamente a tavola con “i grandi”, condividendo con il resto della famiglia un rituale quotidiano che è parte integrante della vita in casa. I genitori possono così rilassarsi e soprattutto abituarsi all’idea che ogni cosa avvenga a sua tempo, senza che il loro intervento sia determinante.
Quando è possibile iniziare? -
Prima che il piccolo venga introdotto nel mondo dei cibi solidi, si aspetta quindi che egli perda il cosiddetto riflesso di estrusione (ovvero l’impulso a tirare fuori la lingua quando viene stimolata da bocca, movimento necessario per la suzione al seno), che sia in grado di stare seduto correttamente a tavola e che manifesti un certo interesse nei confronti delle abitudini alimentari dei genitori e dei fratelli più grandi. Solitamente sono questi i segnali rivelatori che il bambino è pronto all’introduzione nei cibi solidi nella sua dieta; tali comportamenti si notano quando il piccolo ha compiuto sei mesi: raramente prima, molto più frequentemente dopo. Ma il fatto che il piccolo sia pronto a provare anche cibi soliti non vuol dire che questi all’improvviso costituiscano tutta la sua alimentazione: l’alimento centrale della dieta, infatti, resta il latte, e proprio per questo motivo nella prima fase di autosvezzamento si è soliti parlare di alimentazione complementare.
Continuando a ricavare dal latte tutti i nutrimenti necessari per una corretta crescita, il bambino comincerà così a esplorare il mondo dei cibi solidi, scoprendo che esso è caratterizzato da un’incredibile varietà di forme, odori, colori, sapori e consistenze. E l’autosvezzamento, oltre a rappresentare un momento di gioiosa condivisione tra genitori e bambini, rispetta le scelte e i tempi di questi ultimi, spingendo al contempo i grandi a cucinare in maniera sana e bilanciata, ma al tempo stesso appetitosa anche per i più piccoli, che pian piano cominceranno a formare i propri gusti. A cura di Angela Lettieri
Fonti e approfondimenti Lucio Piermarini “Io mi svezzo da solo”
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