Oggi sono tante le donne giovani e non più giovanissime che mostrano con disinvoltura piercing e tatuaggi in gravidanza. Ma che cosa ne è dell’anellino o del tatuaggio quando c’è un bimbo in arrivo, la pancia cresce e la pelle si tende? Il foro di un piercing al capezzolo può compromettere la capacità di allattare al seno? E ancora, è prudente fare tatuaggi in gravidanza? Comporta rischi per la salute della futura mamma e del nascituro? Ecco le risposte.
È rischioso fare un piercing o tatuarsi durante l’attesa?
“Decisamente sì, risponde Claudio Ivan Brambilla, ginecologo di Milano. “La gravidanza abbassa le difese immunitarie della donna, che risulta più vulnerabile alle infezioni locali e a patologie infettive più gravi come l’epatite. Inoltre, durante l’attesa la pelle è più sensibile e aumenta anche il rischio di reazioni allergiche e di rigetto ai pigmenti del tatuaggio e al metallo del piercing. È una condizione di vulnerabilità che prosegue anche durante l’allattamento. Il consiglio è quindi di evitare questo genere di interventi fino a quando la mamma ha smesso di allattare”.
L’aumento di peso dovuto alla gravidanza e la crescita del pancione deformano in modo permanente i tatuaggi fatti in precedenza?
“La pelle è elastica e lo sono anche i tatuaggi, benché entro certi limiti”, dice Jonatan Carducci, titolare dello studio Jona tattoo Art di Tolentino, in provincia di Macerata. “Un aumento o una diminuzione di peso consistente, fino a dieci chili, non deforma in modo permanente il disegno. Il discorso cambia se il tatuaggio si trova proprio sulla pancia, dove la cute è sottoposta a una tensione eccezionale ed è molto probabile che dopo il parto il tatuaggio non riesca a recuperare forma e dimensioni originarie”.
Eventuali smagliature rovinano il disegno? È possibile correggerlo in seguito?
“Le smagliature alterano il tatuaggio”, dice Carducci. “L’entità del danno, ovviamente, dipende da quante smagliature compaiono. È possibile ritoccarlo, ma difficilmente tornerà come prima”.
Chi ha un piercing all’ombelico deve toglierlo?
V“Io raccomando di rimuoverlo, soprattutto a gravidanza avanzata, quando la pelle della pancia è molto tesa e l’ombelico tende a sporgere”, risponde Carducci. “In questi casi, lasciando l’anellino sul posto si rischia di lacerare la pelle. Meglio toglierlo e rimetterlo dopo il parto. Se il foro dovesse chiudersi parzialmente, non è difficile riaprirlo”.
La presenza di un piercing o del foro di un piercing sul capezzolo comporta qualche rischio in gravidanza e durante l’allattamento?
“Pericoli durante la gravidanza non ci sono”, dice Claudio Ivan Brambilla. “La presenza di un anellino o del foro sul capezzolo non interferisce con il processo di maturazione del seno e in vista dell’allattamento. Non è necessario rimuovere il piercing durante l’attesa, ma spesso è la donna a farlo spontaneamente, infastidita dalla maggiore sensibilità del capezzolo. Durante l’allattamento, ovviamente, il piercing va tolto e non va rimesso fino allo svezzamento. Togliere e rimettere l’anellino tra una poppata e l’altra può portare i batteri all’interno del dotto galattoforo, aumentando il rischio di mastiti per la madre e di trasmettere infezioni batteriche al neonato. Infine, se il foro attraversa un dotto galattoforo, cioè uno dei sottili condotti che portano il latte dalle ghiandole al capezzolo, il latte stesso tende a fuoriuscire dal forellino, ma questo non è un problema se il bambino poppa correttamente, prendendo in bocca l’intero capezzolo e non solo la punta”.
E dopo la gravidanza, per evitare brutte sorprese…
Se si desidera fare un tatuaggio dopo la gravidanza, per decorare la pelle all’insegna della sicurezza la prima regola da seguire è diffidare di tatuatori dilettanti e piercer improvvisati. Bisogna sempre rivolgersi a un centro specializzato in possesso della certificazione rilasciata dalla ASL competente, dove si utilizzano strumenti monouso o sterilizzati e la pelle viene disinfettata prima di procedere. È altrettanto importante curare la propria igiene personale e prepararsi all’appuntamento lavando accuratamente con acqua e sapone l’area destinata ad accogliere il tatuaggio o il piercing. Il foro del piercing andrà poi disinfettato due volte al giorno fino a completa guarigione, per un periodo di tempo variabile a seconda della parte del corpo dove è stato praticato. I tatuaggi non vanno disinfettati, ma lavati con acqua e sapone e idratati due volte al giorno, preferibilmente con una crema neutra a base di olio d’oliva, per circa tre settimane.
Come prevenire le reazioni allergiche ai pigmenti dei tatuaggi? I colori usati per tatuare contengono pigmenti in concentrazione maggiore o minore a seconda del risultato che si vuole ottenere. Per chi ha la pelle molto sensibile meglio impiegare colori con basse concentrazioni. Nel caso, poi, di una persona soggetta a reazioni allergiche, consiglio di sottoporsi a un test specifico prima di procedere con l’applicazione dei pigmenti.
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