Le linee guida dell’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, consigliano però che dopo un aborto spontaneo sarebbe meglio aspettare almeno 6 mesi, anche se recenti studi, fatti in merito, consigliano di non aspettare troppo, infatti, una volta che il normale ciclo mestruale ricompare, il nostro corpo è pronto per concepire nuovamente.
Una nuova gravidanza dopo un aborto spontaneo
Per aborto spontaneo s’intende l’interruzione prematura e involontaria della gravidanza, dovuta a fattori naturali, come ad esempio, le malformazioni dell’utero o altre patologie sia materne sia paterne, o per cause accidentali, come traumi fisici o psichici.
Esistono diversi stadi o tipi di aborto spontaneo ed è quindi fondamentale documentarsi approfonditamente sul tema dello sviluppo fetale, in modo da capire meglio che cosa succede durante la gravidanza.
Poiché conoscere le prime fasi dello sviluppo del feto e lo sviluppo, durante il primo trimestre vi può aiutare quindi a capire quali sono i sintomi su cui si baserà il ginecologo per arrivare alla diagnosi.
Quali sono i diversi tipi di aborto spontaneo?
- Minaccia d’aborto.
Lieve sanguinamento uterino nelle prime fasi della gravidanza, accompagnato da crampi o da mal di schiena nella parte inferiore della schiena, in queste condizioni, il collo dell’utero rimane chiuso e il sanguinamento spesso è la conseguenza dell’impianto.
- Aborto incompleto o inevitabile.
I sintomi sono mal di pancia o mal di schiena, accompagnato da sanguinamento, e in questo caso il collo dell’utero è aperto.
Purtroppo l’aborto è inevitabile quando c’è una dilatazione o un accorciamento della cervice e/o avviene la rottura delle acque.
Tenete presente che il sanguinamento e i crampi possono continuare se l’aborto è incompleto.
- Aborto completo.
Si ha un aborto completo quando l’embrione o i prodotti del concepimento si sono impiantati nell’utero, in questo caso vi è un sanguinamento che però dovrebbe arrestarsi entro poco tempo, e lo stesso dovrebbe avvenire per il dolore o per eventuali crampi.
In questo caso l’aborto completo è confermato da un’ecografia o con l’esecuzione del raschiamento.
- Aborto interno o ritenuto.
In alcuni casi è addirittura possibile non rendersi conto immediatamente di aver subito un aborto.
Un aborto interno o ritenuto e da ritenersi tale quando l’embrione è morto, ma non è espulso all’esterno.
Purtroppo, ancora oggi, le cause di questo fenomeno sono sconosciute, e i sintomi nello specifico sono una diminuzione brusca dei sintomi della gravidanza e l’assenza di battito cardiaco fetale, evidenziata tramite l’ecografia.
- Aborto ricorrente.
Questa tipologia di aborto si ha quando accadono tre o più aborti spontanei durante il primo trimestre di gravidanza.
È una situazione che può coinvolgere e colpire l’1% circa delle coppie che cercano di avere un figlio.
- Aborto da uovo bianco/cieco.
Chiamata anche gravidanza anembrionica.
In questa tipologia di aborto, l’ovulo fecondato si impianta nelle pareti uterine, ma lo sviluppo del feto non ha inizio, è presente la camera gestazionale, con o senza il sacco vitellino, ma il feto non inizia a crescere.
- Gravidanza ectopica.
L’uovo fecondato si impianta in un luogo diverso dall’utero, nella maggior parte dei casi all’interno di una tuba, sarà necessario quindi intervenire immediatamente per arrestare lo sviluppo dell’ovulo impiantato.
Poiché, non affrontata con tempestività, questa situazione potrebbe provocare gravi complicanze per la salute della madre.
Che cosa fare prima di cercare una nuova gravidanza dopo un aborto spontaneo?
In realtà, non ci sono particolare complicanze o rischi per una nuova gravidanza, anche in caso di raschiamento, dopo un aborto spontaneo, tanto meno precauzioni specifiche, salvo che l’aborto non sia avvenuto in fase inoltrata della gravidanza o si tratti di un fatto frequente per la gestante.
Alcuni medici possono richiedere esami specifici prima di affrontare una nuova gravidanza, come un test cromosomico di coppia per escludere la presenza d’incompatibilità.
Il ginecologo, per scrupolo, potrebbe richiedere anche esami più invasivi come l’isterosalpingografia e una biopsia del tessuto che è stato abortito, in modo da poter risalire alla causa che l’ha provocato ed evitare che si ripresenti.
E’ fondamentale, però, prestare massima attenzione allo stato psicologico della mamma prima di rimanere incinta di nuovo, dopo tutto è comunque un trauma, e nei casi più difficili sarà necessario l’intervento di uno psicoterapeuta, che aiuti a passare questo momento di dolore, prima di procedere serenamente con una nuova gravidanza.
Come sempre, vi ricordo che le informazioni contenute in questo articolo non devono in alcun modo sostituire il rapporto dottore-paziente, anzi si raccomanda comunque di chiedere sempre il parere del proprio medico di fiducia.
Nessun commento:
Posta un commento