Nella sindrome si ha un aumento delle dimensioni delle ovaia e dell’addome con alterazione di alcuni parametri ematochimici. Nel mondo sono stati segnalati alcuni casi di morte per sindrome da iperstimolazione ovarica severissima; è importante, quindi, sottoporre le pazienti ad un attento monitoraggio ecografico ed ormonale durante i cicli di procreazione assistita.
I trattamenti ormonali non causano un “anticipo” della menopausa. Ogni donna possiede nelle ovaie un proprio patrimonio follicolare: alla nascita, in genere, contiene intorno a 1-2 milioni di follicoli, al momento della pubertà questo numero si è ridotto a circa 300-500 mila follicoli, all’età di 37 anni il numero è sceso a circa 25 mila mentre a 51 anni, cioè al momento in cui mediamente insorge la menopausa, il numero residuo è di circa 1000 follicoli. In ogni caso, nella vita di una donna ovuleranno circa 500 follicoli; gli altri vanno in atresia. L’induzione della superovulazione nelle tecniche di fecondazione in vitro permette di superare i meccanismi fisiologici che portano alla selezione di un unico follicolo dominante nel ciclo ovarico, consentendo lo sviluppo e il recupero di più ovociti maturi. Le gonadotropine somministrate per l’induzione della superovulazione agiscono sui follicoli che sarebbero altrimenti destinati a degenerare (atresia) in assenza di livelli sovrafisiologici di FSH.
Fonte http://eporcu-salute.blogautore.repubblica.it/2017/04/12/i-rischi-dei-trattamenti-ormonali-per-linfertilita-nella-donna/
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