venerdì 3 febbraio 2017

India non attira piu’ gli stranieri infertili che vogliono ricorrere alla tecnica della maternità surrogata

        L’India, il paese piu’ densamente popolato sul pianeta, aiuta intensamente anche gli altri stati a combattere la crisi demografica. Maternità surrogata, la procedura quanto gettonata tanto controversiva, in India viene considerata una prassi quasi consueta come prendere il caffe’ la mattina. Allora che cosa nasconde questa semplicità e lassismo e come viene realmente attuata la pratica di maternità surrogata in India?  

        Il problema di sterilità ormai tormenta tutti i continenti ed è diventato globale. È noto da tempo che la maternità surrogata è una delle possibilità di precreare e di avere un figlio geneticamente nativo per le coppie infertili che per ragioni mediche non possono portare avanti una gravidanza. Al contempo sono pochissimi gli stati che riconoscono questo metodo di procreazione a livello legale e ne autorizzano l’attuazione. Sarebbe ancora piu’ corretto dire che questi stati rietrano in una lista molto ristretta. Fra questi paesi fino a poco tempo fa figurava anche l’India. Il paese che è diventato per turisti un museo gigantesco a cielo aperto dove ognuno ha la possibilità di immergersi nella storia millenaria e, inoltre, usufruire delle offerte che propongono i centri di medicina riproduttiva locali.
        Prima l’India offriva i servizi di precreazione medicalmente assistita alle donne e uomini non coinugati, ai coniugi e alle coppie di fatto. A farla breve, l’utero in affitto era accessibile a tutti senza alcuna eccezione. E non era solo la legge che attirava i pazienti provenienti da tutto il mondo. In confronto ad altri paesi che proponevano i servizi riproduttivi il costo del programma di maternità surrogata in India poteva essere considerato addirittura “simbolico”. Al prezzo di 20 mila dollari una coppia (o anche una singola persona) poteva avere un bambino geneticamente nativo.
        Qui sorge una domanda logica: come è possibile includere tutte le spese mediche (una parte integrante del programma è lo screening completo e la diagnosi dello stato di salute della madre surrogata, dei genitori biologici e dell’eventuale donatrice di ovuli), il periodo di preparazione dei partecipanti al programma (terapie farmacologiche necessarie), la procedura del transfer degli embrioni (l’utilizzo delle attrezzature costose) e così via. Non è per caso che le cliniche di medicina riproduttiva certificate indichino nel contratto le somme decisamente piu’ elevate (da 30 a 60 mila euro). 
        I genitori biologici firmando il contratto per la fornitura dei servizi di madre surrogata in India non immaginavano neanche in che condizioni si svolgesse tutto il processo! Vale la pena dire che in India tutto il programma non è sempre regolamentato e registrato col regolare contratto stipulato fra tutte le parti partecipanti al programma. Spesso “l’accordo” si limita ad essere soltanto verbale con una sorta di certificazione scritta che non ha alcun valore giuridico. Per quanto riguarda le madri surrogate, frequentemente le stesse non soddisfano gli standard internazionali comunemente accettati dalla comunità mondiale.
        Per le donne indiane la maternità surrogata è solo un affare commerciale. Le indiane non soffrono di problemi psicologici ed emozionali dovuti alla prestazione di tale servizio e la successiva consegna del bambino partorito. Le condizioni in cui vive la madre surrogata durante i 9 mesi di gestazione, a dir poco, lasciano molto a desiderare. Un’assoluta violazione delle norme sanitarie e l’assenza degli oggetti di prima importanza spaventano. Lo stato di salute della donna che decide di portare in grembo il figlio di altri per guadagnare suscita molti dubbi e domande. Spesso il processo di selezione delle donne avviene non secondo i criteri medici ma secondo il desiderio delle stesse di partecipare. Di conseguenza, nessuno dà le garanzie che il bambino gestato da una donna del genere sarà sano e non manifesterà alcun difetto dopo la nascita.
        Come risultato della negligenza i problemi a livello medico che insorgevano sempre piu’ spesso nell’ultimo periodo hanno comportato la chiusura delle cliniche e il divieto all’attuazione dei programmi di maternità surrogata. In parole povere, la situazione in India si è ridotta al fatto che tale servizio sembrava un semplice affare del mercato in piazza. E la qualità del servizio non veniva controllata da nessuna autorità. Ad alimentare tale atteggiamento sono stati anche gli stranieri che, attratti dal basso costo della procedura e dall’assoluta libertà legislativa, continuavano a venire portando soldi al paese. I mancati controlli e l’organizzazione del processo hanno causato la nascita di moltissimi bambini con difetti congeniti e deviazioni mentali che in seguito venivano rifiutati dai presunti genitori.  
        La maternità surrogata in India costa poco ma d’altronde è molto alto il rischio di non ottenere il risultato desiderato e continuare a contribuire allo sviluppo dle mercato nero e sottopagato. Si sono verificati casi quando vendevano un ovulo congelato come fresco proveniente da una parte del mondo, il liquido seminale da un’altra parte e l’utero indiano di basso costo.
        Il ministro indiano degli affari esteri afferma che la nuova legge fermerà il flusso degli stranieri e delle coppie omosessuali che alimentano lo sfruttamento delle donne surrogate indiane. Inoltre il politico afferma che esistono molti casi in cui le persone abusano di questa procedura oppure alla fine del programma rifiutano di portare i neonati partoriti dalle mamme surrogate indiane.

        Tuttavia, se l’India ha posto il divieto sulla pratica di maternità surrogata ci sono altri paesi che continuano a praticarla. Gli Stati Uniti e l’Ucraina sono gli stati dove il mercato di tecnologie riproduttive è in forte crescita. Ad esempio, l’Ucraina propone i servizi di maternità surrogata al prezzo leggermente piu’ alto di quello indiano al contempo offrendo un servizio impeccabile. Quindi sono sempre piu’ numerose le coppie straniere che decidono di rivolgersi alle cliniche ucraine seguendo il sogno di diventare genitori.

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