Dentro di noi, all’interno del nostro DNA, noi donne abbiamo un insieme di capacità che ci permettono di far uscire dalla nostra pancia (normalmente senza nessun tipo di trauma) un bambino che abbiamo concepito e cresciuto per nove mesi: è un processo naturale e positivo, con un esito meraviglioso, quello di vedere il nostro bimbo». Questo si legge nel libro Mamme prêt-à-porter, scritto da Giulia Mandrino, autrice dell'omonimo blog.
«Il parto è un'esperienza molto potente – aggiunge l'ostetrica Paola Scavello del Centro Medico Santagostino di Milano – e il modo migliore per affrontarlo è quello di essere preparate e di essere in un ambiente propizio, intimo e rispettoso in questo momento così unico e delicato».
Luci soffuse e silenzio, ma soprattutto la possibilità di avere libertà di movimento. «Sono tutti elementi utili a sentire meno dolore. Sebbene non esistano posizioni antalgiche al 100%, le donne sanno naturalmente posizionarsi in modo da ridurre le forti sensazioni che sentono».
UNA DOTE NATURALE Partiamo da ciò che sarebbe meglio evitare: «La posizione supina, stese sul letto a pancia in su è quella meno indicata perché aumenta il dolore». Ma se la donna è lasciata libera di muoversi, «eseguirà autonomamente degli accorgimenti posturali che le consentiranno di affrontare con più tranquillità questo momento. Un po' come succede quando si hanno forti dolori da ciclo: ci si raccoglie naturalmente in posizione fetale per attenuare la sensazione di disagio».
L'importante è creare l'ambiente giusto per evitare costrizioni e dove magari siano presenti un tappetino a terra, una poltrona reclinabile, una palla e, soprattutto, dei punti di appoggio, come ad esempio una sedia.
LE POSIZIONI ANTALGICHE La cosa che aiuta di più le donne a sentire meno dolore è quella di camminare lentamente e di muovere il bacino: «Proprio come se stessero danzando. Nella contrazione, però, hanno bisogno di un appoggio: il muro, le spalle del compagno, una poltrona».
La flessione in avanti del busto aiuta moltissimo ad alleviare la sofferenza: «La posizione in piedi e inclinata un po’ in avanti è quella che facilita maggiormente il lavoro dell’utero. In generale la posizione che vi dà maggiormente sollievo è quella più adatta voi in quel momento. Potete e dovete cambiare posizione e muovervi durante il travaglio: faciliterà il lavoro dell’utero» prosegue Giulia Mandrino nel suo libro. Questo anche perché il dolore si sposta e cambia: ecco perché è importante potersi muovere per assecondarlo e rispondere alle sue trasformazioni.
Man mano che il tempo passa, però, le gambe si stancano. Ecco perché, a un certo punto, le donne hanno bisogno di continuare il travaglio da sedute o sul letto. «Una buona posizione può essere quella di mettersi a cavalcioni della sedia, appoggiate con il busto allo schienale, in modo da avere le gambe sostenute; spesso poi le future mamme si mettono sdraiate su un fianco, alzando una gamba; oppure semi-carponi appoggiate alla sponda di un letto o al divano, inclinate in avanti» riprende l'ostetrica Paola Scavello.
La flessione in avanti del busto aiuta moltissimo ad alleviare la sofferenza: «La posizione in piedi e inclinata un po’ in avanti è quella che facilita maggiormente il lavoro dell’utero. In generale la posizione che vi dà maggiormente sollievo è quella più adatta voi in quel momento. Potete e dovete cambiare posizione e muovervi durante il travaglio: faciliterà il lavoro dell’utero» prosegue Giulia Mandrino nel suo libro. Questo anche perché il dolore si sposta e cambia: ecco perché è importante potersi muovere per assecondarlo e rispondere alle sue trasformazioni.
Man mano che il tempo passa, però, le gambe si stancano. Ecco perché, a un certo punto, le donne hanno bisogno di continuare il travaglio da sedute o sul letto. «Una buona posizione può essere quella di mettersi a cavalcioni della sedia, appoggiate con il busto allo schienale, in modo da avere le gambe sostenute; spesso poi le future mamme si mettono sdraiate su un fianco, alzando una gamba; oppure semi-carponi appoggiate alla sponda di un letto o al divano, inclinate in avanti» riprende l'ostetrica Paola Scavello.
In ospedale è difficile che siano a disposizione, ma in realtà sono molto utili degli “appendimenti”: «Soprattutto verso la fine del parto, la donna sarà facilitata nelle spinte se può attaccarsi a una corda o a un telo robusto con le braccia, sia da sedute sia in piedi. In quest'ultimo caso, il bacino sarà completamente libero, adattandosi alla pressione del bambino che dovrà attraversarlo, e anche le gambe potranno cedere un po'. Le braccia appese, infine, favoriscono la respirazione più adatta alla fase finale: facendo sollevare il diaframma respiratorio, lasciano risalire di riflesso anche il pavimento pelvico e questo dà più spazio al passaggio del bambino».
Detto questo, è bene ricordare che «ci possono essere situazioni particolari, come ad esempio difficoltà nella discesa della testa del bimbo o episodi di “sofferenza fetale” che spesso possono essere risolti assumendo determinate posizioni suggerite dall’ostetrica. In tal caso, anche se risulteranno poco comode, o se ci daranno meno sollievo durante le contrazioni, noi le assumeremo, tenendo presente che sarà utile al nostro bimbo e ad assicurarci un travaglio senza rischi per nessuno» si legge su Mamme prêt-à-porter.
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