La dieta vegetariana, in particolare quella definita lacto ovo vegetariana, prende sempre più piede nei Paesi industrializzati in quanto ritenuto il giusto regime alimentare in grado di aiutare a preservare la salute.
E’ infatti scientificamente provato che un consumo eccessivo di carni aumenta la probabilità di malattie gravi come ad esempio il tumore al colon, ma anche ipertensione e conseguenti problemi cardiaci.
Ricerche approfondite in materia sono state condotte dall’ADA (American Dietetic Association) che ha studiato gli effetti di tale regime alimentare nelle varie fasi della vita sconfessando anche alcune false credenze.
In particolare una ricerca ha dimostrato che questo regime alimentare può essere seguito anche in gravidanza ed allattamento.
Dalle ricerche emerge che in gravidanza ed allattamento non vi sono particolari differenze per le donne che hanno una dieta vegetariana rispetto a donne che invece hanno un regime alimentare che prevede anche il consumo di carne e pesce, l’importante è pianificare una dieta che preveda integrazioni laddove necessarie.
E’ stato rilevato che nelle donne vegetariane in gravidanza vi sono assunzioni inferiori di calcio, vitamina B 12 e zinco mentre, per quanto riguarda l’allattamento al seno, è stato riscontrato che il latte materno delle donne vegetariane è simile per composizione rispetto al latte delle donne non vegetariane e quindi non si riscontrano particolari necessità integrative.
Vengono però mantenuti tutti i benefici perché una dieta vegetariana riduce il rischio di obesità infantile e di ipertensione e di conseguenza abbassa la probabilità di ischemie e problemi cardiocircolatori.
Anche lo svezzamento deve avvenire con le stesse tappe dello svezzamento praticate dalle donne onnivore e sostituendo gli omogeneizzati di carne con il tofu e utilizzando yogurt, legumi e integrando con vitamina B12 e zinco laddove vi dovessero essere carenze.
Dello stesso tenore sono i risultati del progetto EPIC, condotto con la collaborazione dell’AIRC, associazione che si occupa di ricerca sul cancro, è stato rilevato che le donne vegetariane hanno un’incidenza inferiore di tumore al seno.
La stessa ricerca punta anche a sottolineare il ruolo fondamentale delle fibre di origine vegetale che hanno una funzione protettiva nei confronti del colon riducendo così l’incidenza del carcinoma.
Da questo studio emerge che i vegetariani hanno il 12% di possibilità in meno di sviluppare patologie tumorali in genere, percentuale che sale al 45% per il cancro allo stomaco, vescica e leucemie.
Questi dati sono convalidati da una ricerca condotta presso la Loma Linda University in California che ha sottoposto ad analisi 73000 americani divisi in onnivori, lacto ovo vegetariani, semivegetariani pescovegetariani e vegani.
Dai dati riscontrati a sette anni dall’inizio della ricerca, è emerso che vi è una mortalità inferiore nei lacto ovo vegetariani.
E’ infatti scientificamente provato che un consumo eccessivo di carni aumenta la probabilità di malattie gravi come ad esempio il tumore al colon, ma anche ipertensione e conseguenti problemi cardiaci.
Ricerche approfondite in materia sono state condotte dall’ADA (American Dietetic Association) che ha studiato gli effetti di tale regime alimentare nelle varie fasi della vita sconfessando anche alcune false credenze.
In particolare una ricerca ha dimostrato che questo regime alimentare può essere seguito anche in gravidanza ed allattamento.
Dalle ricerche emerge che in gravidanza ed allattamento non vi sono particolari differenze per le donne che hanno una dieta vegetariana rispetto a donne che invece hanno un regime alimentare che prevede anche il consumo di carne e pesce, l’importante è pianificare una dieta che preveda integrazioni laddove necessarie.
E’ stato rilevato che nelle donne vegetariane in gravidanza vi sono assunzioni inferiori di calcio, vitamina B 12 e zinco mentre, per quanto riguarda l’allattamento al seno, è stato riscontrato che il latte materno delle donne vegetariane è simile per composizione rispetto al latte delle donne non vegetariane e quindi non si riscontrano particolari necessità integrative.
Vengono però mantenuti tutti i benefici perché una dieta vegetariana riduce il rischio di obesità infantile e di ipertensione e di conseguenza abbassa la probabilità di ischemie e problemi cardiocircolatori.
Anche lo svezzamento deve avvenire con le stesse tappe dello svezzamento praticate dalle donne onnivore e sostituendo gli omogeneizzati di carne con il tofu e utilizzando yogurt, legumi e integrando con vitamina B12 e zinco laddove vi dovessero essere carenze.
Dello stesso tenore sono i risultati del progetto EPIC, condotto con la collaborazione dell’AIRC, associazione che si occupa di ricerca sul cancro, è stato rilevato che le donne vegetariane hanno un’incidenza inferiore di tumore al seno.
La stessa ricerca punta anche a sottolineare il ruolo fondamentale delle fibre di origine vegetale che hanno una funzione protettiva nei confronti del colon riducendo così l’incidenza del carcinoma.
Da questo studio emerge che i vegetariani hanno il 12% di possibilità in meno di sviluppare patologie tumorali in genere, percentuale che sale al 45% per il cancro allo stomaco, vescica e leucemie.
Questi dati sono convalidati da una ricerca condotta presso la Loma Linda University in California che ha sottoposto ad analisi 73000 americani divisi in onnivori, lacto ovo vegetariani, semivegetariani pescovegetariani e vegani.
Dai dati riscontrati a sette anni dall’inizio della ricerca, è emerso che vi è una mortalità inferiore nei lacto ovo vegetariani.
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