L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce l’ infertilità maschile come l’incapacità di ottenere un concepimento dopo almeno dodici mesi di rapporti sessuali regolari con una donna fertile, senza utilizzare alcun metodo anticoncezionale.
Si parla di infertilità primaria quando l’ uomo non ha mai indotto una gravidanza mentre si parla di infertilità secondaria quando l’uomo ha già indotto una gravidanza.
Psicologicamente l’ infertilità crea una condizione che può essere definita come una “crisi di infertilità”. Tale stato provoca sensazioni di perdita di salute, perdita di autostima, sentimenti di lutto, depressione e di colpa. Creando condizioni sociali di isolamento e problemi nella vita lavorativa della persona.
Ma cosa prova emotivamente l’uomo di fronte a una diagnosi di infertilità?
È diffusa ormai la convinzione nella nostra società moderna che per l’uomo la sessualità è sinonimo di virilità.
A tal proposito, la letteratura clinica sembra dedicare ampio spazio alle ripercussioni psicologiche dell’ infertilità femminile mentre l’esperienza vissuta dall’uomo della propria infertilità sembra essere trascurata a causa di una conoscenza limitata sull’ infertilità maschile poiché ci sono pochi studi che si occupano di questo problema.
Da alcuni studi si evince che l’ infertilità influenza negativamente la qualità della vita delle donne, ma i risultati degli studi sulla qualità della vita degli uomini non hanno mostrato la stessa concordanza.
Uno studio italiano sulla qualità della vita degli uomini prima del loro trattamento con FIV ( fecondazione in vitro) condotto da Ragni et al. (2005) non ha riportato differenze rispetto a un gruppo di controllo ma segni di depressione e ansia sono stati segnalati in uno studio brasiliano – canadese come principali fattori di previsione della qualità della vita negli uomini durante l’indagine di infertilità (Chachamovich JL, Chachamovich E, Ezer H, Cordova FP, Fleck MM, Knauth DR, Passos EP, 2010).
In alcuni studi si evidenzia che l’ infertilità maschile non influenza il benessere e la sofferenza psicologica degli uomini ma altri studi hanno riportato un maggiore senso di colpa e una bassa autostima rispetto agli uomini in coppia con diagnosi di infertilità.
Un senso di profondo dolore e di perdita è stato trovato tra gli uomini che non avevano biologicamente generato un bambino.
Nonostante le diverse ricerche condotte risulta esserci un’insufficiente conoscenza di come gli uomini con una severa diagnosi di infertilità maschile sperimentino la loro condizione.
A tal proposito, restringendo il campo sarebbe opportuno prendere in considerazione la ricerca condotta da Webb RE e Daniluk JC (1999) il cui scopo era quello di descrivere l’esperienza degli uomini riguardo la loro infertilità con azoospermia ostruttiva vale a dire con la presenza di un’ostruzione a livello della via seminale che impedisce agli spermatozoi di poter essere espulsi con il resto del liquido seminale, dopo il trattamento ICSI (iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi) fallito nel sistema sanitario pubblico svedese.
Essere informati sull’assenza di spermatozoi nell’eiaculazione è stato descritto come il colpo più duro nella vita dell’uomo e la notizia peggiore che avessero mai ricevuto. Il senso di inadeguatezza provato dagli uomini si è rivelato molto prevalente in questa esperienza.
La possibilità della paternità biologica è stata percepita come inesistente e sono emersi sentimenti di impotenza e il sentirsi come diversi:
“Non posso fare nulla al riguardo … Puoi agire parecchio su altre cose … Ma qui ero completamente impotente.”
“Ha molto a che fare con gli stereotipi maschili e femminili … In qualche modo, se vuoi i bambini o no, è un segno della qualità maschile.”
Gannon et al. (2004) hanno riferito che l’ infertilità maschile è stata percepita come una minaccia per quel che riguarda le concezioni convenzionali della mascolinità. Vale a dire, gli uomini con problemi di infertilità si sentivano stigmatizzati e percepivano ciò come la perdita di mascolinità (Nachtigall RD, Becker G, Wozny M., 1992).
In uno studio fenomenologico delle coppie (Phipps SA., 1993) il desiderio di avere bambini biologici è stato descritto da Langdridge et al. (2000) come un bisogno di creare qualcosa che sia parte dell’uomo e della donna e che il risultato finale sia la realizzazione di una famiglia. Nello studio di Webb RE e Daniluk JC (1999) gli uomini hanno provato una sensazione di rimedio quando si è trovato sperma epididimo importante per la loro autostima e la speranza di diventare un padre biologico con il supporto delle tecniche di procreazione assistita (ART), è ricomparsa.
Un altro elemento centrale è la dimensione di responsabilità per il benessere del partner (Phipps SA, 1993): dallo studio è emerso che le reazioni degli uomini erano principalmente correlate alle reazioni delle donne piuttosto che considerare cosa significhi per loro personalmente.
Un’altra componente della condizione di infertilità emersa è stato lo sforzo di trovare soluzioni al problema, ovvero quello di creare una famiglia con bambini, simile a un progetto con un piano ben preciso da seguire. A tal fine, gli uomini avevano bisogno di conoscenze su diverse soluzioni alternative. La decisione, l’adozione o il ricorso a tecniche di procreazione assistita, non era facile e affermavano che indipendentemente dal modo in cui avevano scelto di avere figli questo doveva essere sperimentato da un lato come scelta.
Gli autori racchiudono lo studio dell’esperienza maschile di azoospermia servendosi di una metafora:
“salire su una montagna passo dopo passo con l’obiettivo di raggiungere la cima; vale a dire avere un figlio e quindi, una famiglia con un figlio”.
Dalle informazioni disponibili si evince che l’ infertilità ha un impatto sul funzionamento psicologico e sembra che l’esperienza dell’ infertilità maschile possa essere più o meno patogena in relazione ad una quantità di fattori individuali, cognitivi ed emotivi, medici e sociali.
In conclusione, gli effetti sul funzionamento psicologico sono quindi una complessa materia di studio influenzata da molte variabili che includono la durata dell’ infertilità, le procedure diagnostiche, il sesso dei soggetti, il fatto che l’ infertilità sia attribuita all’uomo o alla donna, la natura della diagnosi e la prognosi.
Come è stato dimostrato da Link (1986), l’ infertilità non può essere trattata al pari di ogni “malattia”, in quanto va a toccare l’essenza della femminilità e della mascolinità e l’intrusività fisica e psicologica che accompagna il trattamento può mettere in discussione l’immagine di sé e di dar luogo a squilibri emozionali e psicosociali. Ciò indica il fatto che la componente medica e quella psicologica non possono essere separate in quanto, una persona che vive un’esperienza di infertilità dovrà affrontare temi importanti quali quelli biologici, psicologici, sociali ed etici.
Un approccio più integrato alle cure dei pazienti si ritiene che aumenti i risultati positivi, che aumenti la soddisfazione del paziente e del team, e che riduca le reazioni psicologiche negative ed aiuti meglio i pazienti a concludere la loro esperienza (Covington et. al, 1999).
Lo scopo principale di qualsiasi sostegno psicologico è quello di assicurarsi che i pazienti comprendano le implicazioni delle loro scelte di trattamento, che ricevano un adeguato sostegno emotivo e che possano far fronte in modo sano alle conseguenze dell’esperienza dell’ infertilità.
Fonte : http://www.stateofmind.it/2018/01/infertilita-maschile-psicologia/
Si parla di infertilità primaria quando l’ uomo non ha mai indotto una gravidanza mentre si parla di infertilità secondaria quando l’uomo ha già indotto una gravidanza.
Psicologicamente l’ infertilità crea una condizione che può essere definita come una “crisi di infertilità”. Tale stato provoca sensazioni di perdita di salute, perdita di autostima, sentimenti di lutto, depressione e di colpa. Creando condizioni sociali di isolamento e problemi nella vita lavorativa della persona.
Ma cosa prova emotivamente l’uomo di fronte a una diagnosi di infertilità?
È diffusa ormai la convinzione nella nostra società moderna che per l’uomo la sessualità è sinonimo di virilità.
A tal proposito, la letteratura clinica sembra dedicare ampio spazio alle ripercussioni psicologiche dell’ infertilità femminile mentre l’esperienza vissuta dall’uomo della propria infertilità sembra essere trascurata a causa di una conoscenza limitata sull’ infertilità maschile poiché ci sono pochi studi che si occupano di questo problema.
Da alcuni studi si evince che l’ infertilità influenza negativamente la qualità della vita delle donne, ma i risultati degli studi sulla qualità della vita degli uomini non hanno mostrato la stessa concordanza.
Uno studio italiano sulla qualità della vita degli uomini prima del loro trattamento con FIV ( fecondazione in vitro) condotto da Ragni et al. (2005) non ha riportato differenze rispetto a un gruppo di controllo ma segni di depressione e ansia sono stati segnalati in uno studio brasiliano – canadese come principali fattori di previsione della qualità della vita negli uomini durante l’indagine di infertilità (Chachamovich JL, Chachamovich E, Ezer H, Cordova FP, Fleck MM, Knauth DR, Passos EP, 2010).
In alcuni studi si evidenzia che l’ infertilità maschile non influenza il benessere e la sofferenza psicologica degli uomini ma altri studi hanno riportato un maggiore senso di colpa e una bassa autostima rispetto agli uomini in coppia con diagnosi di infertilità.
Un senso di profondo dolore e di perdita è stato trovato tra gli uomini che non avevano biologicamente generato un bambino.
Nonostante le diverse ricerche condotte risulta esserci un’insufficiente conoscenza di come gli uomini con una severa diagnosi di infertilità maschile sperimentino la loro condizione.
A tal proposito, restringendo il campo sarebbe opportuno prendere in considerazione la ricerca condotta da Webb RE e Daniluk JC (1999) il cui scopo era quello di descrivere l’esperienza degli uomini riguardo la loro infertilità con azoospermia ostruttiva vale a dire con la presenza di un’ostruzione a livello della via seminale che impedisce agli spermatozoi di poter essere espulsi con il resto del liquido seminale, dopo il trattamento ICSI (iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi) fallito nel sistema sanitario pubblico svedese.
Essere informati sull’assenza di spermatozoi nell’eiaculazione è stato descritto come il colpo più duro nella vita dell’uomo e la notizia peggiore che avessero mai ricevuto. Il senso di inadeguatezza provato dagli uomini si è rivelato molto prevalente in questa esperienza.
La possibilità della paternità biologica è stata percepita come inesistente e sono emersi sentimenti di impotenza e il sentirsi come diversi:
“Non posso fare nulla al riguardo … Puoi agire parecchio su altre cose … Ma qui ero completamente impotente.”
“Ha molto a che fare con gli stereotipi maschili e femminili … In qualche modo, se vuoi i bambini o no, è un segno della qualità maschile.”
Gannon et al. (2004) hanno riferito che l’ infertilità maschile è stata percepita come una minaccia per quel che riguarda le concezioni convenzionali della mascolinità. Vale a dire, gli uomini con problemi di infertilità si sentivano stigmatizzati e percepivano ciò come la perdita di mascolinità (Nachtigall RD, Becker G, Wozny M., 1992).
In uno studio fenomenologico delle coppie (Phipps SA., 1993) il desiderio di avere bambini biologici è stato descritto da Langdridge et al. (2000) come un bisogno di creare qualcosa che sia parte dell’uomo e della donna e che il risultato finale sia la realizzazione di una famiglia. Nello studio di Webb RE e Daniluk JC (1999) gli uomini hanno provato una sensazione di rimedio quando si è trovato sperma epididimo importante per la loro autostima e la speranza di diventare un padre biologico con il supporto delle tecniche di procreazione assistita (ART), è ricomparsa.
Un altro elemento centrale è la dimensione di responsabilità per il benessere del partner (Phipps SA, 1993): dallo studio è emerso che le reazioni degli uomini erano principalmente correlate alle reazioni delle donne piuttosto che considerare cosa significhi per loro personalmente.
Un’altra componente della condizione di infertilità emersa è stato lo sforzo di trovare soluzioni al problema, ovvero quello di creare una famiglia con bambini, simile a un progetto con un piano ben preciso da seguire. A tal fine, gli uomini avevano bisogno di conoscenze su diverse soluzioni alternative. La decisione, l’adozione o il ricorso a tecniche di procreazione assistita, non era facile e affermavano che indipendentemente dal modo in cui avevano scelto di avere figli questo doveva essere sperimentato da un lato come scelta.
Gli autori racchiudono lo studio dell’esperienza maschile di azoospermia servendosi di una metafora:
“salire su una montagna passo dopo passo con l’obiettivo di raggiungere la cima; vale a dire avere un figlio e quindi, una famiglia con un figlio”.
Dalle informazioni disponibili si evince che l’ infertilità ha un impatto sul funzionamento psicologico e sembra che l’esperienza dell’ infertilità maschile possa essere più o meno patogena in relazione ad una quantità di fattori individuali, cognitivi ed emotivi, medici e sociali.
In conclusione, gli effetti sul funzionamento psicologico sono quindi una complessa materia di studio influenzata da molte variabili che includono la durata dell’ infertilità, le procedure diagnostiche, il sesso dei soggetti, il fatto che l’ infertilità sia attribuita all’uomo o alla donna, la natura della diagnosi e la prognosi.
Come è stato dimostrato da Link (1986), l’ infertilità non può essere trattata al pari di ogni “malattia”, in quanto va a toccare l’essenza della femminilità e della mascolinità e l’intrusività fisica e psicologica che accompagna il trattamento può mettere in discussione l’immagine di sé e di dar luogo a squilibri emozionali e psicosociali. Ciò indica il fatto che la componente medica e quella psicologica non possono essere separate in quanto, una persona che vive un’esperienza di infertilità dovrà affrontare temi importanti quali quelli biologici, psicologici, sociali ed etici.
Un approccio più integrato alle cure dei pazienti si ritiene che aumenti i risultati positivi, che aumenti la soddisfazione del paziente e del team, e che riduca le reazioni psicologiche negative ed aiuti meglio i pazienti a concludere la loro esperienza (Covington et. al, 1999).
Lo scopo principale di qualsiasi sostegno psicologico è quello di assicurarsi che i pazienti comprendano le implicazioni delle loro scelte di trattamento, che ricevano un adeguato sostegno emotivo e che possano far fronte in modo sano alle conseguenze dell’esperienza dell’ infertilità.
Fonte : http://www.stateofmind.it/2018/01/infertilita-maschile-psicologia/
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