In mezzo secolo il numero di spermatozoi nel maschio si è ridotto della metà. E le ragioni sono da ricercare nella storia clinica e nello stile di vita che questi uomini hanno condotto all'inizio della loro vita. Nell'infanzia e nell'adolescenza, dunque, fasi della vita in cui l'attenzione della famiglia e l'opera del pediatra sono fondamentali in termini di prevenzione.
Criptorchidismo e il varicocele sono le due condizioni mediche che incidono di più sulla fertilità maschile. «Il primo interessa il 3-5% dei neonati ed è più frequente nei bambini nati pretermine. Alla nascita un testicolo non si trova nello scroto e, sebbene nell'80% dei casi scenda spontaneamente entro i 6-12 mesi di vita, nei restanti casi è necessario intervenire quanto più precocemente per evitare che si possano creare dei danni al testicolo», spiega Giuseppe Saggese, presidente della Conferenza dei Direttori delle Scuole di Specializzazione in Pediatria. «Il varicocele è la dilatazione di alcune vene del testicolo, condizione che riguarda il 20 degli adolescenti. Nonostante sia così comune, spesso non viene diagnosticato o la sua diagnosi avviene per caso perché non viene indagata abbastanza», aggiunge l'esperto.
Poi ci sono gli stili di vita. Sovrappeso e obesità alla pubertà determinano uno squilibrio ormonale che può avere effetti negativi sia sullo sviluppo sessuale sia sullo sviluppo degli spermatozoi nel testicolo. Il fumo di sigaretta e di marijuana, l'abuso di bevande alcoliche e il consumo di sostanze stupefacenti sono state associate a danni genetici a livello del Dna degli spermatozoi e ad alterazioni della loro mobilità e quindi ad una riduzione della fertilità maschile.
«Se consideriamo che negli adolescenti è molto frequente il policonsumo di fumo, alcol e marijuana, che interessa fino al 64% dei ragazzi, è chiaro come questi fattori di rischio, sommandosi, possono in qualche modo danneggiare i testicoli, in un'età delicata come quella della maturazione e dello sviluppo», prosegue Saggese.
Alcune malattie sessualmente trasmesse, come la chlamydia, la gonorrea, la sifilide, l'Hiv, gli herpes-virus e soprattutto il virus del papilloma umano, che nel ragazzo possono essere asintomatiche, hanno la capacità di raggiungere il testicolo e di danneggiarlo. Ma purtroppo spesso i giovani non le conoscono, come non conoscono i molti rischi che si possono correre ad avere rapporti sessuali non protetti.
Un momento particolarmente importante che va monitorato è quello della transizione, cioè la fase di passaggio dal pediatra al medico dell'adulto. A 15-16 anni d'età, in genere, i ragazzi non vanno più dal pediatra e non fanno quindi più alcun controllo. Cosa sbagliata, spiega Andrea Lenzi, presidente della Società italiana di endocrinologia (Sie), secondo il quale i controlli da non mancare per una corretta prevenzione andrologica sono quattro: alla nascita, a 12, 16 e a 18 anni.
«Nell'infanzia il bambino deve essere sottoposto ad un controllo finalizzato a valutare la posizione dei testicoli e la eventuale presenza di alterazioni del pene e del meato uretrale, o della presenza di fimosi», spiega Lenzi. «Fra i 12 e i 16 anni una visita pediatrica di tipo andrologico (o più se si trovano patologie) risulta essenziale per seguire questo delicato processo di sviluppo ed individuare patologie come il varicocele». Al raggiungimento della maggiore età far visitare i propri figli significa mantenere attenzione su questa sfera abituando il ragazzo a controllarsi senza problemi, a verificare che lo sviluppo sia avvenuto correttamente, che non vi siano alterazioni del pene o dei testicoli, di nuovo che non sia presente un varicocele, che la sessualità si stia sviluppando senza timori, «ed anche ad addestrare alla autopalpazione del testicolo, unica maniera per identificare precocemente isegni della presenza di un tumore al testicolo, uno fra quelli che colpiscono più frequentemente i giovani fra i 15 e i 35 anni», conclude l'esperto.
Fonte http://www.healthdesk.it/medicina/linfertilit-sue-radici-nellinfanzia-bambino-tre-rischio-1433779200
Criptorchidismo e il varicocele sono le due condizioni mediche che incidono di più sulla fertilità maschile. «Il primo interessa il 3-5% dei neonati ed è più frequente nei bambini nati pretermine. Alla nascita un testicolo non si trova nello scroto e, sebbene nell'80% dei casi scenda spontaneamente entro i 6-12 mesi di vita, nei restanti casi è necessario intervenire quanto più precocemente per evitare che si possano creare dei danni al testicolo», spiega Giuseppe Saggese, presidente della Conferenza dei Direttori delle Scuole di Specializzazione in Pediatria. «Il varicocele è la dilatazione di alcune vene del testicolo, condizione che riguarda il 20 degli adolescenti. Nonostante sia così comune, spesso non viene diagnosticato o la sua diagnosi avviene per caso perché non viene indagata abbastanza», aggiunge l'esperto.
Poi ci sono gli stili di vita. Sovrappeso e obesità alla pubertà determinano uno squilibrio ormonale che può avere effetti negativi sia sullo sviluppo sessuale sia sullo sviluppo degli spermatozoi nel testicolo. Il fumo di sigaretta e di marijuana, l'abuso di bevande alcoliche e il consumo di sostanze stupefacenti sono state associate a danni genetici a livello del Dna degli spermatozoi e ad alterazioni della loro mobilità e quindi ad una riduzione della fertilità maschile.
«Se consideriamo che negli adolescenti è molto frequente il policonsumo di fumo, alcol e marijuana, che interessa fino al 64% dei ragazzi, è chiaro come questi fattori di rischio, sommandosi, possono in qualche modo danneggiare i testicoli, in un'età delicata come quella della maturazione e dello sviluppo», prosegue Saggese.
Alcune malattie sessualmente trasmesse, come la chlamydia, la gonorrea, la sifilide, l'Hiv, gli herpes-virus e soprattutto il virus del papilloma umano, che nel ragazzo possono essere asintomatiche, hanno la capacità di raggiungere il testicolo e di danneggiarlo. Ma purtroppo spesso i giovani non le conoscono, come non conoscono i molti rischi che si possono correre ad avere rapporti sessuali non protetti.
Un momento particolarmente importante che va monitorato è quello della transizione, cioè la fase di passaggio dal pediatra al medico dell'adulto. A 15-16 anni d'età, in genere, i ragazzi non vanno più dal pediatra e non fanno quindi più alcun controllo. Cosa sbagliata, spiega Andrea Lenzi, presidente della Società italiana di endocrinologia (Sie), secondo il quale i controlli da non mancare per una corretta prevenzione andrologica sono quattro: alla nascita, a 12, 16 e a 18 anni.
«Nell'infanzia il bambino deve essere sottoposto ad un controllo finalizzato a valutare la posizione dei testicoli e la eventuale presenza di alterazioni del pene e del meato uretrale, o della presenza di fimosi», spiega Lenzi. «Fra i 12 e i 16 anni una visita pediatrica di tipo andrologico (o più se si trovano patologie) risulta essenziale per seguire questo delicato processo di sviluppo ed individuare patologie come il varicocele». Al raggiungimento della maggiore età far visitare i propri figli significa mantenere attenzione su questa sfera abituando il ragazzo a controllarsi senza problemi, a verificare che lo sviluppo sia avvenuto correttamente, che non vi siano alterazioni del pene o dei testicoli, di nuovo che non sia presente un varicocele, che la sessualità si stia sviluppando senza timori, «ed anche ad addestrare alla autopalpazione del testicolo, unica maniera per identificare precocemente isegni della presenza di un tumore al testicolo, uno fra quelli che colpiscono più frequentemente i giovani fra i 15 e i 35 anni», conclude l'esperto.
Fonte http://www.healthdesk.it/medicina/linfertilit-sue-radici-nellinfanzia-bambino-tre-rischio-1433779200
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