L’India, il paese piu’ densamente popolato
sul pianeta, aiuta intensamente anche gli altri stati a combattere la crisi
demografica. Maternità surrogata, la procedura quanto gettonata tanto
controversiva, in India viene considerata una prassi quasi consueta come
prendere il caffe’ la mattina. Allora che cosa nasconde questa semplicità e
lassismo e come viene realmente attuata la pratica di maternità surrogata in
India?
Il problema di sterilità ormai tormenta tutti i continenti ed è diventato
globale. È noto da tempo che la maternità surrogata è una delle possibilità di
precreare e di avere un figlio geneticamente nativo per le coppie infertili che
per ragioni mediche non possono portare avanti una gravidanza. Al contempo sono
pochissimi gli stati che riconoscono questo metodo di procreazione a livello
legale e ne autorizzano l’attuazione. Sarebbe ancora piu’ corretto dire che
questi stati rietrano in una lista molto ristretta. Fra questi paesi fino a
poco tempo fa figurava anche l’India. Il paese che è diventato per turisti un
museo gigantesco a cielo aperto dove ognuno ha la possibilità di immergersi
nella storia millenaria e, inoltre, usufruire delle offerte che propongono i
centri di medicina riproduttiva locali.
Prima l’India offriva i servizi di precreazione medicalmente assistita alle
donne e uomini non coinugati, ai coniugi e alle coppie di fatto. A farla breve,
l’utero in affitto era accessibile a tutti senza alcuna eccezione. E non era
solo la legge che attirava i pazienti provenienti da tutto il mondo. In
confronto ad altri paesi che proponevano i servizi riproduttivi il costo del
programma di maternità surrogata in India poteva essere considerato addirittura
“simbolico”. Al prezzo di 20 mila dollari una coppia (o anche una singola
persona) poteva avere un bambino geneticamente nativo.
Qui sorge una domanda logica: come è possibile includere tutte le spese
mediche (una parte integrante del programma è lo screening completo e la
diagnosi dello stato di salute della madre surrogata, dei genitori biologici e
dell’eventuale donatrice di ovuli), il periodo di preparazione dei partecipanti
al programma (terapie farmacologiche necessarie), la procedura del transfer
degli embrioni (l’utilizzo delle attrezzature costose) e così via. Non è per
caso che le cliniche di medicina riproduttiva certificate indichino nel
contratto le somme decisamente piu’ elevate (da 30 a 60 mila euro).
I genitori biologici
firmando il contratto per la fornitura dei servizi di madre surrogata in India
non immaginavano neanche in che condizioni si svolgesse tutto il processo! Vale
la pena dire che in India tutto il programma non è sempre regolamentato e registrato
col regolare contratto stipulato fra tutte le parti partecipanti al programma.
Spesso “l’accordo” si limita ad essere soltanto verbale con una sorta di
certificazione scritta che non ha alcun valore giuridico. Per quanto riguarda
le madri surrogate, frequentemente le stesse non soddisfano gli standard
internazionali comunemente accettati dalla comunità mondiale.
Per le donne indiane la
maternità surrogata è solo un affare commerciale. Le indiane non soffrono di
problemi psicologici ed emozionali dovuti alla prestazione di tale servizio e
la successiva consegna del bambino partorito. Le condizioni in cui vive la
madre surrogata durante i 9 mesi di gestazione, a dir poco, lasciano molto a
desiderare. Un’assoluta violazione delle norme sanitarie e l’assenza degli
oggetti di prima importanza spaventano. Lo stato di salute della donna che
decide di portare in grembo il figlio di altri per guadagnare suscita molti
dubbi e domande. Spesso il processo di selezione delle donne avviene non
secondo i criteri medici ma secondo il desiderio delle stesse di partecipare.
Di conseguenza, nessuno dà le garanzie che il bambino gestato da una donna del
genere sarà sano e non manifesterà alcun difetto dopo la nascita.
Come risultato della negligenza i problemi a livello medico che insorgevano
sempre piu’ spesso nell’ultimo periodo hanno comportato la chiusura delle
cliniche e il divieto all’attuazione dei programmi di maternità surrogata. In
parole povere, la situazione in India si è ridotta al fatto che tale servizio sembrava
un semplice affare del mercato in piazza. E la qualità del servizio non veniva
controllata da nessuna autorità. Ad alimentare tale atteggiamento sono stati
anche gli stranieri che, attratti dal basso costo della procedura e
dall’assoluta libertà legislativa, continuavano a venire portando soldi al
paese. I mancati controlli e l’organizzazione del processo hanno causato la
nascita di moltissimi bambini con difetti congeniti e deviazioni mentali che in
seguito venivano rifiutati dai presunti genitori.
La maternità surrogata in India costa poco ma d’altronde è molto alto il
rischio di non ottenere il risultato desiderato e continuare a contribuire allo
sviluppo dle mercato nero e sottopagato. Si sono verificati casi quando
vendevano un ovulo congelato come fresco proveniente da una parte del mondo, il
liquido seminale da un’altra parte e l’utero indiano di basso costo.
Il ministro indiano
degli affari esteri afferma che la nuova legge fermerà il flusso degli
stranieri e delle coppie omosessuali che alimentano lo sfruttamento delle donne
surrogate indiane. Inoltre il politico afferma che esistono molti casi in cui
le persone abusano di questa procedura oppure alla fine del programma rifiutano
di portare i neonati partoriti dalle mamme surrogate indiane.
Tuttavia, se l’India ha
posto il divieto sulla pratica di maternità surrogata ci sono altri paesi che
continuano a praticarla. Gli Stati Uniti e l’Ucraina sono gli stati dove il
mercato di tecnologie riproduttive è in forte crescita. Ad esempio, l’Ucraina
propone i servizi di maternità surrogata al prezzo leggermente piu’ alto di
quello indiano al contempo offrendo un servizio impeccabile. Quindi sono sempre
piu’ numerose le coppie straniere che decidono di rivolgersi alle cliniche
ucraine seguendo il sogno di diventare genitori.
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