Ma cos’è l’endometriosi? Si tratta di una patologia estrogeno-dipendente, caratterizzata dallo sviluppo di tessuto endometriale in sedi ectopiche (ovaie, tube, peritoneo, vescica, intestino ecc.), con conseguente infiammazione cronica, formazione di aderenze, tessuto cicatriziale e un aumentato rischio di infertilità.
Essendo una patologia cronica dolorosa al punto da diventare invalidante, si è reso necessario cercare una soluzione ai suoi sintomi anche partendo da cosa portiamo a tavola: ma può un aumento del consumo di alimenti specifici da un lato prevenire la patologia e dall’altro produrre un effetto benefico sulle donne che ne sono già affette?.
Purtroppo, dai risultati di due recenti revisioni della letteratura scientifica emerge in modo imponente che tale argomento è caratterizzato da una estrema scarsità di dati scientifici e da una evidente incoerenza dei risultati ottenuti. Nel corso del tempo, sono stati proposti alcuni meccanismi biologici alla base del sostegno di un ruolo dei fattori di rischio dietetici nell’evoluzione dell’endometriosi, ma i dati epidemiologici non sempre supportano questi ipotesi; di conseguenza, sulla base della scarsità dei dati, oggi esiste una reale incapacità di fornire informazioni scientificamente solide.
Gli studi indagati dalle revisioni, sviluppati su un ampio campione di donne, hanno poggiato le loro fondamenta sul fatto che tale patologia è scatenata da uno stato infiammatorio: i ricercatori che hanno condotto le singole indagini ritengono che una dieta specifica, mirata a contenere la flogosi e limitare la quantità di estrogeni introdotti potrebbe condurre a dei miglioramenti oggettivi della patologia.
Ma scopriamo i principali risultati delle diverse ricerche: da alcuni studi emerge che un abituale consumo di fibre è in grado di ridurre la concentrazione estrogenica circolante e migliorare digestione ed assorbimento intestinale, riducendo di riflesso la flogosi addominale. Sulla base di questa filosofia, spesso si raccomanda alle donne affette da endometriosi di assumere almeno il 20-30% di fibre a pasto (attraverso pasta, pane e cereali integrali, frutta e verdura fresche).
E’ stato inoltre indagato il ruolo degli acidi grassi omega 3 e 6, il cui effetto benefico sull’infiammazione è oggi riconosciuto in quanto stimolano la produzione di prostaglandine E1 (PGE1), fondamentali nella prevenzione della flogosi. In quanto acidi grassi essenziali, questi devono necessariamente essere assunti con la dieta attraverso alimenti quali pesce azzurro, olio di pesce, frutta secca oleosa, germe di grano, semi di lino, semi di girasole.
E’ stato poi indagato il grado di idratazione dell’organismo, poiché l’acqua aiuta a mantenere efficienti tutte le funzioni organiche ed i processi biologici, riducendo la rigidità e i dolori spastici.
Da alcune singole indagini è inoltre emersa l’utilità di assumere multivitaminici, antiossidanti e sali minerali, che contribuiscono a ridurre i dolori premestruali e il numero dei marcatori dello stress ossidativo.
Gli autori delle revisioni sottolineano che uno dei risultati più convincenti degli studi (tanto per la prevenzione della patologia quanto per l’attenuazione dei suoi sintomi) è legato alla necessità di ridurre il consumo di carne rossa, che stimola la produzione di estrogeni e fomenta i processi alla base dell’infiammazione cronica. Secondo lo stesso principio, altri alimenti da limitare sarebbero latte e derivati, alcol, caffeina, zucchero e grassi.
In conclusione, l’analisi della letteratura scientifica è oggi ambigua, ma proprio a partire da questo dato, considerando le implicazioni per la salute pubblica e la plausibilità biologica dell’effetto benefico di alcuni nutrienti sull’endometriosi, i ricercatori stessi suggeriscono che esiste la necessità di condurre ulteriori indagini mirate in questo settore: potremo disporre di risposte concrete? Lo diremo un giorno.
Fonte https://www.ginecologia.it/dieta-endometriosi-correlazione/
Essendo una patologia cronica dolorosa al punto da diventare invalidante, si è reso necessario cercare una soluzione ai suoi sintomi anche partendo da cosa portiamo a tavola: ma può un aumento del consumo di alimenti specifici da un lato prevenire la patologia e dall’altro produrre un effetto benefico sulle donne che ne sono già affette?.
Purtroppo, dai risultati di due recenti revisioni della letteratura scientifica emerge in modo imponente che tale argomento è caratterizzato da una estrema scarsità di dati scientifici e da una evidente incoerenza dei risultati ottenuti. Nel corso del tempo, sono stati proposti alcuni meccanismi biologici alla base del sostegno di un ruolo dei fattori di rischio dietetici nell’evoluzione dell’endometriosi, ma i dati epidemiologici non sempre supportano questi ipotesi; di conseguenza, sulla base della scarsità dei dati, oggi esiste una reale incapacità di fornire informazioni scientificamente solide.
Gli studi indagati dalle revisioni, sviluppati su un ampio campione di donne, hanno poggiato le loro fondamenta sul fatto che tale patologia è scatenata da uno stato infiammatorio: i ricercatori che hanno condotto le singole indagini ritengono che una dieta specifica, mirata a contenere la flogosi e limitare la quantità di estrogeni introdotti potrebbe condurre a dei miglioramenti oggettivi della patologia.
Ma scopriamo i principali risultati delle diverse ricerche: da alcuni studi emerge che un abituale consumo di fibre è in grado di ridurre la concentrazione estrogenica circolante e migliorare digestione ed assorbimento intestinale, riducendo di riflesso la flogosi addominale. Sulla base di questa filosofia, spesso si raccomanda alle donne affette da endometriosi di assumere almeno il 20-30% di fibre a pasto (attraverso pasta, pane e cereali integrali, frutta e verdura fresche).
E’ stato inoltre indagato il ruolo degli acidi grassi omega 3 e 6, il cui effetto benefico sull’infiammazione è oggi riconosciuto in quanto stimolano la produzione di prostaglandine E1 (PGE1), fondamentali nella prevenzione della flogosi. In quanto acidi grassi essenziali, questi devono necessariamente essere assunti con la dieta attraverso alimenti quali pesce azzurro, olio di pesce, frutta secca oleosa, germe di grano, semi di lino, semi di girasole.
E’ stato poi indagato il grado di idratazione dell’organismo, poiché l’acqua aiuta a mantenere efficienti tutte le funzioni organiche ed i processi biologici, riducendo la rigidità e i dolori spastici.
Da alcune singole indagini è inoltre emersa l’utilità di assumere multivitaminici, antiossidanti e sali minerali, che contribuiscono a ridurre i dolori premestruali e il numero dei marcatori dello stress ossidativo.
Gli autori delle revisioni sottolineano che uno dei risultati più convincenti degli studi (tanto per la prevenzione della patologia quanto per l’attenuazione dei suoi sintomi) è legato alla necessità di ridurre il consumo di carne rossa, che stimola la produzione di estrogeni e fomenta i processi alla base dell’infiammazione cronica. Secondo lo stesso principio, altri alimenti da limitare sarebbero latte e derivati, alcol, caffeina, zucchero e grassi.
In conclusione, l’analisi della letteratura scientifica è oggi ambigua, ma proprio a partire da questo dato, considerando le implicazioni per la salute pubblica e la plausibilità biologica dell’effetto benefico di alcuni nutrienti sull’endometriosi, i ricercatori stessi suggeriscono che esiste la necessità di condurre ulteriori indagini mirate in questo settore: potremo disporre di risposte concrete? Lo diremo un giorno.
Fonte https://www.ginecologia.it/dieta-endometriosi-correlazione/
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