Lo studio ha coinvolto 265 donne – età media 35 anni – che si sono sottoposte a un trattamento per aumentare la fertilità. Tutte le donne erano arruolate per lo studio EARTH (Environment and Reproductive Health) avviato nel 2004 per valutare gli effetti dei fattori ambientali sulla salute riproduttiva. Le partecipanti dovevano compilare un questionario relativo alla frequenza con cui avevano consumato determinate quantità di specifici alimenti, bevande o integratori durante l’anno precedente lo studio. I ricercatori americani hanno registrato una notevole assunzione di proteine, specialmente di origine lattiero-casearia, mentre per valutare la riserva ovarica hanno eseguito la conta dei follicoli antrali mediante ultrasuoni. Unendo i risultati e aggiustando il dato in base a fattori quali età, indice di massa corporea, razza e abitudine al fumo, Sauter e colleghi hanno concluso che un grande consumo di latticini, pari a 2,3 tazze di latte al giorno, è associato a una minore riserva ovarica, del 14,4% più bassa rispetto alle altre donne. “Non abbiamo trovato invece alcuna associazione tra proteine derivate sia da vegetali, sia da fonti animali”, afferma Sauter. In realtà, i risultati dello studio, essendo stati condotti su una popolazione di donne con problemi di fertilità, potrebbero non essere applicabili alla popolazione generale e vanno “interpretati con cautela”, come ha sottolineato la stessa ricercatrice. Il motivo di questo risultato, comunque, potrebbe essere correlabile alla presenza di ormoni steroidei e fattori di crescita nei prodotti lattiero-caseari così come di pesticidi e sostanze che agiscono sul sistema endocrino.“Questo studio si aggiunge alle diverse ricerche con risultati contrastanti tra assunzione di latticini e riserva ovarica” – ha sottolineato Lauren Wise, epidemiologo alla Boston University School of Public Health, non era coinvolta nello studio. “In questo momento è comunque prematuro per i medici raccomandare alle donne di evitare prodotti lattiero-caseari se hanno in programma una gravidanza”.
Fonte: BJOG 2017
Nessun commento:
Posta un commento