lunedì 19 novembre 2018

NEONATI ESTREMAMENTE PREMATURI: POSSIBILITÀ DALLE 22 SETT

       Lo standard universalmente riconosciuto affinché un bambino nato pretermine possa sopravvivere è oggi fissato intorno alle 24 settimane, tenendo conto ovviamente di un’ipervariabilità individuale e dei segni clinici mostrati dal piccolo al momento della nascita.
       Rispetto agli anni passati, ad oggi, i progressi in campo neonatologico sono molto positivi, tanto che la percentuale di sopravvivenza dei bambini nati tra la 24° e la 25° settimana è aumentata del 10%, mentre per i bambini nati tra la 26° e la 27° settimana la percentuale è salita al 16 %.

        Lo studio condotto negli Stati Uniti si è basato sull’esperienza di 24 diversi ospedali e sull’analisi di 5.000 bambini nati tra le 22 e le 27 settimane di gravidanza e ricoverati tra il 2006 ed il 2011.
       Gli studiosi hanno individuato che, nonostante la maggioranza dei piccoli siano deceduti o abbiano riportato gravi problemi di salute, una piccola minoranza di bambini nati a 22 settimane, ricoverati ed assistiti, si sono salvati.
prematuro-nato       Su 78 neonati pretermine che sono stati rianimati dall’equipe neonatologica, 18 sono sopravvissuti: mentre sei di loro hanno riportato problemi importanti come cecità, sordità e paralisi cerebrale, ad oggi, sette piccoli che sono ancora in osservazione sembrano non aver subito danni di grave entità.

        Sebbene la probabilità di sopravvivenza a questa età gestazionale è stimata come di 1 su 4, nel complesso, i risultati che emergono dallo studio sono incoraggianti.
       Grazie all’analisi dei dati raccolti, gli autori dell’indagine hanno concluso che le eterogenee pratiche ospedaliere rispetto all’opportunità di avviare un trattamento di rianimazione nei bambini nati a 22, 23 e 24 settimane di gestazione possono giustificare alcune delle differenze che si rilevano tra i diversi ospedali in termini di sopravvivenza dei piccoli, nonché in termini di sopravvivenza senza compromissioni rilevanti; dunque, il luogo in cui i neonati nascono sembra essere una delle determinanti che influenza le loro possibilità di restare in vita.

        Così come vanno migliorando le tecniche atte a garantire la sopravvivenza dei bambini, anche i genitori si ritrovano spesso ad affrontare scelte strazianti, che a volte sono diverse a seconda che l’età del neonato sia di 22 settimane + 1 giorno o + 6 giorni; dallo studio è infatti emerso che in alcuni ospedali si tende ad “arrotondare” l’età gestazionale, e quindi i bambini più vicini alle 23 settimane hanno più probabilità di ricevere i trattamenti di rianimazione.
       Ma gli autori ed altri esperti hanno precisato che l’età gestazionale è fondamentalmente un’ipotesi, spesso basata su ricordi delle mamme del loro ultimo ciclo mestruale e/o sulla stima delle dimensioni fetali.
       Gli esperti hanno inoltre dichiarato che anche altri fattori, comprese le cure prenatali ed il fatto che i feti femmine sono spesso più maturi rispetto ai feti maschi dovrebbero influenzare le decisioni prese al momento della nascita dei piccoli.

       Ovviamente, il neonato estremamente pretermine è un paziente altamente instabile, che deve adattarsi prematuramente alla vita extrauterina e completare lo sviluppo di organi e sensi in ambiente ospedaliero, un luogo artificiale ed insidioso: i rischi di mortalità e morbilità sono molto elevati per queste creature, che potrebbero riportare danni significativi dal punto di vista neurologico, come anche respiratorio, oculistico e metabolico.
       Come dichiarato dal Dott. Costantino Romagnoli, Presidente della Società Italiana di Neonatologia, “è molto difficile che un neonatologo ‘lasci perdere’ un bambino, anzi. Ma dobbiamo ricordarci che non siamo onnipotenti e avere la consapevolezza dei limiti da rispettare. Il nostro approccio è di relazione diretta con il nascituro: il bambino che nasce a 23 settimane di gestazione e ha segni di vitalità è sempre rianimato e portato in terapia intensiva.

        Di fronte a una nascita a 22 settimane, prima di tutto cerchiamo di capire qual è la vera età gestazionale, sapendo che anche pochi giorni fanno la differenza.
       Poi, al momento del parto, teniamo conto dei segni clinici”. Una valutazione secondo scienza e coscienza, fattore oggettivo ed essenziale.
       Proprio in considerazione dei risultati riportati da una serie di studi reperibili in letteratura nonché dalla possibilità che il neonato possa godere di vita autonoma già a 22 settimane + 3 giorni, nel corso degli ultimi anni si è aperto il dibattito relativo alla necessità di abbassare il range dell’età gestazionale entro la quale è possibile ricorrere all’aborto terapeutico.
       Ovviamente, queste controversie sorgono in virtù di una sostanziale differenza tra le possibilità che la medicina aveva in termini di assistenza al neonato prematuro all’epoca in cui fu proclamata la legge e quelle che invece esistono oggi.
        I dati riportati all’interno dello studio statunitense fanno sperare che in futuro, grazie allo sviluppo di nuove e sempre più raffinate tecnologie, le probabilità di sopravvivenza dei piccoli nati prematuramente siano incrementate.


Fonte
Premature Babies May Survive at 22 Weeks if Treated, Study Finds

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