Una donna inizia già durante il periodo della gravidanza ad avere fantasie su come sarà il bambino una volta nato, su quali saranno le sue sembianze e il suo carattere e sul tipo di relazione che lei stessa instaurerà con lui in qualità di madre.
In questa attività immaginativa sono coinvolte emozioni di tutti i tipi e colori, essendo la relazione madre – bambino vissuta come se fosse vera.
Ne consegue che la donna si trova a vivere un’esperienza di lutto effettivo quando sopraggiunge la morte del feto, a prescindere dall’età di quest’ultimo al momento della perdita.
Dal punto di vista psicologico si assiste nella donna all’alternarsi di stati di malessere di diversa natura, come quelli generati dalla rabbia, dal senso di colpa o dalla disperazione.
Queste reazioni emotive sono da considerarsi normali nel vissuto di cordoglio, seppure, nel caso descritto, hanno l’aggravante rappresentato dal fatto che la perdita avviene in maniera imprevista e che non è percepita essere “naturale” come accade, per fare un esempio, quando muore un genitore anziano.
Dal punto di vista relazionale è importante per la donna ricevere un sostegno emotivo da parte dei cari, dai quali ha bisogno essenzialmente di essere ascoltata, senza sentirsi giudicata, risultando indispensabile anche ricevere un aiuto pratico nello svolgimento delle faccende domestiche quotidiane.
Con il tempo, mediamente dopo un anno, il dolore si mitigherà, seppure può non scomparire del tutto e la donna potrà tornare a pensare a nuovi progetti di vita.
Dopo tale periodo, se invece le reazioni emotive saranno ancora forti e ingestibili, sarà necessario la consulenza di un esperto che accerti di essere in presenza di un “lutto bloccato” e che aiuti la cliente a tornare a ristabilire uno stato di equilibrio e di benessere.
In questa attività immaginativa sono coinvolte emozioni di tutti i tipi e colori, essendo la relazione madre – bambino vissuta come se fosse vera.
Ne consegue che la donna si trova a vivere un’esperienza di lutto effettivo quando sopraggiunge la morte del feto, a prescindere dall’età di quest’ultimo al momento della perdita.
Dal punto di vista psicologico si assiste nella donna all’alternarsi di stati di malessere di diversa natura, come quelli generati dalla rabbia, dal senso di colpa o dalla disperazione.
Queste reazioni emotive sono da considerarsi normali nel vissuto di cordoglio, seppure, nel caso descritto, hanno l’aggravante rappresentato dal fatto che la perdita avviene in maniera imprevista e che non è percepita essere “naturale” come accade, per fare un esempio, quando muore un genitore anziano.
Dal punto di vista relazionale è importante per la donna ricevere un sostegno emotivo da parte dei cari, dai quali ha bisogno essenzialmente di essere ascoltata, senza sentirsi giudicata, risultando indispensabile anche ricevere un aiuto pratico nello svolgimento delle faccende domestiche quotidiane.
Con il tempo, mediamente dopo un anno, il dolore si mitigherà, seppure può non scomparire del tutto e la donna potrà tornare a pensare a nuovi progetti di vita.
Dopo tale periodo, se invece le reazioni emotive saranno ancora forti e ingestibili, sarà necessario la consulenza di un esperto che accerti di essere in presenza di un “lutto bloccato” e che aiuti la cliente a tornare a ristabilire uno stato di equilibrio e di benessere.
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