Sintomi streptococco
Nell’ambito del contagio, lo streptococco è in grado di produrre delle sostanze tossiche per l’organismo, dette appunto tossine. Una di esse è la streptolisina, la quale è capace di distruggere i globuli rossi.
Questa loro particolare caratteristica sulla modalità di azione consente di classificarli a seconda del tipo di emolisi che provocano nell’ambito di colture su piastre di agar-sangue (ovvero α,β,γ).
Una seconda classificazione che va da A ad U, introdotta da Lancefield, è basata sulle diverse proprietà degli antigeni presenti sulla membrana cellulare. L’azione delle varie specie di streptococco dà sintomi differenti sull’organismo ospite.
Streptococco sintomi adulti
Molte specie sono parte integrante della flora batterica presente sulle varie mucose dell’organismo umano. Tra i batteri patogeni, si annovera certamente lo streptococco piogene (Streptococcus pyogenes), definito anche Streptococco beta emolitico di gruppo A presente nelle prime vie aeree.
Questo streptococco beta emolitico può dar sintomi come febbre con conseguenti complicanze respiratorie. Fino a delineare quadri clinici come faringite da streptococco, glomerulonefrite acuta ed endocardite.
Sintomi streptococco bambini
Lo streptococco di gruppo b può determinare anche l’insorgenza di infezioni cutanee e nel caso si diffonda in tutto l’organismo, di setticemia. Nei bambini è molto comune l’infezione da streptococco durante il periodo scolare, in quanto stanno tutti in stretto contatto nel corso della stagione invernale.
In tale contesto, con l’abbassamento della temperatura esterna è molto più facile trovarsi a condividere ambienti chiusi per lunghi periodi di tempo.
Streptococco bambini
Lo streptococco nei bambini determina molto spesso infezioni a livello della gola. Tra l’altro, lo streptococco, si trasmette principalmente attraverso le prime vie aeree. La tipologia di batterio responsabile della gran parte di infezioni di questo tipo è lo streptococco beta emolitico gruppo A, prima descritto.
I sintomi dello streptococco nei bambini non sono sempre e subito evidenti. Lo streptococco provoca sintomi che nei bambini risultano più amplificati rispetto a ciò che si evidenzia negli adulti.
Sempre in merito all’attacco da parte dello streptococco nei bambini, i sintomi sono preceduti generalmente da un periodo di incubazione, il quale va dai 3 ai 4 giorni (periodo assai simile a quello previsto negli adulti). Lo streptococco agisce principalmente a livello della gola nei bambini, ancor più che negli adulti.
Esordisce con mal di testa e febbre, proseguendo con arrossamento della gola, gonfiore dei linfonodi e le tonsille presenti a livello del collo. Tutto ciò sfocia in difficoltà nel deglutire, dolori articolari, inappetenza, nausea e mal di pancia.
Talvolta l’infezione da streptococco nei bambini si associa ad eruzioni cutanee, alitosi, male alle orecchie e sinusite. Inoltre, è possibile assistere anche a casi di infezione per streptococco senza febbre.
A tal proposito, è utile precisare quanto non sia così raro avere un’infezione da streptococco nei bambini senza febbre. A volte addirittura lo streptococco agisce senza sintomi di alcun genere.
Quest’assenza di sintomi è riscontrabile nel caso del portatore sano di streptococco. Il contagio in tale circostanza non avviene, al contrario dei quadri appena descritti.
Il modo più sicuro per diagnosticare l’agente patogeno che causa una determinata patologia consiste nell’esecuzione di un tampone che risulti positivo allo streptococco. Nei bambini soprattutto, prima di instaurare una terapia antibiotica ad ampio spettro, sarebbe meglio puntare alla diagnosi certa, in modo da adoperare il farmaco specifico per combattere quel determinato microrganismo.
Streptococco agalactiae
Lo streptococco agalactiae (streptococco gruppo b) rappresenta un’altra specie batterica che causa frequentemente infezione. Lo streptococco è spesso oggetto di numerosi quesiti.
Lo streptococco agalactiae come si prende? Può attaccare persone di tutte le età? Lo streptococco agalactiae come si contrae?
Esso corrisponde al cosiddetto streptococco beta emolitico gruppo B, nei confronti del quale viene offerto a tutte le gestanti un test di screening. Tale test si basa sull’esecuzione di un tampone vaginale per rilevare lo streptococco.
Alla base di questo tampone per lo streptococco c’è la prevenzione nei confronti della malattia neonatale a esordio precoce o tardivo. Lo screening è così importante dal momento che lo streptococco a livello vaginale è spesso asintomatico.
Un riscontro in epoca precoce dello streptococco in gravidanza (streptococco beta emolitico di gruppo b), migliora inoltre gli esiti neonatali. In caso di streptococco agalactiae, i sintomi spesso assenti portano ad eseguire questo tampone vagino-rettale per una maggiore sicurezza. Avvicinandosi al termine di gravidanza, si evita così di somministrare antibiotici a tutti i neonati per contrastare il (streptococco agalactiale) contagio.
Se il tampone è positivo per lo streptococco b, in gravidanza bisognerà impostare una terapia antibiotica intraparto, atta ad evitare il contagio (da streptococco) del neonato.
Non esistono dimostrazioni scientifiche a sostegno del taglio cesareo come tecnica utile a ridurre le probabilità di contagio perinatale. Infatti la trasmissione dello streptococco b avviene durante il parto.
Tra l’altro, è molto più probabile che la presenza dell’infezione da streptococco b emolitico faciliti la rottura prematura delle membrane.
Ciò anticipa la somministrazione di antibiotici per lo streptococco agalactiae, ovvero la terapia specifica. Più lo streptococco beta emolitico di gruppo b causa sintomi evidenti nella mamma e più sarà aggressiva l’infezione nel neonato.
Normalmente la gestante non accusa sintomi, tranne qualche eventuale leggero aumento della temperatura prima e durante il travaglio o, malessere generale. Di conseguenza, per fugare ogni dubbio di trasmissione, è prevista l’esecuzione di un tampone delle mucose neonatali (conguintive, orale e nasali) dopo il parto. Questo, insieme a tanti altri controlli permette di evidenziare la presenza di fattori di rischio o complicanze.
Ciò permette di mettere in pratica il giusto piano assistenziale. Ad esempio, nel caso di tampone positivo per lo streptococco agalactiae, la cura antibiotica sarà immediata. Entro le prime 72 ore di vita potrebbero altrimenti presentarsi tachipnea e dispnea, cianosi, ipotensione, tachicardia e iperpiressia.
Talvolta durante la prima settimana dalla nascita si riscontrano scarsa vitalità, difficoltà ad alimentarsi, vomito e pallore. Secondo dati statistici, solo 3 bambini su 1.000 nati da portatrici sane dello streptococco, presentano quadri clinici preoccupanti.
Ovviamente solo se il batterio streptococco entra nel sangue del neonato. In tale circostanza determinerebbe da subito sepsi, polmonite o meningite.
Grazie alle nuove linee guida messe in pratica, anche questa minima percentuale di neonati contagiati è oggi destinata a sparire. Lo streptococco agalactiae può contagiare anche l’uomo, con lo stesso riscontro sintomatologico.
Si conoscono circa 100 specie differenti del batterio streptococco, ma sono poche quelle che causano le più comuni patologie. Lo Streptococcus faecalis è di tipo non emolitico gruppo D, è presente nell’orofaringe e nell’intestino ed è un’importante causa di endocardite.
Lo Streptococcus pneumoniae è, invece, di tipo alfa emolitico. Si riscontra nelle vie aeree, e causa polmonite e altre infezioni piogene, quali sinusite e otite.
Lo Streptococcus mutans, infine, è di tipo alfa emolitico ed è il principale responsabile della carie dentarle. A seconda di quale sia l’agente infettante, sarà differente il distretto corporeo interessato dall’infezione e di conseguenza anche la sintomatologia provocata.
Fonte http://www.passionemamma.it/2017/10/streptococco-sintomi/
Nell’ambito del contagio, lo streptococco è in grado di produrre delle sostanze tossiche per l’organismo, dette appunto tossine. Una di esse è la streptolisina, la quale è capace di distruggere i globuli rossi.
Questa loro particolare caratteristica sulla modalità di azione consente di classificarli a seconda del tipo di emolisi che provocano nell’ambito di colture su piastre di agar-sangue (ovvero α,β,γ).
Una seconda classificazione che va da A ad U, introdotta da Lancefield, è basata sulle diverse proprietà degli antigeni presenti sulla membrana cellulare. L’azione delle varie specie di streptococco dà sintomi differenti sull’organismo ospite.
Streptococco sintomi adulti
Molte specie sono parte integrante della flora batterica presente sulle varie mucose dell’organismo umano. Tra i batteri patogeni, si annovera certamente lo streptococco piogene (Streptococcus pyogenes), definito anche Streptococco beta emolitico di gruppo A presente nelle prime vie aeree.
Questo streptococco beta emolitico può dar sintomi come febbre con conseguenti complicanze respiratorie. Fino a delineare quadri clinici come faringite da streptococco, glomerulonefrite acuta ed endocardite.
Sintomi streptococco bambini
Lo streptococco di gruppo b può determinare anche l’insorgenza di infezioni cutanee e nel caso si diffonda in tutto l’organismo, di setticemia. Nei bambini è molto comune l’infezione da streptococco durante il periodo scolare, in quanto stanno tutti in stretto contatto nel corso della stagione invernale.
In tale contesto, con l’abbassamento della temperatura esterna è molto più facile trovarsi a condividere ambienti chiusi per lunghi periodi di tempo.
Streptococco bambini
Lo streptococco nei bambini determina molto spesso infezioni a livello della gola. Tra l’altro, lo streptococco, si trasmette principalmente attraverso le prime vie aeree. La tipologia di batterio responsabile della gran parte di infezioni di questo tipo è lo streptococco beta emolitico gruppo A, prima descritto.
I sintomi dello streptococco nei bambini non sono sempre e subito evidenti. Lo streptococco provoca sintomi che nei bambini risultano più amplificati rispetto a ciò che si evidenzia negli adulti.
Sempre in merito all’attacco da parte dello streptococco nei bambini, i sintomi sono preceduti generalmente da un periodo di incubazione, il quale va dai 3 ai 4 giorni (periodo assai simile a quello previsto negli adulti). Lo streptococco agisce principalmente a livello della gola nei bambini, ancor più che negli adulti.
Esordisce con mal di testa e febbre, proseguendo con arrossamento della gola, gonfiore dei linfonodi e le tonsille presenti a livello del collo. Tutto ciò sfocia in difficoltà nel deglutire, dolori articolari, inappetenza, nausea e mal di pancia.
Talvolta l’infezione da streptococco nei bambini si associa ad eruzioni cutanee, alitosi, male alle orecchie e sinusite. Inoltre, è possibile assistere anche a casi di infezione per streptococco senza febbre.
A tal proposito, è utile precisare quanto non sia così raro avere un’infezione da streptococco nei bambini senza febbre. A volte addirittura lo streptococco agisce senza sintomi di alcun genere.
Quest’assenza di sintomi è riscontrabile nel caso del portatore sano di streptococco. Il contagio in tale circostanza non avviene, al contrario dei quadri appena descritti.
Il modo più sicuro per diagnosticare l’agente patogeno che causa una determinata patologia consiste nell’esecuzione di un tampone che risulti positivo allo streptococco. Nei bambini soprattutto, prima di instaurare una terapia antibiotica ad ampio spettro, sarebbe meglio puntare alla diagnosi certa, in modo da adoperare il farmaco specifico per combattere quel determinato microrganismo.
Streptococco agalactiae
Lo streptococco agalactiae (streptococco gruppo b) rappresenta un’altra specie batterica che causa frequentemente infezione. Lo streptococco è spesso oggetto di numerosi quesiti.
Lo streptococco agalactiae come si prende? Può attaccare persone di tutte le età? Lo streptococco agalactiae come si contrae?
Esso corrisponde al cosiddetto streptococco beta emolitico gruppo B, nei confronti del quale viene offerto a tutte le gestanti un test di screening. Tale test si basa sull’esecuzione di un tampone vaginale per rilevare lo streptococco.
Alla base di questo tampone per lo streptococco c’è la prevenzione nei confronti della malattia neonatale a esordio precoce o tardivo. Lo screening è così importante dal momento che lo streptococco a livello vaginale è spesso asintomatico.
Un riscontro in epoca precoce dello streptococco in gravidanza (streptococco beta emolitico di gruppo b), migliora inoltre gli esiti neonatali. In caso di streptococco agalactiae, i sintomi spesso assenti portano ad eseguire questo tampone vagino-rettale per una maggiore sicurezza. Avvicinandosi al termine di gravidanza, si evita così di somministrare antibiotici a tutti i neonati per contrastare il (streptococco agalactiale) contagio.
Se il tampone è positivo per lo streptococco b, in gravidanza bisognerà impostare una terapia antibiotica intraparto, atta ad evitare il contagio (da streptococco) del neonato.
Non esistono dimostrazioni scientifiche a sostegno del taglio cesareo come tecnica utile a ridurre le probabilità di contagio perinatale. Infatti la trasmissione dello streptococco b avviene durante il parto.
Tra l’altro, è molto più probabile che la presenza dell’infezione da streptococco b emolitico faciliti la rottura prematura delle membrane.
Ciò anticipa la somministrazione di antibiotici per lo streptococco agalactiae, ovvero la terapia specifica. Più lo streptococco beta emolitico di gruppo b causa sintomi evidenti nella mamma e più sarà aggressiva l’infezione nel neonato.
Normalmente la gestante non accusa sintomi, tranne qualche eventuale leggero aumento della temperatura prima e durante il travaglio o, malessere generale. Di conseguenza, per fugare ogni dubbio di trasmissione, è prevista l’esecuzione di un tampone delle mucose neonatali (conguintive, orale e nasali) dopo il parto. Questo, insieme a tanti altri controlli permette di evidenziare la presenza di fattori di rischio o complicanze.
Ciò permette di mettere in pratica il giusto piano assistenziale. Ad esempio, nel caso di tampone positivo per lo streptococco agalactiae, la cura antibiotica sarà immediata. Entro le prime 72 ore di vita potrebbero altrimenti presentarsi tachipnea e dispnea, cianosi, ipotensione, tachicardia e iperpiressia.
Talvolta durante la prima settimana dalla nascita si riscontrano scarsa vitalità, difficoltà ad alimentarsi, vomito e pallore. Secondo dati statistici, solo 3 bambini su 1.000 nati da portatrici sane dello streptococco, presentano quadri clinici preoccupanti.
Ovviamente solo se il batterio streptococco entra nel sangue del neonato. In tale circostanza determinerebbe da subito sepsi, polmonite o meningite.
Grazie alle nuove linee guida messe in pratica, anche questa minima percentuale di neonati contagiati è oggi destinata a sparire. Lo streptococco agalactiae può contagiare anche l’uomo, con lo stesso riscontro sintomatologico.
Si conoscono circa 100 specie differenti del batterio streptococco, ma sono poche quelle che causano le più comuni patologie. Lo Streptococcus faecalis è di tipo non emolitico gruppo D, è presente nell’orofaringe e nell’intestino ed è un’importante causa di endocardite.
Lo Streptococcus pneumoniae è, invece, di tipo alfa emolitico. Si riscontra nelle vie aeree, e causa polmonite e altre infezioni piogene, quali sinusite e otite.
Lo Streptococcus mutans, infine, è di tipo alfa emolitico ed è il principale responsabile della carie dentarle. A seconda di quale sia l’agente infettante, sarà differente il distretto corporeo interessato dall’infezione e di conseguenza anche la sintomatologia provocata.
Fonte http://www.passionemamma.it/2017/10/streptococco-sintomi/
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