sabato 17 novembre 2018

Diagnosi prenatale: faccio il test di screening o l'amniocentesi?

       Test di screening o amniocentesi? Questa è una domanda cruciale che le donne in dolce attesa si pongono. La decisione spesso è combattuta perché si tratta di scegliere tra un esame innocuo, il test di screening, che però dà soltanto una stima del rischio, per quanto attendibile ed esami invasivi, quali l’amniocentesi o la villocentesi con un rischio di aborto stimato tra lo 0,5 e l’1% ma che forniscono una diagnosi certa se il feto è affetto o no da sindromi cromosomiche o altre patologie genetiche.
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        La filosofia di pensiero dominante in ambito medico è di consigliare i test di screening alle donne in età non a rischio – cioè con meno di 35 anni – e gli esami invasivi oltre i 35 anni, quando è statisticamente più elevata la probabilità di malformazioni cromosomiche del bambino.

        Bisogna tuttavia considerare che oggi i figli si fanno sempre più tardi e seguendo questa filosofuia, bisognerebbe consigliare a circa il 20% delle future mamme un esame invasivo che, in base alle statistiche, in un caso su 100 potrebbe provocare l’aborto di un bambino che la maggior parte delle volte è perfettamente sano.

       Proprio per questo, sempre più ginecologi, concordano nell’indirizzare verso i test di screening anche le donne oltre i 35 anni, in modo da definire meglio il loro rischio personale, per poi decidere, in base al risultato, se andare avanti nelle ricerche sottoponendosi a un esame invasivo o fermarsi lì.

Fonte https://www.nostrofiglio.it/gravidanza/diagnosi-prenatale/diagnosi-prenatale-faccio-il-test-di-screening-o-l-amniocentesi?fbclid=IwAR2j_ZoKdEvgxIhkm3LQPm7TTH7PXWbp-NNjNfVntYjOtyMQ0cvdLnFhdCE

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