I dati parlano chiaro: nel mondo, i bambini che vengono al mondo in anticipo sono sempre più numerosi. I fattori sono tanti: un po’ l’età della mamma, oggi più avanzata rispetto a una volta e legata a un maggior numero di complicanze come diabete, ipertensione e gestosi che possono indurre un parto pre-termine. Il ricorso alla procreazione assistita, soprattutto nel caso di gravidanze gemellari è uno d ei fattori rischio. Ci sono ovviamente prematuri e prematuri: non sono considerati tali i bambini che nascono solo qualche giorno prima del compimento della 40ma settimana, iniziano a essere considerati immaturi i bambini che vengono al mondo alla 36ma settimana, mentre prima di tale data sono detti prematuri.
Aumento periodo congedo post-parto Oltre all’assistenza in ospedale, è essenziale permettere ai genitori di poter stare il più possibile vicino al bimbo prematuro, che ha bisogno di una vicinanza maggiore con i genitori rispetto ai bambini nati a termine. L’INPS ha recepito il decreto legislativo del Jobs Act, prolungando il periodo di astensione obbligatoria per le mamme di nati pretermine in caso di parto fortemente prematuro, cioè almeno due mesi prima della data presunta del parto. Ovvero: ai 5 mesi del congedo di maternità si aggiungono i giorni che intercorrono tra la data effettiva del parto e l’inizio dei due mesi ante partum. È un passo avanti, ma per chi si occupa di congedo parentale per genitori di prematuri è necessario andare oltre: aggiungendo al periodo di congedo obbligatorio i giorni di degenza in terapia intensiva in ospedale per tutti i nati pretermine.
Giorgia Andretti
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