Nel 1916, Edwin Cragin,un ginecologo conservatore affermò che non si poteva stabilire con sicurezza che la sutura effettuata sulla parete uterina si fosse rimarginata e pertanto una gravidanza e un travaglio dopo taglio cesareo avrebbero potuto portare ad una rottura d’utero. Dalla sua affermazione nacque la regola “Cesareo una volta, cesareo per sempre”, in uso fino a non molto tempo fa in molte delle strutture sul nostro territorio.
Nel 2010, l’American College of Obstetricians and Gynecologists ha affermato che la maggior parte delle donne che ha avuto un taglio cesareo può accedere al travaglio in una successiva gravidanza, pertanto le donne devono essere informate della possibilità di partorire per via vaginale. Ma è sicuro partorire per via vaginale dopo un taglio cesareo? E perché ci sono tutte queste controversie? Si stima che il tasso di successo di un travaglio di parto dopo T.C. sia del 60% nella popolazione generale e che salga al 76% se il parto avviene in un centro di III livello. Il travaglio di parto presenta un rischio lievemente aumentato di endometrite (infezione dell’endometrio), rottura d’utero, ma un rischio inferiore di trasfusioni e danni operativi.
Ma è possibile prevedere l’esito di un travaglio di parto dopo taglio cesareo? I fattori predittivi positivi sono l’aver già partorito per via vaginale e l’insorgenza spontanea del travaglio. Le possibilità di successo sono influenzate negativamente dall’età materna > 30 anni, dall’etnia non bianca, dalla distocia del travaglio, dal peso fetale > 4000 g, e dal breve intervallo tra le gravidanze (< 18 mesi). Inoltre non bisogna trascurare la storia ostetrica della donna e il tipo di taglio cesareo effettuato in precedenza.
Dunque quali sono i criteri di esclusione per una donna pre-cesarizzata? Non è possibile accedere al travaglio di parto nel caso in cui l’incisione del taglio cesareo sia corporale o a T, perché questo tipo di incisione aumenta il rischio di complicanza, in caso di gravidanze patologiche o precedente rottura d’utero. E’ importante comunicare alla donna che il parto vaginale è generalmente preferibile e che indipendentemente da quale approccio si scelga una donna pre-cesarizzata presenta maggiori rischi rispetto ad una donna che ha avuto parto spontaneo.
Durante il travaglio sarà effettuata la registrazione in continuo del battito cardiaco fetale. Non ci sono controindicazioni all’analgesia epidurale ed è possibile accelerare il travaglio con basse dosi di ossitocina. Anche l’induzione del travaglio non è controindicata sebbene le evidenze dimostrino un maggior tasso di successo in caso di insorgenza spontanea del travaglio. Le Linee Guida Italiane incoraggiano la scelta del travaglio di parto in donne con pregresso taglio cesareo con incisione sul segmento uterino inferiore, senza controindicazioni. E’ importante che la donna sia informata di questa possibilità, ne conosca i rischi e i benefici, e che effettui una scelta informata basata sulle ultime evidenze scientifiche.
Fonte Associazione Italiana Innecesareo
Nel 2010, l’American College of Obstetricians and Gynecologists ha affermato che la maggior parte delle donne che ha avuto un taglio cesareo può accedere al travaglio in una successiva gravidanza, pertanto le donne devono essere informate della possibilità di partorire per via vaginale. Ma è sicuro partorire per via vaginale dopo un taglio cesareo? E perché ci sono tutte queste controversie? Si stima che il tasso di successo di un travaglio di parto dopo T.C. sia del 60% nella popolazione generale e che salga al 76% se il parto avviene in un centro di III livello. Il travaglio di parto presenta un rischio lievemente aumentato di endometrite (infezione dell’endometrio), rottura d’utero, ma un rischio inferiore di trasfusioni e danni operativi.
Ma è possibile prevedere l’esito di un travaglio di parto dopo taglio cesareo? I fattori predittivi positivi sono l’aver già partorito per via vaginale e l’insorgenza spontanea del travaglio. Le possibilità di successo sono influenzate negativamente dall’età materna > 30 anni, dall’etnia non bianca, dalla distocia del travaglio, dal peso fetale > 4000 g, e dal breve intervallo tra le gravidanze (< 18 mesi). Inoltre non bisogna trascurare la storia ostetrica della donna e il tipo di taglio cesareo effettuato in precedenza.
Dunque quali sono i criteri di esclusione per una donna pre-cesarizzata? Non è possibile accedere al travaglio di parto nel caso in cui l’incisione del taglio cesareo sia corporale o a T, perché questo tipo di incisione aumenta il rischio di complicanza, in caso di gravidanze patologiche o precedente rottura d’utero. E’ importante comunicare alla donna che il parto vaginale è generalmente preferibile e che indipendentemente da quale approccio si scelga una donna pre-cesarizzata presenta maggiori rischi rispetto ad una donna che ha avuto parto spontaneo.
Durante il travaglio sarà effettuata la registrazione in continuo del battito cardiaco fetale. Non ci sono controindicazioni all’analgesia epidurale ed è possibile accelerare il travaglio con basse dosi di ossitocina. Anche l’induzione del travaglio non è controindicata sebbene le evidenze dimostrino un maggior tasso di successo in caso di insorgenza spontanea del travaglio. Le Linee Guida Italiane incoraggiano la scelta del travaglio di parto in donne con pregresso taglio cesareo con incisione sul segmento uterino inferiore, senza controindicazioni. E’ importante che la donna sia informata di questa possibilità, ne conosca i rischi e i benefici, e che effettui una scelta informata basata sulle ultime evidenze scientifiche.
Fonte Associazione Italiana Innecesareo
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