lunedì 27 febbraio 2017

Il pavimento pelvico dopo il parto: i segnali da non sottovalutare

       Ma perché è necessario prendersene cura?
       Il pavimento pelvico è una struttura complessa, composta da un numero elevato di muscoli e legamenti che hanno il compito di lavorare insieme al fine di garantire la continenza di feci e urine, sostenere gli organi pelvici, mantenere la pressione addominale e favorire il ritorno venoso e linfatico, e soprattutto agire durante il parto per favorire la nascita del feto.
       Inoltre, il pavimento pelvico può essere considerato un muscolo respiratorio accessorio poiché riduce la pressione intraddominale e favorisce la risalita del diaframma.

       Negli ultimi anni si è assistito ad un aumento dell’incidenza delle disfunzioni del pavimento pelvico, che impattano negativamente sulla qualità di vita di molte donne.
danno-perineale       La disfunzione perineale più comune è l’incontinenza urinaria, che colpisce circa il 16% delle donne tra i 16 e 30 anni.
       Seguono la ritenzione urinaria, il prolasso, le incontinenze fecali, le disfunzioni sessuali e il dolore pelvico cronico. In poche sono consapevoli di poter curare questi disturbi, e spesso il sentimento che accomuna queste donne è la rassegnazione a vivere una vita costantemente influenzata dalle perdite urinarie o dal dolore.

       Il fattore di rischio principale dei disturbi del pavimento pelvico è l’evento ostetrico, dunque gravidanza e parto sono alcuni dei fattori che potrebbero causare una disfunzione perineale.
       Il rischio aumenta in caso di parto operativo, multiparità, analgesia epidurale, rotazione sacrale dell’occipite, periodo espulsivo prolungato e macrosomia fetale.
       Una ricerca inglese ha stimato che l’85% delle donne che partorisce per via vaginale subisce un qualche grado di traumatismo perineale che richiederà un intervento nel 60% dei casi.

       Durante il parto infatti, il pavimento pelvico va incontro ad un grado di distensione elevata, che può provocare un danno ischemico a causa della compressione vascolare; un danno muscolare diretto per le lacerazioni; oppure una neuropatia del nervo pudendo che si ha in caso di sofferenza nervosa del nervo pelvico e delle branche pelviche del plesso sacrale che vengono compressi dalla testa fetale.

       Il post-partum e il puerperio dovrebbero essere momenti di tutela del pavimento pelvico: a tutte  le puerpere dovrebbe essere consigliato un training muscolare di recupero dopo il parto perché anche in assenza di danni apparenti, esiste comunque una diminuzione della forza muscolare perineale.
       La riabilitazione dovrebbe iniziare non prima che siano passati 2 mesi dal parto, sotto supervisione di un’ostetrica o di un terapista di riabilitazione che inserisca la donna in un percorso di prevenzione, educazione, diagnosi, terapia e riabilitazione.

Dunque se dopo il parto:
  • avverti dolore alla pelvi;
  • perdi piccole quantità di urina durante gli sforzi (portare pesi, tossire, starnutire);
  • hai difficoltà o provi dolore durante i rapporti sessuali;
  • avverti una maggiore difficoltà nella continenza di feci e gas o hai episodi di stitichezza;
  • fatichi ad urinare e avverti un peso a livello vaginale;
rivolgiti ad un’ostetrica per iniziare un percorso di riabilitazione del pavimento pelvico.

       Questi disturbi possono e devono essere trattati con cura per garantire il ritorno ad una buona qualità di vita.
Fonte : http://www.mammole.it/danno-pelvi/#sthash.KyPDwLQx.dpuf

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