mercoledì 24 giugno 2020

Infertilità, una ricerca apre nuovi scenari per l’approccio terapeutico

        «Si tratta di risultati pre-clinici molto promettenti, in quanto aprono interessanti scenari per il potenziale impiego di un trattamento ‘personalizzato’, con le varie formulazioni di ormone follicolo-stimolante, in relazione ai target clinico-terapeutici nei pazienti affetti da infertilità». Le parole sono del professor Riccardo Colafiore, direttore della Struttura complessa di Endocrinologia e malattie del metabolismo dell’Università degli Studi di Perugia, coautore di una ricerca, frutto di una collaborazione italo-spagnola, pubblicata sulla rivista internazionale «Frontiers in Endocrinology». Nello studio per la prima volta sono stati analizzati gli effetti di tre diversi tipi di ormone follicolo stimolante (Fsh) disponibili sul mercato (Fsh alfa, Fsh beta e urinario), su un modello cellulare unico “in vitro”: le cellule del Sertoli di suino.
Infertilità di coppia, studio apre nuovi scenari per l'approccio ...

        La ricerca Lo studio è stato coordinato dal professor Giovanni Luca, direttore del Centro biotecnologico internazionale di ricerca traslazionale a indirizzo endocrino, metabolico ed embrio-riproduttivo dell’Università degli Studi di Perugia e dai colleghi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, Domenico Milardi e Giuseppe Grande, afferenti al gruppo del professor Alfredo Pontecorvi, ordinario di Endocrinologia della stessa Università. Mentre i primi due tipi (alfa e beta) vengono ottenuti “industrialmente”, in laboratorio, con una tecnologia chiamata Dna ricombinante, il terzo (l’urinario) viene ottenuto tramite urine di donne in menopausa altamente purificate. «L’ormone follicolo-stimolante (Fsh) – spiega l’Università di Perugia – principale regolatore della follicologenesi nella donna e della spermatogenesi nel maschio, svolge un ruolo chiave nell’induzione della fertilità maschile e femminile».

        Differenti caratteristiche «Mentre il suo utilizzo nelle pazienti infertili – spiega ancora l’Ateneo – è ormai ampiamente standardizzato nell’induzione dell’ovulazione, nei maschi il suo utilizzo è ancora controverso seppure recenti studi metanalitici ne confermino l’efficacia sui parametri seminali e sul tasso di gravidanza. Finora non esistono studi che dimostrino differenze di efficacia fra le tre differenti tipologie di Fsh disponibili». La ricerca, che si è avvalsa della collaborazione del gruppo del professor Rafael Oliva dell’Università di Barcellona (presso il cui Laboratorio di Genetica tramite complesse metodiche di coltura cellulare e di biologia molecolare e proteomica), ha permesso di dimostrare che le differenti preparazioni di Fsh posseggono differenti caratteristiche e pertanto non possono essere considerati equivalenti.

Fonte https://www.umbria24.it/attualita/infertilita-una-ricerca-apre-nuovi-scenari-per-lapproccio-terapeutico

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