sabato 5 agosto 2017

IL LATTE MATERNO È FONTE DI NUTRIMENTO PER IL CERVELLO

      I risultati di uno studio condotto in Brasile a partire dal 1982 e pubblicato nel 2015 hanno rivelato che, nel campione di 3493 soggetti presi in considerazione, la presenza del fattore “allattamento al seno” si è accompagnato a migliori prestazioni nei test di intelligenza eseguiti a 30 anni di età.
latte materno      Sulla base dei risultati dell’indagine, gli studiosi hanno inoltre affermato che l’allattamento procura effetti concreti e positivi non soltanto per il singolo beneficiario ma anche per la sua società di appartenenza in quanto aumenta le probabilità di accedere ad un alto livello di istruzione e accumulare un buon reddito in età adulta.
      Un secondo esempio di quanto sostenuto da molte indagini viene dai risultati di uno studio prospettico pubblicato nel 2013 che ha preso in considerazione un campione casuale di neonati, monitorati a 30, 90, 180 giorni di vita e attraverso un follow-up a 8 anni: l’indagine ha evidenziato che i bambini allattati al seno per almeno sei mesi hanno avuto prestazioni migliori in termini di una “valutazione intellettuale generale”, anche considerando i principali elementi che avrebbero potuto influenzare i risultati del test (quali ad esempio fattori socio-economici e demografici).

      A spiegare l’effetto del latte materno nel promuovere lo sviluppo cognitivo dei neonati (specialmente quando nati pretermine) sarebbe la presenza al suo interno di componenti “speciali”: a differenza della maggioranza delle formule artificiali, esso contiene alcuni acidi grassi a catena lunga importanti per lo sviluppo delle membrane cellulari, soprattutto delle cellule del sistema nervoso centrale.
      Tali componenti lipidiche si accumulano velocemente durante l’ultimo trimestre di gravidanza e nei primi mesi dopo la nascita nel cervello del feto e nel neonato e sono indispensabili affinché si compia processo di “mielinizzazione”, una fase critica dello sviluppo neurale che avviene in modo molto veloce nei primi due anni dopo la nascita e si continua ad un ritmo più lento durante l’infanzia e l’adolescenza.

      Nei primi mesi di vita del neonato, il massiccio aumento del numero delle trasmissioni nervose innescato dai molti stimoli esterni che i piccoli ricevono può richiedere grandi quantità di acidi grassi: l’assunzione di tali composti attraverso il latte materno contribuisce a spiegare l’impatto che questo ha sullo sviluppo dell’intelligenza.
      Queste scoperte rafforzano la raccomandazione dell’OMS di protrarre l’allattamento possibilmente fino all’anno di vita, ma non devono intimorire né amareggiare le mamme che (per scelta/necessità) hanno deciso di non allattare al seno o di sospendere l’allattamento.
      Infatti, stabilire se e per quanto tempo allattare il proprio bambino è una scelta personale, libera, dettata da molteplici fattori difficili da generalizzare.

      Così come una pianta per crescere e vedere i suoi germogli sbocciare necessita di luce, acqua e buone radici, anche lo sviluppo dell’intelligenza è un processo complesso, influenzato da molti fattori di stampo genetico ed ambientale che interagiscono l’uno con l’altro a formare una trama articolata: la presenza/assenza di un singolo elemento non è e non può essere strettamente vincolante.
      Tutti dobbiamo riconoscere che il miracolo che ciascuna mamma compie non risiede nell’allattare, ma bensì nell’amare.


Fonti
- Impact of breastfeeding on the intelligence quotient of eight-year-old children.
- Effect of duration of breastfeeding on neuropsychological development at 10 to 12 years of age in a cohort of healthy children.

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