sabato 31 agosto 2019

Come andrologo e ginecologo devono interagire correttamente nelle infertilità di coppia.

        Con la legge 40/2004 si è aperto in Italia un nuovo scenario per l’andrologo che entra “per legge” nei Centri di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) come figura chiave nella diagnosi e nelle decisioni terapeutiche riguardanti il maschio infertile.

        Dopo decenni di vuoto legislativo, l’introduzione della tanto discussa e discutibile legge 40, pur nella sua sostanziale ingenuità espositiva, ha posto in positivo sul campo diagnostico e terapeutico alcuni temi interessanti ponendo l’accento su alcuni aspetti che riguardano l‘accesso alle tecniche di riproduzione assistita di secondo e terzo livello e sulle relative certificazioni permettendo di fatto alla coppia, con problemi a riprodursi, di avere a loro disposizione in un Centro qualificato ed aggiornato due figure fondamentali per risolvere il loro problema riproduttivo e cioè l’andrologo ed il ginecologo.
Embrione a quattro cellule

        A questa visione ideale e “legale” del problema si contrappone la situazione reale ed attuale che è invece caratterizzata da questi punti:

        Molta “scienza di base” con poche novità cliniche
        Il primo medico che prende in carico il maschio infertile è spesso un ginecologo
Il secondo consulente è spesso un urologo con scarsa “passione” andrologica e poche competenze cliniche specifiche acquisite.

        Situazioni cliniche andrologiche comuni da affrontare in modo mirato
        Dobbiamo sempre ricordare che l’infertilità nell’uomo è un settore importante della medicina moderna che deve essere valutato da un andrologo o da un urologo con chiare competenze in patologia della riproduzione umana.
        Un esempio soltanto è da ricordare: negli uomini infertili vi è una percentuale di rischio di tumore testicolare 20 volte maggiore rispetto ad un uomo fertile (Goldstein M J Urol Nov 2005).

        Ancora altre situazioni cliniche, spesso sottovalutate, sono quelle scatenate da infiammazioni che riguardano le vie seminali maschili e che facilmente danno dispermie importanti e che se ben diagnosticate e trattate spesso portano a risultati brillanti e significativi senza ricorrere subito ad una tecnica di riproduzione assistita di secondo o terzo livello (Fivet , ICSI).

        Un altro punto importante che considera la legge 40 è il recupero di spermatozoi dal testicolo in pazienti con azoospermia, cioè uomini senza spermatozoi nel loro liquido seminale, che è demandato sempre e solo ad un andrologo o ad un urologico con chiare competenze andrologiche.

Ruolo specifico dell'andrologo in un Centro di PMA
        In sintesi il ruolo dell’andrologo in un Centro di PMA è quello di interpretare per bene ed in modo critico i test di laboratorio che si hanno a disposizione; pretendere per questo sempre il rispetto degli standard internazionali accettati ed effettuare sempre un attenta valutazione andrologica diretta che eviti una diagnosi imprecisa e quindi l’indicazione a trattamenti non mirati.

Ecografia 3D a nove mesi        Questo significa da parte del ginecologo del Centro la necessità di confrontarsi sempre con la figura del andrologo , la sua chiamata in causa in tutte le situazioni di infertilità di coppia è d’obbligo, soprattutto se è presente un “fattore maschile”. Poi è importante anche la discussione ed il confronto finale con la figura del biologo e dell’embriologo del Centro in cui si lavora.

Ecografia 3D a nove mesi
        Deve essere chiaro per il ginecologo e l’andrologo che la complessità delle scelte cliniche diagnostiche e terapeutiche deve essere condivisa .
        Decidere cosa fare, spesso alla fine di un lungo percorso, diventa per il clinico, per i medici interessati e la coppia infertile l’aspetto cruciale di tutta la loro complessa “vicenda sanitaria” mirata ad ottenere un bimbo in braccio

Fonte https://www.medicitalia.it/minforma/andrologia/201-come-andrologo-e-ginecologo-devono-interagire-correttamente-nelle-infertilita-di-coppia.html

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