Molte coppie, (circa il 15-20 per cento secondo le ultime stime in Italia) hanno difficoltà a diventare genitori naturali e, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), dopo 12-24 mesi di rapporti mirati senza alcun esito la coppia è definita infertile. Un problema difficile da affrontare, soprattutto dal punto di vista psicologico. Spesso sopraggiungono tristezza, sconforto, perdita di autostima con relativa crisi di coppia. Eppure oggi le innovative tecniche di procreazione medicalmente assistita (Pma) consentono di ottenere ottimi risultati, anche laddove la donna tende a “gettare la spugna”. Ecco i principali passi che la coppia può affrontare per risolvere l’infertilità con l’aiuto della medicina.
Parlare con il medico
Il primo passo è raccontare al medico la propria storia clinica, vale a dire ogni dettaglio sulla propria salute e su quella dei familiari, specificando anche da quanto tempo si è alla ricerca di un bimbo, gli ostacoli affrontati, i problemi e le malattie presenti o passate ed eventuali indagini cliniche già effettuate. Il ginecologo, una volta raccolti tutti i dati (anamnesi) della coppia, potrà capire e consigliare qual è la strada migliore per ottenere una gravidanza.
Per quanto possa sembrare poco utile, l’anamnesi in realtà è il mezzo migliore per arrivare nel più breve tempo possibile a una corretta diagnosi di infertilità. Se la donna ha più di 35 anni, difatti, il fattore tempo è un fondamentale e può condizionare non poco le probabilità di successo nella Pma.
Le analisi da fare prima
A seconda delle difficoltà riscontrate dalla coppia nella ricerca della gravidanza (cicli mestruali troppo brevi o troppo lunghi, aborti spontanei, infezioni ricorrenti, ecc.), il ginecologo consiglierà una serie di indagini mediche. In genere, sono richiesti alcuni esami del sangue per dosare determinati ormoni sia nella donna sia nell’uomo, le analisi relative alla toxoplasmosi e alla rosolia (malattie che, se contratte in gravidanza, possono essere molto pericolose) nella donna, un’ecografia ginecologica per valutare utero e ovaie, gli esami per escludere la presenza di infezioni e infiammazioni (cioè, il tampone vaginale e il Pap-test per la donna) e per l’uomo uno spermiogramma (per analizzare la quantità e lo stato di salute degli spermatozoi) e la spermiocoltura (per ricercare eventuali infezioni nei genitali maschili). A seconda dei risultati, poi, la coppia potrà essere sottoposta a ulteriori indagini più invasive (come l’isteroscopia e la laparoscopia) per verificare la causa della difficoltà di concepimento. Ogni centro, comunque, ha un proprio elenco di esami che consiglia alla coppia prima di eseguire un trattamento di Pma, variabile a seconda del problema riscontrato alla base dell’infertilità.
La scelta della Pma
Inquadrato il problema della coppia nella ricerca di una gravidanza, il ginecologo consiglierà con quale metodo di procreazione assistita è meglio iniziare. Nei casi più lievi, per esempio se la donna ha semplicemente cicli irregolari ma è comunque presente l’ovulazione, sarà possibile iniziare con una semplice stimolazione dell’ovulazione per aumentare ad ogni ciclo le probabilità di gravidanza. In caso contrario, verranno consigliate tecniche più mirate, generalmente suddivise in due grandi gruppi: quelle di base effettuate in vivo, cioè con la fecondazione all’interno del corpo della donna (come l’inseminazione artificiale), e quelle dove è prevista quasi sempre la fecondazione in vitro e la manipolazione esterna di ovociti e spermatozoi (come la FIVET e la ICSI). Nei casi più seri o se le tecniche sopra citate non hanno portato ad alcun successo, è possibile sottoporsi a tecniche ancora più complesse, come il trasferimento nelle tube di ovociti e spermatozoi (la GIFT la ZIFT e la TET) e, nei casi più gravi di infertilità maschili, il prelievo chirurgico degli spermatozoi (cioè, la MESA,la TESA e la TESE). Infine, nei casi previsti dalla Legge, è possibile crioconservare gli spermatozoi, gli ovociti e gli embrioni.
Stimolare l’ovulazione
Quando la coppia non sembra avere specifici problemi di infertilità o quando si evidenziano semplicemente cicli irregolari o lunghi periodi di amenorrea (mancanza di mestruazioni) con scarsa capacità ovulatoria, si tende a iniziare con la stimolazione dell’ovulazione con farmaci. Il ginecologo, in pratica, prescrive alla donna una terapia solitamente a base di clomifene citrato o gonadotropine (farmaci usati anche nelle fertilizzazioni in vitro, ma a dosi inferiori) per aumentare la capacità ovulatoria della donna. I medicinali agiscono, infatti, stimolando le ovaie a produrre più follicoli maturi e, di solito, l’obiettivo è quello di ottenerne non più di 2-3 a ciclo per evitare le complicazioni di gravidanza plurigemellari. Con l’ecografia transvaginale, poi, il ginecologo è in grado di capire il giorno dell’ovulazione e consigliare, così, alla coppia quando avere i rapporti mirati.
L’inseminazione intrauterina
La più diffusa tecnica di Pma in Italia è l’inseminazione intrauterina, che di norma prevede la stimolazione dell’ovulazione nella donna e la successiva introduzione degli spermatozoi nell’utero per favorire l’incontro con l’ovocita maturo rilasciato dall’ovaio. Spesso, per individuare meglio il momento esatto in cui eseguire l’inseminazione, l’ovulazione viene indotta somministrando un farmaco per iniezione. Circa 24-36 ore dopo questa iniezione, infatti, di solito avviene l’ovulazione e si può eseguire l’inseminazione, che prevede l’introduzione di un campione di spermatozoi dopo un’attenta selezione. Prima di essere inserito nell’utero con un piccolo catetere, infatti, il liquido seminale viene sottoposto al “test di capacitazione”, cioè alla selezione dei soli spermatozoi più mobili e morfologicamente migliori.
Parlare con il medico
Il primo passo è raccontare al medico la propria storia clinica, vale a dire ogni dettaglio sulla propria salute e su quella dei familiari, specificando anche da quanto tempo si è alla ricerca di un bimbo, gli ostacoli affrontati, i problemi e le malattie presenti o passate ed eventuali indagini cliniche già effettuate. Il ginecologo, una volta raccolti tutti i dati (anamnesi) della coppia, potrà capire e consigliare qual è la strada migliore per ottenere una gravidanza.
Per quanto possa sembrare poco utile, l’anamnesi in realtà è il mezzo migliore per arrivare nel più breve tempo possibile a una corretta diagnosi di infertilità. Se la donna ha più di 35 anni, difatti, il fattore tempo è un fondamentale e può condizionare non poco le probabilità di successo nella Pma.
Le analisi da fare prima
A seconda delle difficoltà riscontrate dalla coppia nella ricerca della gravidanza (cicli mestruali troppo brevi o troppo lunghi, aborti spontanei, infezioni ricorrenti, ecc.), il ginecologo consiglierà una serie di indagini mediche. In genere, sono richiesti alcuni esami del sangue per dosare determinati ormoni sia nella donna sia nell’uomo, le analisi relative alla toxoplasmosi e alla rosolia (malattie che, se contratte in gravidanza, possono essere molto pericolose) nella donna, un’ecografia ginecologica per valutare utero e ovaie, gli esami per escludere la presenza di infezioni e infiammazioni (cioè, il tampone vaginale e il Pap-test per la donna) e per l’uomo uno spermiogramma (per analizzare la quantità e lo stato di salute degli spermatozoi) e la spermiocoltura (per ricercare eventuali infezioni nei genitali maschili). A seconda dei risultati, poi, la coppia potrà essere sottoposta a ulteriori indagini più invasive (come l’isteroscopia e la laparoscopia) per verificare la causa della difficoltà di concepimento. Ogni centro, comunque, ha un proprio elenco di esami che consiglia alla coppia prima di eseguire un trattamento di Pma, variabile a seconda del problema riscontrato alla base dell’infertilità.
La scelta della Pma
Inquadrato il problema della coppia nella ricerca di una gravidanza, il ginecologo consiglierà con quale metodo di procreazione assistita è meglio iniziare. Nei casi più lievi, per esempio se la donna ha semplicemente cicli irregolari ma è comunque presente l’ovulazione, sarà possibile iniziare con una semplice stimolazione dell’ovulazione per aumentare ad ogni ciclo le probabilità di gravidanza. In caso contrario, verranno consigliate tecniche più mirate, generalmente suddivise in due grandi gruppi: quelle di base effettuate in vivo, cioè con la fecondazione all’interno del corpo della donna (come l’inseminazione artificiale), e quelle dove è prevista quasi sempre la fecondazione in vitro e la manipolazione esterna di ovociti e spermatozoi (come la FIVET e la ICSI). Nei casi più seri o se le tecniche sopra citate non hanno portato ad alcun successo, è possibile sottoporsi a tecniche ancora più complesse, come il trasferimento nelle tube di ovociti e spermatozoi (la GIFT la ZIFT e la TET) e, nei casi più gravi di infertilità maschili, il prelievo chirurgico degli spermatozoi (cioè, la MESA,la TESA e la TESE). Infine, nei casi previsti dalla Legge, è possibile crioconservare gli spermatozoi, gli ovociti e gli embrioni.
Stimolare l’ovulazione
Quando la coppia non sembra avere specifici problemi di infertilità o quando si evidenziano semplicemente cicli irregolari o lunghi periodi di amenorrea (mancanza di mestruazioni) con scarsa capacità ovulatoria, si tende a iniziare con la stimolazione dell’ovulazione con farmaci. Il ginecologo, in pratica, prescrive alla donna una terapia solitamente a base di clomifene citrato o gonadotropine (farmaci usati anche nelle fertilizzazioni in vitro, ma a dosi inferiori) per aumentare la capacità ovulatoria della donna. I medicinali agiscono, infatti, stimolando le ovaie a produrre più follicoli maturi e, di solito, l’obiettivo è quello di ottenerne non più di 2-3 a ciclo per evitare le complicazioni di gravidanza plurigemellari. Con l’ecografia transvaginale, poi, il ginecologo è in grado di capire il giorno dell’ovulazione e consigliare, così, alla coppia quando avere i rapporti mirati.
L’inseminazione intrauterina
La più diffusa tecnica di Pma in Italia è l’inseminazione intrauterina, che di norma prevede la stimolazione dell’ovulazione nella donna e la successiva introduzione degli spermatozoi nell’utero per favorire l’incontro con l’ovocita maturo rilasciato dall’ovaio. Spesso, per individuare meglio il momento esatto in cui eseguire l’inseminazione, l’ovulazione viene indotta somministrando un farmaco per iniezione. Circa 24-36 ore dopo questa iniezione, infatti, di solito avviene l’ovulazione e si può eseguire l’inseminazione, che prevede l’introduzione di un campione di spermatozoi dopo un’attenta selezione. Prima di essere inserito nell’utero con un piccolo catetere, infatti, il liquido seminale viene sottoposto al “test di capacitazione”, cioè alla selezione dei soli spermatozoi più mobili e morfologicamente migliori.
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