L’età gioca un ruolo importante la capacità riproduttiva di una donna. Infatti già dai 30 anni inizia il declino della fertilità, che dopo i 40 anni risulta drastico. Il motivo principale di questo declino è la riduzione del numero di ovociti, che è determinato fin dalla nascita ed è destinato a diminuire con la progressione dei cicli mestruali. Inoltre l’età provoca anche una riduzione del numero delle cellule sessuali, che con il passare del tempo sono sempre più soggette ad alterazioni del patrimonio genetico.
Nell’uomo invece le cellule germinali, ovvero gli spermatozoi, vengono prodotte in continuazione a partire dalla pubertà. Il processo di formazione è chiamato spermatogenesi e dura circa 70 giorni, quindi ogni 3 mesi vengono prodotti nuovi spermatozoi. Per questo motivo il ciclo fertile dell’uomo non ha una conclusione come quello della donna, poiché è in grado di produrre spermatozoi anche in età avanzata.
Un team di ricercatori brasiliani (Ferreira et al., 2009) ha pubblicato sulla rivista Fertility and Sterility un articolo riguardante l’effetto dell’età paterna sul successo della ICSI. Lo studio ha coinvolto numerose coppie, composte sia da pazienti normospermici che oligospermici (cioè con un numero ridotto di spermatozoi). Il risultato è stato interessante poiché ha mostrato che in pazienti oligospermici l’età influenza il tasso d’impianto e la gravidanza, mentre nei pazienti normospermici l’età non sembra influire sul successo della ICSI. Sembrerebbe che le probabilità di gravidanza diminuiscano del 5% per ogni anno di età dell’uomo, ma solo se quest’ultimo soffre di oligospermia.
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