Si parla di setticemia, diarrea, polmonite, infezioni urinarie e gonorrea. In particolare la resistenza ai carbapenemi di Klebsiella pneumoniae è fortemente aumentata. Questo batterio in tutto il mondo è il maggior responsabile delle infezioni ospedaliere, neonatali e nelle unità di terapia intensiva. Anche la resistenza ai fluorchinoloni in caso di infezioni urinarie da Escherichia coli supera ormai il cinquanta per cento dei casi seguiti.
L’antibiotico resistenza aumenta anche i costi della sanità, causando terapie più complesse e ricoveri ospedalieri prolungati. L’OMS indica alcune soluzioni al problema. Il primo mezzo per combattere questa allarmante situazione è quella di un accurato monitoraggio soprattutto perché non tutte le nazioni dispongono di un efficace sistema di controllo e segnalazione. Altro passo importante è quello della prevenzione delle infezioni tramite una maggiore attenzione all’igiene, all’accesso ad acqua potabile, alle cure mediche appropriate e programmi di vaccinazione efficaci, così da ridurre la necessità di ricorrere al farmaco antibiotico. L’OMS auspica anche l’avvento di nuovi mezzi diagnostici e terapeutici, in grado di aggirare il problema della resistenza.
Suggerisce inoltre di seguire semplici regole di comportamento: usare antibiotici solo quando prescritti da medici, per il periodo indicato e nel modo corretto.
Fonti - Antimicrobial resistance: global report on surveillance 2014 - WHO’s first global report on antibiotic resistance reveals serious, worldwide threat to public health
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