martedì 1 ottobre 2019

Infertilità maschile e cancro alla prostata

         Questo legame non positivo tra questi due problemi maschili sembrerebbe emergere da un importante studio svedese di coorte, condotto da alcuni ricercatori della Lund University di Malmö e pubblicato ora sul British Medical Journal.
         L’imponente ricerca, che ha valutato tutti gli uomini, registrati nei data-base svedesi, che hanno avuto un figlio dal gennaio 1994 al dicembre 2014 (un milione e duecentomila nascite di cui il 3% ottenute con l’utilizzo di una tecnica di riproduzione assistita), mostrerebbe che i maschi con problemi di fertilità e che per avere un figlio erano ricorsi ad una fecondazione in vitro (FIVET) oppure ad una iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi (ICSI), avrebbero un maggior rischio di incorrere in un tumore della prostata rispetto a chi non ha problemi di fertilità.

         Si prospetterebbe quindi per questi uomini un controllo più stretto e forse più precoce di questo importante e diffuso problema oncologico maschile.

         Dobbiamo ricordare che comunque l’incidenza del cancro alla prostata, riscontrato nella fascia di età considerata nello studio, non era drammatica:

  • 0,37% nel gruppo FIVET,
  • 0,42% nel gruppo ICSI e
  • 0,28% nei maschi senza problemi di fertilità.


         Tali percentuali hanno portato i ricercatori a stimare un aumento del rischio di cancro alla prostata del 30% per chi aveva utilizzato la FIVET e del 60% nel gruppo ICSI rispetto ai maschi normofertili.

         Anche l’età media in cui si è fatta la diagnosi di tumore alla prostata era inferiore tra gli uomini con problemi di fertilità rispetto a chi aveva concepito senza il ricorso di una tecnica di fertilizzazione assistita.

         Detto questi i ricercatori comunque non hanno sostenuto l’esistenza di una relazione stretta e diretta tra causa ed effetto tra le due problematiche cliniche ma hanno sollevato il dubbio della possibile presenza di una o più cause che le due patologie condividono, tutte ancora da ricercare.

         Questi dati non dovrebbero comunque assolutamente scoraggiare le coppie ad utilizzare, quando necessaria, una tecnica di riproduzione assistita.

          A questo punto potrebbe invece essere utile, come già detto e se questo rapporto dovesse essere ulteriormente confermato, consigliare ai maschi che hanno avuto tra i 20 e i 30 anni un problema serio nell’avere un figlio, un più precoce e stretto controllo urologico su questo problema oncologico maschile, uno dei più frequenti tra gli uomini con un’età superiore ai 50 anni.

Fonte:
https://www.bmj.com/content/366/bmj.l5214

Nessun commento:

Posta un commento