Le donne in gravidanza e le neomamme possono soffrire particolarmente gli effetti psicologici della pandemia Covid-19, vero e proprio “fattore di rischio” per la depressione legata al parto. è quindi “cruciale supportare le donne a rischio di ansia e depressione” così da garantire “un trattamento efficace anche in caso di distanziamento sociale”. A spiegarlo sono le “Indicazioni di un programma di intervento per la gestione dell’ansia e della depressione perinatale nell’emergenza e post-emergenza Covid”, pubblicate dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss).
“Il diffuso sentimento di paura nei confronti del contagio dal virus” e la riduzione dei contatti con gli altri, vanno infatti a sommarsi alle difficoltà emotive tipiche di questa fase delicata della vita della donna, “aumentando la possibilità di disturbi mentali”. Per effetto del lockdown, inoltre, “è venuta a mancare la presenza fisica di parenti e amici che costituisce un fattore protettivo per il rischio di suicidi”. Infine, a causa delle politiche di contenimento dei contagi, l’accesso ai servizi dedicati alla salute mentale “è stato limitato alle sole urgenze, rendendo così difficile accogliere le richieste della popolazione”.
Tutto ciò, “contribuisce ad alimentare uno stato d’ansia e preoccupazione che può avere conseguenze gravi”. Dato che, anche nella fase del post-emergenza “l’accesso ai servizi continua ad essere limitato”, scrive l’Iss, “è necessario ripensarne l’organizzazione”. Gli step sono monitorare i fattori di rischio e fare uno screening precoce delle persone a rischio, attuare interventi individuali o di gruppo, anche a distanza tramite piattaforme di comunicazione on line e App dedicate.Inserisci testo
Fonte https://qds.it/pandemia-aggrava-rischio-depressione-in-gravidanza/?refresh_ce
“Il diffuso sentimento di paura nei confronti del contagio dal virus” e la riduzione dei contatti con gli altri, vanno infatti a sommarsi alle difficoltà emotive tipiche di questa fase delicata della vita della donna, “aumentando la possibilità di disturbi mentali”. Per effetto del lockdown, inoltre, “è venuta a mancare la presenza fisica di parenti e amici che costituisce un fattore protettivo per il rischio di suicidi”. Infine, a causa delle politiche di contenimento dei contagi, l’accesso ai servizi dedicati alla salute mentale “è stato limitato alle sole urgenze, rendendo così difficile accogliere le richieste della popolazione”.
Tutto ciò, “contribuisce ad alimentare uno stato d’ansia e preoccupazione che può avere conseguenze gravi”. Dato che, anche nella fase del post-emergenza “l’accesso ai servizi continua ad essere limitato”, scrive l’Iss, “è necessario ripensarne l’organizzazione”. Gli step sono monitorare i fattori di rischio e fare uno screening precoce delle persone a rischio, attuare interventi individuali o di gruppo, anche a distanza tramite piattaforme di comunicazione on line e App dedicate.Inserisci testo
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