giovedì 2 febbraio 2017

Fecondazione assistita: crescono le coppie tra difficoltà di un percorso lungo e costoso

Y        Nell’era del benessere, del numero di single per il quale l’Italia è in cima alla classifica europea, con un indice di invecchiamento sempre più preoccupante, si avverte ancora la necessità di un figlio anche laddove vi siano impedimenti di natura clinico-fisica. E anche se accedere alla procreazione medicalmente assistita (PMA) comporta affrontare un percorso difficile, ad ostacoli, che non sempre centra l’obiettivo, sono in crescita le coppie che vi ricorrono nel tentativo di realizzare il sogno di una gravidanza.       Ma quali sono le caratteristiche di questi aspiranti genitori, oggi che l’infertilità di coppia appare peraltro notevolmente aumentata, conseguenza di numerosi fattori, non ultimi quelli di ordine socio-economico, che spingono alla ricerca di una gravidanza in età sempre più avanzata? Ovviamente una maturità anagrafica sempre più elevata, ma un migliore grado di istruzione e un’occupazione stabile: queste le prime caratteristiche analizzate nella relazione ‘Diventare genitori oggi: il punto di vista delle coppie in PMA’, presentata ieri e realizzata dal Censis in collaborazione con la Fondazione Ibsa a otto anni di distanza dalla prima ricerca sul tema. L’indagine si basa su un campione di 361 coppie seguite da 23 centri per il trattamento dell’infertilità nelle diverse aree del Paese.       Dicevamo coppie più vecchie: aumenta l’età media sia dell’uomo che si avvicina sempre più ai 40 anni (dai 37,7 anni del 2008 ai 39,8 anni del 2016), sia della donna che viaggia verso i 37 (da 35,3 a 36,7 anni); per entrambi i partner si rileva invece un livello di istruzione più elevato e una condizione professionale più ‘sicura’. “Un dato molto preoccupante, quello dell’avanzamento dell’età – sottolinea il direttore del Centro Genera della Clinica Valle Giulia di Roma, Filippo Maria Ubaldi – perché se ormai 1 donna su 3 tra quelle che effettua la PMA ha più di 40 anni, proprio il fattore età riduce moltissimo le probabilità di ottenere una gravidanza. La presa di coscienza del problema è oggi ritardata, ma poche coppie sono informate e sanno che il fattore tempo conta tantissimo”.       Tra i mutamenti più significativi nel profilo delle coppie che si sottopongono alla PMA oltre all’avanzare dell’età, anche il tempo che intercorre tra i primi dubbi sulle proprie difficoltà a procreare e la scelta di rivolgersi al medico. Guardando all’intero percorso, dal primo contatto con il medico al ricorso al primo centro di PMA trascorre poco più di un anno (12,7 mesi), percorso che si fa più lungo per le coppie meno istruite (19,2 mesi). Diminuisce invece la percentuale delle persone alle quali è stata riconosciuta una condizione clinica come causa specifica dell’infertilità: solo al 55% del campione di studio, vale a dire, circa 9 punti percentuali in meno rispetto alla precedente indagine.       Questo desiderio di realizzare una maternità che si materializza sempre più avanti nella vita di coppia, decreta però un numero sempre più alto di insuccessi. Cala quindi la percentuale delle possibilità di avere un figlio. Come ha sottolineato Ketty Vaccaro, responsabile Area Welfare e Salute del Censis: ”Le coppie attualmente impegnate in un percorso di PMA cominciano sempre più tardi a cercare una gravidanza, il che impatta sulle possibilità di successo delle tecniche: la percentuale di gravidanze sulle coppie trattate è attestata infatti intorno al 22%”.       Alle difficoltà di un strada difficile e senza un successo assicurato, va aggiunto il ‘fattore costo’ che resta una delle discriminanti principali: il 35% delle coppie esaminate ha pagato di tasca propria spendendo da 2.900 a 5.200 euro, solo per il 14% i costi della PMA sono stati sostenuti interamente dal Servizio Sanitario Regionale, mentre il 49% ha sostenuto solo la spesa del ticket. Sul problema costi come deterrente o ritardante di una scelta genitoriale, l’endocrinologo Andrea Lenzi dell’Università Sapienza di Roma nell’ammettere che esiste rispetto alla PMA, rileva che “è anche vero che oggi la maggioranza delle coppie fa mutui e acquista auto, ma i problemi della fertilità non sono invece percepiti allo stesso modo o come un’urgenza”. Questo il motivo per cui, secondo lui, donne di 40 anni che non riescono ad avere un figlio aspettano in media 2 anni prima di rivolgersi ad uno specialista, “fatto davvero preoccupante”.       Se esaminiamo l’area territoriale, le coppie che hanno sostenuto interamente i costi nella PMA (67%) risiedono nelle regioni del Centro, dove è più forte la presenza di strutture private, nel Sud il 51%.       La media di un ciclo di PMA si aggira intorno ai 4000 euro (4.200 euro al Nord, 5.200 al Centro, 2.900 al Sud), mentre il ticket presso centri pubblici e privati convenzionati costa 280 euro al Nord, 700 al Centro, 370 al Sud (mediamente 340 euro). Ma il percorso per la PMA segna profonde differenze anche per quanto riguarda i tempi di attesa per accedere ai trattamenti: per il 33% delle coppie è stato inferiore ai 3 mesi (si sale al 49% nel caso delle coppie che si sono rivolte a centri privati), per il 26% tra i 3 e i 6 mesi (si sale al 41% nel caso di pazienti in cura presso strutture private convenzionate), mentre il 24% ha iniziato i trattamenti dopo 6-11 mesi (si sale al 32% tra le coppie in cura presso centri pubblici). Ma c’è pure un 17% che ha atteso un anno e oltre prima di iniziare l’iter della fecondazione assistita, percentuale che aumenta al 29 tra chi si è rivolto ad una struttura pubblica.
L’accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita “è iniquo sul territorio”, lo ha sottolineato anche la responsabile del Registro nazionale della PMA dell’Istituto superiore di Sanità, Giulia Scaravelli, “ poiché varia moltissimo a seconda della regione in cui si abita”. Emergono infatti realtà particolari come quella della Toscana, che è la regione, ha rimarcato l’esperta, ”dove si registra il maggior numero di cicli di PMA, oltre il 60%, effettuati su pazienti che risiedono fuori regione”. Ma anche tale possibilità ”sta cambiando, poiché oggi varia regioni – ha aggiunto – non rimborsano più i cicli fatti fuori dalle regioni di residenza”.
Dalla ricerca del Censis ‘Diventare genitori oggi: il punto di vista delle coppie in PMA’ viene fuori anche un altro dato da non sottovalutare, soprattutto in tempi nei quali dopo la discussa legge sulle unioni omosessuali c’è chi si sente già pronto a rilanciare il tema del diritto alla procreazione anche per loro, cosa che come ha rimarcato il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, card. Angelo Bagnasco, porterebbe di fatto all’ “utero in affitto” (il 46% eliminerebbe le attuali restrizioni). Delle 361 coppie esaminate nella ricerca Censis, tra quelle che hanno fatto ricorso alla PMA, il 45% sostiene che la stessa dovrebbe essere consentita anche ai single, mentre la percentuale si abbassa al 42% se trattasi di coppie omosessuali (42%). Il sì alla maternità surrogata è invece espresso dal 46% degli intervistati.

       Quanto alla selezione preventiva degli embrioni per scongiurare per quanto possibile malattie gravi e malformazioni, quasi la totalità delle coppie (90%) si ritiene favorevole ai cambiamenti già apportati alla legge 40/2004 sulla PMA. Sulla fecondazione eterologa, invece, l’81% pensa che dovrebbe essere realmente disponibile per tutti.       “Da giugno cominceremo a lavorare sul nuovo testo per la revisione della legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita (PMA) e daremo avvio alle audizioni”. Lo ha annunciato la senatrice Donella Mattesini, membro della commissione Sanità del Senato. L’obiettivo, rispetto alle tecniche di fecondazione eterologa, ha spiegato Mattesini, è arrivare ad un ”testo unico con la proposta di prevedere dei rimborsi per i donatori di gameti”. In questo modo infatti, ”si potrebbe ovviare al problema delle lunghe liste di attesa, incentivando le donazioni”. L’opportunità di arrivare ad una nuova legge è stata sottolineata anche dal segretario dell’Associazione Luca Coscioni, Filomena Gallo: ”C’è bisogno di una nuova legge che renda applicabili le tecniche di PMA, a fronte dell’attuale mancanza di volontà politica di rendere oggi effettivamente disponibili le stesse per i cittadini”. Dopo l’intervento della Corte Costituzionale, ”che per 4 volte ha cancellato i divieti della Legge 40 – ha proseguito Gallo – bisogna ora rimuovere i divieti rimasti, considerando che la legge deve fissare i principi generali mentre la parte scientifica deve essere affidata ad un regolamento ‘flessibile’ che possa seguire l’evoluzione della scienza”.

Fonte http://www.policliniconews.it/storie/fecondazione-assistita-crescono-le-coppie-difficolta-un-percorso-lungo-costoso/

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