La somministrazione di solfato di magnesio alle donne in gravidanza ad alto rischio di nascita pre-termine potrebbe limitare, nel feto, il rischio di paralisi cerebrale e morte. E’ quanto emerge da una metanalisi coordinata da Caroline Crowther, della Facoltà di Medicina dell’Università di Adelaide, in Australia. I risultati dello studio sono stati pubblicati da PLoS Medicine.
Nella metanalisi, nota con l’acronimo AMICABLE, Crowther e colleghi hanno preso in esame banche dati medici aggiornate a febbraio 2017, oltre a considerare cinque studi clinici randomizzati che hanno coinvolto, complessivamente, 5.493 donne e 6.131 bambini a rischio di nascita prematura, ovvero prima della 37a settimana. Tutti gli studi riportavano i risultati neurologici sui neonati. Complessivamente, il solfato di magnesio non avrebbe avuto alcun vantaggio nel prevenire la morte o la paralisi cerebrale.
Tuttavia, quando l’analisi si limitava ai quattro studi che valutavano nello specifico la neuroprotezione del feto, l’utilizzo di questo composto chimico avrebbe ridotto in modo significativo il tasso di paralisi cerebrale e di morte, rispettivamente del 15,1 e del 17,4%. In sostanza, secondo gli autori, ogni 41 donne trattate, si riusciva a prevenire la morte di un bambino. “Il beneficio è stato evidenziato al di là del motivo della nascita prematura e con una variazione minima rispetto a quanto tempo prima veniva somministrato e al dosaggio”, sottolineano gli autori.
Fonte: PLoS Medicine
Nella metanalisi, nota con l’acronimo AMICABLE, Crowther e colleghi hanno preso in esame banche dati medici aggiornate a febbraio 2017, oltre a considerare cinque studi clinici randomizzati che hanno coinvolto, complessivamente, 5.493 donne e 6.131 bambini a rischio di nascita prematura, ovvero prima della 37a settimana. Tutti gli studi riportavano i risultati neurologici sui neonati. Complessivamente, il solfato di magnesio non avrebbe avuto alcun vantaggio nel prevenire la morte o la paralisi cerebrale.
Tuttavia, quando l’analisi si limitava ai quattro studi che valutavano nello specifico la neuroprotezione del feto, l’utilizzo di questo composto chimico avrebbe ridotto in modo significativo il tasso di paralisi cerebrale e di morte, rispettivamente del 15,1 e del 17,4%. In sostanza, secondo gli autori, ogni 41 donne trattate, si riusciva a prevenire la morte di un bambino. “Il beneficio è stato evidenziato al di là del motivo della nascita prematura e con una variazione minima rispetto a quanto tempo prima veniva somministrato e al dosaggio”, sottolineano gli autori.
Fonte: PLoS Medicine
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