Spingere le donne incinte a prestare attenzione ai movimenti del feto non è una strategia efficace per prevenire le morti fetali.
È la conclusione a cui è giunto uno studio inglese pubblicato su The Lancet che ribalta le convinzioni di molti esperti di salute pubblica e della popolazione generale che ritiene plausibile affidarsi al controllo dei movimenti fetali per assicurarsi la salute del nascituro.
I ricercatori hanno valutato l’efficacia di alcuni programmi basati sulla consapevolezza dei movimenti fetali in 33 ospedali nel Regno Unito e in Irlanda, raccogliendo dati sulle gravidanze precedenti o successive all’introduzione dell’intervento (157mila prima e 227mila dopo). Gli scienziati hanno fornito ai medici e alle donne incinte alla 20 esima settimana di gravidanza del materiale informativo che aiutasse a riconoscere cambiamenti nei movimenti del feto. Gli opuscoli spiegavano alle donne come monitorare i movimenti del feto a partire dalla 24esima settimana di gestazione, invitandole a contattare il medico in caso di anomalie registrate oltre la 28esima settimana.
Dall’analisi dei dati è emerso che il programma di monitoraggio dei movimenti fetali non ha fatto la differenza sperata, riducendo i casi di morte fetale. Il numero di “nati morti” ogni mille gravidanze oltre la 24esima settimana era di 4, indipendentemente dall’utilizzo o meno del programma di monitoraggio dei movimenti fetali.
È un risultato che gli autori delle linee guida sulla prevenzione delle morti fetali non potranno ignorare. Nel 2015 2,6 milioni di gravidanze nel mondo si sono concluse con la morte del feto nell’utero. Nei Paesi ad alto reddito si registra un caso su 113–769 gravidanze dopo la 28esima settimana. Per lo più la morte fetale avviene in assenza di malformazioni o di fattori di rischio pre-esistenti.
Fonte http://www.healthdesk.it/prevenzione/gravidanza-basta-chiedere-mamma-monitorare-movimento-bimbo
È la conclusione a cui è giunto uno studio inglese pubblicato su The Lancet che ribalta le convinzioni di molti esperti di salute pubblica e della popolazione generale che ritiene plausibile affidarsi al controllo dei movimenti fetali per assicurarsi la salute del nascituro.
I ricercatori hanno valutato l’efficacia di alcuni programmi basati sulla consapevolezza dei movimenti fetali in 33 ospedali nel Regno Unito e in Irlanda, raccogliendo dati sulle gravidanze precedenti o successive all’introduzione dell’intervento (157mila prima e 227mila dopo). Gli scienziati hanno fornito ai medici e alle donne incinte alla 20 esima settimana di gravidanza del materiale informativo che aiutasse a riconoscere cambiamenti nei movimenti del feto. Gli opuscoli spiegavano alle donne come monitorare i movimenti del feto a partire dalla 24esima settimana di gestazione, invitandole a contattare il medico in caso di anomalie registrate oltre la 28esima settimana.
Dall’analisi dei dati è emerso che il programma di monitoraggio dei movimenti fetali non ha fatto la differenza sperata, riducendo i casi di morte fetale. Il numero di “nati morti” ogni mille gravidanze oltre la 24esima settimana era di 4, indipendentemente dall’utilizzo o meno del programma di monitoraggio dei movimenti fetali.
È un risultato che gli autori delle linee guida sulla prevenzione delle morti fetali non potranno ignorare. Nel 2015 2,6 milioni di gravidanze nel mondo si sono concluse con la morte del feto nell’utero. Nei Paesi ad alto reddito si registra un caso su 113–769 gravidanze dopo la 28esima settimana. Per lo più la morte fetale avviene in assenza di malformazioni o di fattori di rischio pre-esistenti.
Fonte http://www.healthdesk.it/prevenzione/gravidanza-basta-chiedere-mamma-monitorare-movimento-bimbo
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