1. Qual è il materiale migliore per il ciuccio? Il silicone nei primi mesi, il caucciù dai 4-6 mesi
I succhiotti possono essere di due materiali: silicone e caucciù (o lattice). La differenza?
“Il silicone resiste bene alla sterilizzazione senza alterarsi, pertanto è più indicato nelle prime fasi della vita, in cui l’igiene è estremamente importante; d’altro canto, essendo un materiale abbastanza fragile, sarebbe meglio evitarlo quando il bambino comincia a mettere i denti, poiché potrebbe staccarne dei pezzetti e inalarli” dice Claudio Profeti, neonatologo presso l’Ospedale Pediatrico Anna Meyer, Azienda Ospedaliera Universitaria di Firenze.
“Il caucciù è meno consigliabile nei primi mesi, poiché è un materiale poroso, che assorbe maggiormente i sapori e può essere più facilmente contaminato da batteri e funghi, mentre è preferibile per i bimbi dai 4-6 mesi in poi, che hanno meno problemi di tipo igienico ma possono mordicchiarlo meglio quando spuntano i primi dentini e trarne maggior soddisfazione”.
2. Qual è la forma migliore per il ciuccio? A ciliegina per i più piccoli, a goccia o anatomico per i più grandicelli
I ciucci possono avere tre forme: a ciliegina, a goccia o anatomici. "Ogni bambino ha la sua preferenza, ma in linea di massima quello a ciliegia è il più simile al capezzolo materno e per questo è più adatto per i neonati, anche pretermine; la forma a goccia schiacciata e la forma anatomica - in cui la goccia ha un’incurvatura verso il basso che si inserisce meglio nello spazio tra palato e lingua - sono in genere più graditi ai bambini più grandicelli," dice Profeti.
3. Per i nati a termine, meglio usare il ciuccio dopo il primo mese di vita per non interferire con l’allattamento
Nei bambini nati a termine, è consigliabile iniziare ad usare il ciuccio a partire dalle 4-6 settimane di vita, quando termina la fase della calibrazione e l’allattamento si è ormai ben avviato. Secondo vari studi, infatti, l’uso del succhiotto può interferire con l’acquisizione della corretta modalità di suzione al seno (poiché la suzione del ciuccio è più simile a quella della tettarella del biberon) e può spingere il bambino ad attaccarsi di meno alla mammella, con conseguente riduzione della produzione di latte e della durata dell’allattamento.
“E’ legittimo comunque pensare che se il ciuccio viene usato sporadicamente e con criterio, i rischi di interferenza possano essere ridotti” dice Claudio Profeti. “Tra l’altro studi recenti e ben condotti tendono a ridimensionare le responsabilità del ciuccio, evidenziando che il suo uso potrebbe non essere la causa del divezzamento precoce, ma piuttosto evidenziare preesistenti difficoltà nell’allattamento o altri fattori complessi, come la motivazione materna.
In mancanza di una visione univoca, la maggior parte delle Società Scientifiche, prudentemente, raccomanda l’uso del ciuccio per i nati a termine solo quando l’allattamento al seno è ben avviato, ossia dopo che è trascorso il primo mese di vita”.
4. Il ciuccio è utile nei neonati pretermine per favorire l’alimentazione autonoma e nella terapia intensiva come analgesico
Si è visto che, nei bambini pretermine non ancora capaci di attaccarsi al seno e alimentati con sondino naso-gastrico, l’uso sistematico del ciuccio può facilitare l’acquisizione della capacità di succhiare e deglutire e quindi di assumere latte dal seno materno e dal biberon; di conseguenza può ridurre anche i tempi di ricovero. In terapia intensiva neonatale il succhiotto viene utilizzato efficacemente anche per ridurre la percezione del dolore. “La suzione non nutritiva è un automatismo innato nel bambino, che procura soddisfazione e tranquillizza” dice Profeti. “Come la suzione del seno, quella del ciuccio ha anche una funzione consolatoria e analgesica e proprio per questo in ospedale può essere di conforto al bambino tutte le volte che si devono eseguire procedure dolorose, come le punture”. Ma anche successivamente potrà rappresentare un aiuto in più, in alternativa al seno, quando ad esempio la mamma dovrà portare il proprio figlio a fare le prime vaccinazioni.
5. Il ciuccio usato tra il primo e il sesto mese protegge il bebè dal rischio SIDS
Non è ancora ben chiaro quale sia il meccanismo con cui il ciuccio riduce il rischio della SIDS (Sudden Infant Death Syndrome o Sindrome della Morte Improvvisa del Lattante), ma la comunità scientifica concorda sul fatto che far addormentare il bambino con il ciuccio in bocca aiuta a prevenire la SIDS, evento che si verifica più di frequente tra il primo e il sesto mese di vita compiuti.
“Si è visto che il bambino che va incontro a SIDS ha una minor capacità di risvegliarsi durante il sonno se è soggetto a episodi di apnea e per questo corre il rischio di avere un arresto respiratorio” spiega il pediatra. “L’uso del succhiotto sembra abbassare la soglia del risveglio e favorire dunque la capacità del bambino di svegliarsi se va in apnea”.
Per esercitare il suo effetto protettivo, non è indispensabile che il ciuccio rimanga in bocca tutta la notte, per questo se cade poco dopo che il lattante si è addormentato non c’è bisogno di riposizionarlo: l’automatismo della suzione attivata dal ciuccio persiste a lungo, anche se il ciuccio non è più in bocca.
6. Se usato con buonsenso il ciuccio non ‘vizia’ il bambino
Il ciuccio può diventare un ‘vizio’ per il bambino? Dipende dall’uso che se ne fa. “Il ciuccio può aiutare a tranquillizzare e dare benessere al bambino, specie durante i primi mesi e specie in alcuni momenti in cui può essere più agitato” risponde il neonatologo. “Ma questo non significa dare il ciuccio al bambino tutte le volte che piange senza curarsi di cercare quale sia il problema: così facendo il bambino rischia di diventare davvero ciuccio-dipendente perché, non sentendosi compreso, il ciuccio diventa l’unico oggetto che gli permette di tranquillizzarsi.
È importante invece che i genitori si sforzino innanzitutto di comprendere il bisogno reale, in modo da soddisfarlo o individuare sistemi alternativi di consolazione, come offrirgli il seno materno, prenderlo in braccio, avvolgerlo in una copertina per contenerlo, cantargli una ninnananna. Anche perché più il bambino usa il ciuccio più diventa difficile toglierlo quando arriva il momento”.
7. Quando smettere il ciuccio? Dopo i 10-12 mesi la scelta migliore ...
Quand’è il momento di smettere col ciuccio? I pediatri concordano che gli svantaggi cominciano ad essere superiori ai benefici oltre i 10-12 mesi di età, specie se l’uso è intensivo. Il primo inconveniente è che il ciuccio potrebbe favorire l’insorgenza di otiti: il meccanismo non è ancora chiarito, ma si ipotizza che la suzione prolungata favorisca il reflusso di secrezioni nasofaringee all’interno della tuba di Eustachio.
8. ... ma fino a 24 mesi nessun rischio per la salute dei denti
Che dire invece dell’associazione ciuccio-problemi ai denti? “In letteratura si evidenzia che l'utilizzo del succhiotto nei primi 24 mesi di vita del bambino non è dannoso per la bocca” dice Pamela Armi, odontostomatologa presso l’Ospedale Pediatrico Anna Meyer, Azienda Ospedaliera Universitaria di Firenze.
“Anzi, in alcuni casi sembra ridurre l'incidenza di alcune malocclusioni e costituire uno stimolo positivo allo sviluppo dell'apparato stomatognatico. A differenza della suzione del dito, che invece costituisce l'abitudine più dannosa per i bambini in quanto il dito esercita una pressione più intensa sui denti e sul palato, è più ingombrante ed è più difficile toglierne l'abitudine”.
Nessun danno, dunque, a patto ovviamente di non intingere il succhiotto in sostanze zuccherate che potrebbero causare carie e che potrebbero abituare il bambino a sapori diversi dal latte materno. Un’attenzione particolare al miele, sconsigliato per tutto il primo anno di vita per scongiurare rischi di infezione da botulino.
9. La pulizia del ciuccio: sterilizzare tutti i giorni fino a 6 mesi, poi è sufficiente l’acqua
Fino a sei mesi circa di età, il ciuccio va sterilizzato almeno una volta al giorno o quando cade in un ambiente sporco. Questo perché il sistema immunitario del neonato è ancora immaturo ed è più elevato il rischio di infezioni gastrointestinali o dovute a colonizzazione orale da Candida. Non c’è bisogno invece di lavarlo se cade tra le lenzuola del lettino e basta sciacquarlo semplicemente sotto acqua corrente se cade in un ambiente pulito.
Il ciuccio può essere sterilizzato o mediante bollitura (facendo bollire l’acqua per almeno cinque minuti) o con il vapore (vi sono appositi sterilizzatori a vapore) o ancora immergendolo per alcune ore in una soluzione disinfettante a base di ipoclorito di sodio. Orientativamente dopo i sei mesi si può diradare la frequenza di sterilizzazione, fino a lavarlo solo con acqua.
Che dire dell’abitudine da parte di alcuni genitori di mettersi in bocca il ciuccio quando non hanno a disposizione lo sterilizzatore? “È vero che la saliva può contenere sostanze antibatteriche, tuttavia vi sono batteri che per un adulto sono innocui ma per un bambino piccolo possono essere dannosi, per questo è opportuno evitare” risponde Claudio Profeti.
Fonte http://www.nostrofiglio.it/neonato/cura-e-salute/ciuccio/ciuccio-10-cose-da-sapere
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