La MGF è una pratica tipicamente diffusa in alcune zone dell’Africa, in particolare nella parte centro-settentrionale del continente (Egitto, Sudan, Somalia, Burkina Faso ecc.); tuttavia, oggi, questa coinvolge numeri impressionanti di bambine e giovani donne non soltanto in Africa, ma anche nei paesi occidentali, dove viene praticata in modo clandestino.
In seguito all’emigrazione della popolazione africana nel resto del mondo, la questione delle MGF è venuta alla luce, ma di fronte agli occhi di culture profondamente differenti rispetto a quella di origine.
In particolare, la Gran Bretagna è molto attiva rispetto a questa tematica, tanto che in data 23 aprile 2015 è stato pubblicato il resoconto di un lungo lavoro prodotto grazie alla collaborazione degli appartenenti al Gruppo Intercollegiale delle MGF, della Federazione Internazionale di Ginecologia e Ostetricia (FIGO), della Confederazione Internazionale delle Ostetriche (ICM), del Royal College Ostetrico (RCM), del Royal College Infermieristico (RCN), e grazie al patrocinio di diverse altre organizzazioni. La pubblicazione formula importanti raccomandazioni rivolte a tutti i professionisti che sono ritenuti fondamentali per poter avviare dei cambiamenti significativi, necessari nel Regno Unito tanto quanto negli altri paesi per aiutare a sradicare le MGF.
Ma cos’è la MGF? Essa comprende una svariata tipologia di procedure che comportano la rimozione parziale o totale dei genitali esterni o altre lesioni agli organi genitali femminili, per ragioni non mediche. L’OMS classifica quattro diverse topologie di MGF: (tipo I) clitoridectomia, (tipo II) escissione, (tipo III) infibulazione, e (tipo IV) altre procedure dannose quali punture, perforazioni, incisioni, raschiature e cauterizzazioni.
Poiché spesso questi interventi vengono eseguiti in ambiente non ospedaliero e con strumenti grossolani ed artigianali, la procedura si accompagna a grande sofferenza ed espone ad un elevatissimo rischio di infezione e setticemia.
L’inchiesta intercollegiale pone grandemente in rilievo le conseguenze delle MGF, talvolta fatali, partendo dal presupposto che tale pratica è medicalmente inutile ed interferisce con il normale funzionamento dei genitali femminili dando luogo a una vasta gamma di complicazioni per la salute: tra i danni a breve termine vi sono emorragia, shock, ritenzione urinaria e lesioni degli organi adiacenti; tra i danni a medio-lungo termine vi sono ascessi, cisti, aderenze vulvari, infezioni delle vie urinarie, rapporti sessuali dolorosi, disfunzioni sessuali, nonchè notevoli difficoltà al momento del parto. Inoltre, specialmente nelle donne più giovani, lo stress emotivo e i disordini psicologici conseguenti ad una mutilazione minano profondamente l’identità della persona che la subisce.
Si stima che circa 66 mila donne solo in Inghilterra e Wales abbiano subito l’operazione e che oltre 23 mila ragazze non ancora quindicenni siano a rischio di subirla nelle comunità dell’Africa centrale.
In relazione a questo tema così delicato, la posizione assunta dagli organi istituzionali a livello internazionale è uniforme. L’ONU ha riconosciuto le MGF come una “tortura”, un “trattamento inumano e degradante”, convocando l’Assemblea Generale allo scopo di promuovere una campagna che porti all’eliminazione di questa procedura mediante interventi legislativi nazionali e sovranazionali.
In seguito all’inchiesta intercollegiale, è stato prodotto un documento che riassume la posizione presa dai vertici e che vuole essere un forte strumento di diffusione della visione del tema della MGF.
La posizione assunta può essere riepilogata nei seguenti punti-chiave: la MGF è un “crimine” che non può essere e non sarà più tollerato all’interno della moderna società multiculturale, un crimine che colpisce parte delle ragazze e delle donne più vulnerabili; il fenomeno, poiché spesso attuato su ragazze molto giovani/bambine, viene riconosciuto come un abuso su minore ed una grave forma di violenza contro le donne, a prescindere dalla loro età; la MGF viene considerata una violazione dei diritti del bambino, nello specifico delle bambine e più in generale di tutte le donne; nonostante sia noto che in alcune comunità la MGF si verifica in quanto considerata come il prolungamento di un’antica tradizione, un rito di passaggio, questo non rende la pratica accettabile: la medicalizzazione delle MGF “deve finire”.
Il gruppo di lavoro ha poi sottolineato che, nonostante all’apparenza potrebbe sembrare che molte ragazze si sottomettano volontariamente all’intervento con la benedizione delle loro famiglie, è sbagliato pensare che le bambine scelgano in libertà se sottoporsi o meno all’intervento: infatti, molte ragazze sono minorenni e non sono quindi in grado di dare un consenso informato all’esecuzione di una pratica che darà conseguenze fisiche e psicologiche per tutta la vita; inoltre, queste spesso avvertono una forte pressione sociale e non sono messe a conoscenza di ciò che la procedura comporta e dell’impatto a lungo termine che avrà sulla loro salute sessuale e riproduttiva.
Da ultimo, il gruppo sostiene con forza che non vi è alcun argomento convincente tale da giustificare la MGF: i traumi fisici, psicologici ed emotivi a lungo termine ad essa conseguenti, che gli operatori sanitari (specialmente le ostetriche ed i ginecologi) e le stesse donne conoscono fin troppo a fondo, dimostrano che tale pratica arreca unicamente un danno significativo e permanente.
Da ora in avanti, in Gran Bretagna si prevede la diffusione di nuove regole del SSN (NHS) ed un coinvolgimento degli operatori chiamati a contrastare tale fenomeno; si mira inoltre alla prevenzione della mutilazione nei confronti delle bambine ritenute a rischio.
La questione presenta comunque sfaccettature molto complesse, come dimostrano le tante ricerche che raccontano il motivo per il quale alcune bambine/ragazze scelgono di essere circoncise; rispetto a questa tematica, i vertici rimarcano il loro interesse ma sottolineano che “la MGF non può essere considerata una scelta” e deve essere bandita.
Fonti – Tackling FGM in the UK Intercollegiate recommendations for identifying, recording and reportin
– Joint statement on story about women choosing to be circumcised
In seguito all’emigrazione della popolazione africana nel resto del mondo, la questione delle MGF è venuta alla luce, ma di fronte agli occhi di culture profondamente differenti rispetto a quella di origine.
In particolare, la Gran Bretagna è molto attiva rispetto a questa tematica, tanto che in data 23 aprile 2015 è stato pubblicato il resoconto di un lungo lavoro prodotto grazie alla collaborazione degli appartenenti al Gruppo Intercollegiale delle MGF, della Federazione Internazionale di Ginecologia e Ostetricia (FIGO), della Confederazione Internazionale delle Ostetriche (ICM), del Royal College Ostetrico (RCM), del Royal College Infermieristico (RCN), e grazie al patrocinio di diverse altre organizzazioni. La pubblicazione formula importanti raccomandazioni rivolte a tutti i professionisti che sono ritenuti fondamentali per poter avviare dei cambiamenti significativi, necessari nel Regno Unito tanto quanto negli altri paesi per aiutare a sradicare le MGF.
Ma cos’è la MGF? Essa comprende una svariata tipologia di procedure che comportano la rimozione parziale o totale dei genitali esterni o altre lesioni agli organi genitali femminili, per ragioni non mediche. L’OMS classifica quattro diverse topologie di MGF: (tipo I) clitoridectomia, (tipo II) escissione, (tipo III) infibulazione, e (tipo IV) altre procedure dannose quali punture, perforazioni, incisioni, raschiature e cauterizzazioni.
Poiché spesso questi interventi vengono eseguiti in ambiente non ospedaliero e con strumenti grossolani ed artigianali, la procedura si accompagna a grande sofferenza ed espone ad un elevatissimo rischio di infezione e setticemia.
L’inchiesta intercollegiale pone grandemente in rilievo le conseguenze delle MGF, talvolta fatali, partendo dal presupposto che tale pratica è medicalmente inutile ed interferisce con il normale funzionamento dei genitali femminili dando luogo a una vasta gamma di complicazioni per la salute: tra i danni a breve termine vi sono emorragia, shock, ritenzione urinaria e lesioni degli organi adiacenti; tra i danni a medio-lungo termine vi sono ascessi, cisti, aderenze vulvari, infezioni delle vie urinarie, rapporti sessuali dolorosi, disfunzioni sessuali, nonchè notevoli difficoltà al momento del parto. Inoltre, specialmente nelle donne più giovani, lo stress emotivo e i disordini psicologici conseguenti ad una mutilazione minano profondamente l’identità della persona che la subisce.
Si stima che circa 66 mila donne solo in Inghilterra e Wales abbiano subito l’operazione e che oltre 23 mila ragazze non ancora quindicenni siano a rischio di subirla nelle comunità dell’Africa centrale.
In relazione a questo tema così delicato, la posizione assunta dagli organi istituzionali a livello internazionale è uniforme. L’ONU ha riconosciuto le MGF come una “tortura”, un “trattamento inumano e degradante”, convocando l’Assemblea Generale allo scopo di promuovere una campagna che porti all’eliminazione di questa procedura mediante interventi legislativi nazionali e sovranazionali.
In seguito all’inchiesta intercollegiale, è stato prodotto un documento che riassume la posizione presa dai vertici e che vuole essere un forte strumento di diffusione della visione del tema della MGF.
La posizione assunta può essere riepilogata nei seguenti punti-chiave: la MGF è un “crimine” che non può essere e non sarà più tollerato all’interno della moderna società multiculturale, un crimine che colpisce parte delle ragazze e delle donne più vulnerabili; il fenomeno, poiché spesso attuato su ragazze molto giovani/bambine, viene riconosciuto come un abuso su minore ed una grave forma di violenza contro le donne, a prescindere dalla loro età; la MGF viene considerata una violazione dei diritti del bambino, nello specifico delle bambine e più in generale di tutte le donne; nonostante sia noto che in alcune comunità la MGF si verifica in quanto considerata come il prolungamento di un’antica tradizione, un rito di passaggio, questo non rende la pratica accettabile: la medicalizzazione delle MGF “deve finire”.
Il gruppo di lavoro ha poi sottolineato che, nonostante all’apparenza potrebbe sembrare che molte ragazze si sottomettano volontariamente all’intervento con la benedizione delle loro famiglie, è sbagliato pensare che le bambine scelgano in libertà se sottoporsi o meno all’intervento: infatti, molte ragazze sono minorenni e non sono quindi in grado di dare un consenso informato all’esecuzione di una pratica che darà conseguenze fisiche e psicologiche per tutta la vita; inoltre, queste spesso avvertono una forte pressione sociale e non sono messe a conoscenza di ciò che la procedura comporta e dell’impatto a lungo termine che avrà sulla loro salute sessuale e riproduttiva.
Da ultimo, il gruppo sostiene con forza che non vi è alcun argomento convincente tale da giustificare la MGF: i traumi fisici, psicologici ed emotivi a lungo termine ad essa conseguenti, che gli operatori sanitari (specialmente le ostetriche ed i ginecologi) e le stesse donne conoscono fin troppo a fondo, dimostrano che tale pratica arreca unicamente un danno significativo e permanente.
Da ora in avanti, in Gran Bretagna si prevede la diffusione di nuove regole del SSN (NHS) ed un coinvolgimento degli operatori chiamati a contrastare tale fenomeno; si mira inoltre alla prevenzione della mutilazione nei confronti delle bambine ritenute a rischio.
La questione presenta comunque sfaccettature molto complesse, come dimostrano le tante ricerche che raccontano il motivo per il quale alcune bambine/ragazze scelgono di essere circoncise; rispetto a questa tematica, i vertici rimarcano il loro interesse ma sottolineano che “la MGF non può essere considerata una scelta” e deve essere bandita.
Fonti – Tackling FGM in the UK Intercollegiate recommendations for identifying, recording and reportin
– Joint statement on story about women choosing to be circumcised
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